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Non ciò che divide ma ciò che unisce

FOTO LAMEZIA TERME(r.b.) Abbiamo chiesto a don Antonio Marghella di scrivere qualcosa sulla città di Lamezia. Rivolta a un sacerdote, una richiesta del genere potrebbe apparire quanto meno inusuale. Così, però, non è. Perché don Antonio è memoria storica cittadina, diretto testimone dell’entusiasmo che, nei primi anni sessanta, sollevò la proposta di unificare i tre comuni che, nel 1968, avrebbero dato origine a Lamezia Terme.
Purtroppo, sin dall’origine, il cammino della nuova città è stato costellato da speranze frantumate, sogni rimasti tali, delusioni, compromessi  e tradimenti, raggiri e furberie.  Che non sembrano mai finire.

«Salvami, Signore! non c’è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo,
si dicono menzogne l’ un l’altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio…
… Mentre gli empi  si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.»
(dal  Salmo 12)

Il grande Papa Giovanni XXIII ci ha insegnato che per fare bene bisogna cercare negli altri non quello che divide, ma quello che unisce.
Per la vera rinascita di Lamezia occorrerebbe avere unità e spirito di sincera collaborazione, mettendo da parte le proprie vedute e i propri interessi ed essere disposti a dialogare con fiducia e rispetto per gli altri.
Tanti si sentono capaci e disposti a reggere le sorti della città, alcuni in mala fede, altri, che forse ingenuamente e con generoso entusiasmo intendono lanciarsi alla conquista del potere, non hanno chiara l’idea che la nostra città non ha bisogno di comandanti, ma di servi; si perché dirigere una comunità significa mettere veramente la propria vita, il proprio tempo, le proprie capacità all’ascolto e al servizio di tutti, specie dei più deboli e di quanti sono emarginati.
Un grandioso esempio ce lo sta dando Papa Francesco, e per questo la gente lo segue e lo ama. Un sindaco non appartiene più a se stesso, ma deve essere disposto a donare tutto se stesso per gli altri, in tutti i momenti della sua vita; deve saper conquistare  i cuori di tutti con sincerità e umiltà.
A Lamezia occorre dare un svolta decisiva per cambiare la mentalità gretta e diffidente, più portata alle critiche e alle divisioni, ma molto scarsa alla collaborazione; una città come Lamezia avrebbe bisogno di unità sincera e costruttiva, usando e cercando strumenti adatti per comunicare con i cittadini, per educare alla cultura, al rispetto, alla creatività, alla laboriosità (come era la passione del glorioso artigianato del passato) e alla ricerca del benessere comune; il protagonismo, al contrario, crea divisioni e sconforto portando, forse, frutti isolati e scadenti. Purtroppo anche in tante famiglie esistono divisioni per interessi personali: quanti esempi conosciamo di personaggi che si sono sacrificati nel lavoro per assicurare un avvenire sicuro ai propri figli, ma poi, alla morte del genitore, i figli hanno dilapidato il patrimonio, producendo liti e inimicizie tra fratelli.
L’ unificazione dei tre comuni era un magnifico sogno che avrebbe dovuto portare benessere per una comunità più grande e piena di prospettive, capace di essere il vero centro operativo della Calabria, ma purtroppo il sogno è svanito lasciando  divisioni, malcontento e sfiducia.
Fa rabbia vedere tanti piccoli paesi del circondario progrediti nel decoro, nella pulizia, nel sentirsi responsabili, positivamente orgogliosi della loro appartenenza, mentre la nostra città sembra  rassegnata, egoisticamente addormentata e le cose del patrimonio pubblico vengono considerate come cose di nessuno alla mercé dei malintenzionati che indisturbati possono degradare, disprezzare, rubare.
Bisogna svegliarsi e sperare in un avvenire migliore, ma la speranza non viene per natura come la primavera, è necessario costruirla giorno per giorno con sacrificio e collaborazione, coinvolgendo le buone intenzioni e il generoso e paziente lavoro di tutti, in modo tale che se i risultati sono buoni, il merito è di tutti, ma se non sono buoni, la colpa è di tutti.