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CARI STUDENTI IL FASCISMO IN ITALIA NON È NATO CON LE GRANDI ADUNATE
E’ una gran verità espressa da una preside coraggiosa di Firenze non condivisa però dal ministro dell'istruzione Valditara che invece la ritiene una iniziativa politica e strumentale tanto da fargli pensare, se l'atteggiamento dovesse persistere, di prendere misure.

Cari studenti, in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti […]. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Questi i punti salienti della lettera aperta di una Preside coraggiosa di Firenze che, di fronte alla violenza di alcuni studenti di destra contro altri studenti di sinistra, ha ribadito ciò che un docente ha il dovere professionale di dire: la violenza va sempre condannata da qualunque parta venga e l’indifferenza dei molti è stata la causa dell’affermarsi di regimi autoritari per i quali la priorità è promuovere il pensiero unico: il pensiero di chi è al potere.

Sta succedendo in Iran con il regime religioso e integralista degli ayatollah, sta succedendo in Russia dove la guerra contro l’Ucraina, pena l’arresto, deve essere definita come ‘Operazione militare speciale‘, sta succedendo in tutti gli Stati del mondo dove la libertà di parola, di stampa, di insegnamento è impedita da governi autoritari al potere.

Ho insegnato nei Licei negli anni ’70 quando gli scontri tra alunni di destra e di sinistra erano continui, anche tra alunni delle mie classi; quando tra docenti della stessa classe avevamo idee diverse e suscitavamo simpatie diverse tra gli alunni. Ma mai il potere politico ha messo in discussione la libertà dei docenti di proporre visioni diverse della storia e della politica, cosa che costituisce anzi un arricchimento per giovani in fase di formazione.

Fin qui i fatti: c’è stato uno scontro tra studenti come spesso è accaduto. I problemi politici sorgono invece quando il ministro dell’Istruzione Valditara dichiara:

È una lettera del tutto impropria mi è dispiaciuto leggerla, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prenderemisure.

Sono proprio le minacce del Ministro che mi fanno pensare al fastidio del potere di fronte al richiamo della Preside ai principi della Carta costituzionale, come ha fatto autorevolmente anche il Presidente della Repubblica Italiana.

Hanno ragione coloro che affermano che il ritorno del Fascismo è impossibile. Non ci sono più le condizioni storiche che ne consentirono l’affermazione in Italia e in tanti altri Paesi del mondo. Queste condizioni si verificarono nei primi anni del Novecento, quando ci fu l’affermazione dei partiti di massa: il Partito Socialista prima e, dopo il Patto Gentiloni (1913) che superava il divieto per i cattolici di partecipare alla vita politica dello Stato italiano, il Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo del 1919. Per le elezioni del 1913 il suffragio universale maschile allargò notevolmente la base elettorale.

La società di massa, con il sostegno dei partiti popolari, con le rappresentanze sindacali, con la diffusione di riviste e giornali, scardinava così la visione elitaria della borghesia risorgimentale ottocentesca e della sua rappresentanza in Parlamento. Negli anni iniziali del Novecento il cambiamento si manifestò col dannunzianesimo, con la rivoluzione dei futuristi, con i tumulti sindacali che Giolitti abilmente riuscì a controllare.

Ma, alla fine della grande guerra, i problemi sociali ed economici esplosero per i mutati equilibri dell’assetto europeo e per le difficoltà economiche del dopo guerra:

  • Erano scomparsi i grandi Imperi ottocenteschi: l’Austria-Ungheria, l’Impero tedesco, l’Impero turco, e soprattutto l’Impero della Russia, dove la Rivoluzione leninista del 1917 sancì il trionfo del comunismo sovietico con l’abolizione violenta di ogni forma di proprietà privata.

  • In Italia si verificarono rivolte operaie a Torino e in altre città; si tentarono occupazioni delle terre, provocando la reazione delle classi borghesi industriali del nord e della borghesia dei proprietari terrieri grandi e piccoli per il timore di un avvento del comunismo come si era verificato in Russia; in conseguenza della scissione del Partito Socialista nel congresso di Livorno del 1921, nacque il Partito Comunista Italiano;

  • Buona parte della cultura borghese e liberale era in preda al timore: da Giolitti che aveva per venti anni condizionato la politica italiana al liberale Benedetto Croce.

  • Fu proprio un ex-socialista, Benito Mussolini, che riuscì a interpretare meglio di tutti la direzione in cui spirava il vento politico di quegli anni. Egli, sfruttando la violenza dei gruppi fascisti che imperversavano soprattutto nel centro-nord con la tacita acquiescenza delle forze di governo e di polizia, intimidendo e azzerando la protesta socialista e comunista, costituì nel 1921 il Partito Nazionale Fascista (lo stesso anno in cui veniva fondato il PCI) proponendosi come colui che era in grado di difendere la proprietà privata e di mantenere l’ordine.

  • Nel 1922, dopo il Congresso di Napoli e la decisione di una marcia su Roma che ricalcava il modello della recente marcia su Fiume dei Legionari di Gabriele D’Annunzio, e con la sostanziale complicità del Re Vittorio Emanuele III, che non dichiarò lo stato d’assedio della Capitale, fu affidato a Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo. Iniziava l’Era fascista.

Sappiamo come sono andate poi le cose. I tempi erano questi, e non è un caso che regimi fascisti sorsero in Europa e in America. In Germania l’ascesa del Nazismo negli anni trenta fu anche la risposta del popolo tedesco alle umilianti condizioni di pace dettate alla Germania dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. Mi scuso coi lettori per la sinteticità che richiede un articolo, ma questi sono i risultati essenziali delle ricerche di tanti studiosi di storia italiani e stranieri.

Se è evidente che le condizioni storiche che portarono allora al Fascismo sono irripetibili, il richiamo della Preside al rispetto della libertà democratica e il ripudio dell’acquiescenza di fronte alla prevaricazione sono sacrosanti, perché se quel tipo di fascismo è irripetibile, i regimi autoritari sono sempre possibili, come la storia di oggi ci insegna.