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Stallo o Stalla?

Tra le fatiche di Ercole, intese per lo più ad accoppare mostri e mostriciattoli di varia “umanità”, la più salubre e purgativa fu quella in cui si prodigò a nettare le stalle di un tale Augia. Il mito non specifica il carattere psicologico di costui, né se gli strati su strati di stallatico che rimpinzavano i suoi locali fossero dovuti ad un’incuria congenita o ad eccessiva dovizia di capitale bovino.
Propendendo la logica mitica per quest’ultima possibilità, deve sottintendersi col senno di poi un contratto stagionale o un part-time verticale stipulato fra Ercolino ed Augia, tenendo per ferma certezza l’impossibilità non risolta di contenere nel futuro lo stimolo fecale di 3000 buoi.
Rimanendo nel cuore della metafora, non certo astrusa quando deriva dalla coniugazione fra sterco e politica, quanto stallatico potrà caricare su di sé un modesto Carroccio e quanto potrà attrarne la remota gravità di cinque stelle? Sarebbe in ogni caso necessario ingaggiare un lavoro pluridecennale.
Mi pare che attualmente la questione ruoti essenzialmente sul tentativo strategico fino a un certo punto di prendere del tempo. Mattarella pare scongiurare il ripiego casistico di un mandato come il suo che nei suoi poteri costituzionali è quanto di più fantasioso e di più vuotamente e istituzionalmente simbolico possa esistere, così, lungi da un scelta forzata che potrebbe essere tacciata o interpretata come smascheramento politico individuale, invia la presidente del senato ad “esplorare” le rispettive intenzioni. A parte l’effetto placebo, si comprende subito che tale scelta non potrà mai concretamente scuotere un organismo malato di stasi.
Arroccato nella propria posizione ciascuno si limita a sciorinare uno sconsiderato “fate voi”.
Bisogna avere pazienza ragazzi, diceva Alba De Céspedes; anzi bisogna affrettarsi perché l’abbiamo già fin sulle ciglia…