Vai al contenuto

IL GOVERNO MELONI E IL PRINCIPIO DI REALTÀ
E’ un problema che ha inizio col pensiero filosofico greco, ha guidato le società dell’ occidente greco – romano e poi cristiano. Ma alla fine tutto ha sempre dovuto fare i conti con il pensiero dei greci. La durata del governo si gioca sulla capacità della Meloni di tenere ben presente il principio di realtà.

Il ‘principio di realtà’ è un problema che si incontra già all’inizio del pensiero filosofico greco, il che equivale a dire all’inizio della civiltà occidentale, perché tutto ciò che storicamente ha guidato le società dell’Occidente greco-romano, e poi cristiano, ha dovuto fare i conti con il pensiero dei greci.
Già nel V sec. a.C. il filosofo italico Parmenide sosteneva che l’Essere (il reale da un punto di vista razionale) è immobile, indiviso, eterno. Al contrario il filosofo ionico Eraclito (VI-V sec.) diceva che l’Essere, come l’esperienza sensibile ce lo mostra, è composto di enti separati, in perenne movimento, soggetti a cambiamento nel tempo: pànta rèi.
La filosofia fino al XIX sec. ha seguito sostanzialmente Platone che sosteneva che sì, c’è una realtà che apparentemente cambia come diceva Eraclito, ma la realtà vera non è quella che i sensi ci mostrano, ma quella che si trova in cielo, dove sono le idee immutabili e perfette dell’essere, di cui gli enti di questo nostro mondo sono copia imperfetta. Il Cristianesimo è stato ed è sostanzialmente platonico.
Questa premessa, spero non troppo fastidiosa, è stata necessaria per chiarire il mio pensiero sulle ultime elezioni politiche.
Il voto popolare ha sancito in maniera inequivocabile la vittoria della destra rappresentata da Fratelli d’Italia, guidata da Giorgia Meloni. E’ vero che della sua maggioranza fanno parte Forza Italia di Berlusconi e la Lega di Salvini, ma questi due partiti rappresentano ciascuno meno della metà dei voti ottenuti da Fratelli d’Italia.
Se consideriamo le percentuali di tali partiti prima delle elezioni, è facile notare che sia la Lega che Forza Italia hanno perso voti a favore dell’alleato di destra.

Possiamo, a posteriori, considerare che la Meloni è stata favorita dalla sua coerenza nel restare all’opposizione;

  • che indubbiamente il centro-destra è stato avvantaggiato dal meccanismo della legge elettorale che premia le alleanze;

  • che la sinistra non ha voluto cambiare la legge elettorale quando poteva;

  • che ha rifiutato le alleanze con Calenda e Renzi e con i 5Stelle;

  • che, facendo parte del governo Conte 2 e poi del governo Draghi, ha dato l’impressione di non avere una linea politica chiara;

  • che, accettando l’alleanza con la Sinistra estrema, ha dato l’impressione di spostarsi su posizioni poco moderate.

Il fatto incontestabile è che il destra-centro della Meloni ha vinto le elezioni e che, inevitabilmente, il Presidente della Repubblica ha incaricato l’on. Giorgia Meloni di formare il nuovo governo.

E qui cominciano i problemi: governare vuol dire prendere decisioni, formulare leggi, scegliere posizioni in politica estera, in politica interna, nell’economia, nella sanità ecc.
Chi è all’opposizione può infischiarsene del “principio di realtà”, chi governa deve tener conto delle conseguenze delle proprie scelte sulla nazione e sulle alleanze e Comunità di cui fa parte, in cui le decisioni vanno concordate e votate.
Per tali motivi la Presidente del Consiglio, dopo le promesse della campagna elettorale, ha dovuto precisare la posizione del governo in merito alla appartenenza alla NATO e alla UE: per la prima non è stata mai ambigua, ma le ambiguità nelle parole e nei comportamenti sono presenti nei due partiti alleati.
Se riguardo alla Unione Europea ha avuto parole dure nei confronti dei governi precedenti, è ora toccato a lei presentarsi col cappello in mano, attendendo mezz’ora che si presentasse al tavolo la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
In politica vale il “principio di realtà”, cioè il rapporto di forze, e l’Italia ha bisogno del sostegno europeo perché l’inflazione è cresciuta anche da noi, i soldi del PNRR sono necessari a finanziare progetti fondamentali per l’ammodernamento del Paese, a dare l’aiuto necessario alle fasce più deboli, a limitare i maggiori costi del caro-energia per le imprese, a sostenere la produzione per favorire la crescita dell’occupazione e mitigare la recessione.

Sono le conseguenze del nuovo quadro politico globale prodotto dalla guerra in Ucraina, che hanno comportato:

  • le limitazioni negli scambi commerciali internazionali;

  • la carenza di materie prime necessarie alla produzione;

  • la ridefinizione delle catene d’approvvigionamento del gas e del petrolio;

  • il ritorno dell’inflazione alta in USA e in Europa con il conseguente aumento del costo del danaro deciso dalla Fed e dalla Bce, e l’inevitabile perdita di valore di stipendi e pensioni.

Se il paventato ritorno del fascismo è poco credibile, se alcuni provvedimenti presi dal governo nell’immediato sul contante e sul divieto dei rave-party sono discutibili e appaiono come bandierine per accontentare una parte degli elettori della coalizione di destra, a me sembra che la durata del governo si giochi soprattutto sulla capacità della Presidente Meloni di tenere a bada le varie componenti del suo governo e di tenere ben presente il principio di realtà.