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Il centrodestra manda in scena OK Corral LAMEZIA COME TOMBSTONE - Tattiche strategie doppi e tripli giochi

imagesCon le elezioni comunali che incombono Il direttore mi ha chiesto di parlare del centrodestra lametino, come se io fossi un esperto. Io veramente questo centrodestra ho rinunciato a capirlo tantissimi anni fa, forse perché non ci riuscivo, o forse sì e non mi piaceva, non lo so. Una cosa su tutte restava lontana dalla mia modesta portata: perché ogni volta che venivano le comunali i partiti della coalizione facevano sfracelli raccattando voti pure dove non ce n’erano e, invece, i candidati a sindaco facevano cilecca, ma cilecca alla grande?
Erano candidati deboli, mi dicevano, addirittura impresentabili. Altri, invece, con l’aria più sgamata mi dicevano che era colpa di Pino Galati che trastuliava con il nemico affinché nessuno gli facesse ombra. Tanto lui poi si metteva d’accordo con il vincitore. E questa era la teoria che si accreditava sempre dopo le elezioni ed alla quale aderivano di buon grado (e forse con buone ragioni) pure i malcapitati sconfitti.
Ma si può fare politica in queste condizioni? Tattiche e strategie, doppi e tripli giochi… gente che sostiene un candidato di giorno e uno di notte, una specie di risiko in scala locale dietro al quale diventare pazzi.
Il risultato è stato che così facendo (e anche peggio) il centrodestra in questi anni ha dato il peggio di sé  incattivendosi al suo interno con le conseguenze che abbiamo sotto  gli occhi. Non esiste un candidato del centrodestra che concorrerà a farsi eleggere sindaco di Lamezia.
Esiste Pasqualino Ruberto, esponente sì dello schieramento, ma che si candiderà senza alcun partito alle spalle. Ed esiste Paolo Mascaro, mai esponente del centrodestra, che si candiderà con l’appoggio dei partiti.
Poi c’è anche Chirumbolo, che ha dispetto dell’aplomb di “uomo in Lebole”, guida la più radicale delle coalizioni: Forza Nuova, Fiamma Tricolore e (almeno una parte di) Fratelli d’Italia.
E  quel che più conta non è la conquista del comune, quanto la sconfitta del rivale interno (per così dire), così non ci si pone il problema di strappare la città alla sinistra che l’ha governata come peggio non poteva per dieci anni, ma di superare anche d’un sol voto il concorrente di area, per ristabilire le distanze.
Se il centrosinistra ansima dietro alla ipotesi di inutili primarie per selezionare il suo candidato, il centrodestra inscena una specie di sfida all’O.K. Corral.
Ve lo ricordate il film? Raccontava una storia vera, e dietro lo scontro fra personaggi che erano al contempo uomini di legge e bari, c’era la contesa fra democratici e repubblicani per il controllo della città di Tombstone .
In questo clima il centrodestra andrà al voto, i segnali sono già evidenti perché se Mascaro e Ruberto fanno la loro parte e ostentano fair play, i peones al seguito non si contengono.
Intanto Ruberto è stato azzoppato dalla vicenda di Calabria Etica e dei suoi cento e cento contratti di lavoro emersa con sospetto tempismo grazie anche al supporto mediatico di un giornale calabrese non proprio e sempre trasparente nei suoi fini, vicenda che tra l’altro rischia di avere sviluppi giudiziari ancora “in tempo utile”.
Mascaro invece, dal canto suo, resta appeso al filo della continuità con il centrodestra ufficiale, che Pino Galati ha fatto di tutto per tessere  e che, in verità, lo stesso Mascaro ha fatto ben poco per tagliare, anzi ha tornito mettendosi sotto l’ombrello pure di un  Franco Talarico.
Gira la foto sui social della prima fila del Grandinetti il giorno della presentazione della candidatura di Paolo Mascaro: Galati, Talarico, Tallini, Santelli e quant’altro, a mettere evidentemente i piedi nel piatto di quella candidatura che non è riuscita a rimanere civica. Qualche assenza si nota, ma soprattutto non ci sono dietro lo stato maggiore i consueti capitani, tenenti e sottoposti in genere che sono sempre stati i fuochisti elettorali del centrodestra.
Qual è allora la chiave giusta per leggere questa fase della campagna elettorale?
Prendete Ruberto. Quando mai si è visto che l’utilizzo clientelare delle istituzioni che si governano ha fatto davvero scandalo in questa città e in questa regione? Ma che colpa è per uomini di mondo quali sono i calabresi  aver distribuito, sotto forma di rapporti di lavoro, centinaia di prebende sotto elezioni?  Siamo ai fondamentali della democrazia mafiosa, come la definiva Panfilo Gentile.
Quel che si può rimproverare al Pasqualino, invece, è di aver utilizzato quella opportunità per dare, con mano pesante, un doppio sonoro ceffone direttamente in viso a Galati e a Talarico alle scorse regionali, sostenendo un candidato di Vibo Valentia, nemmeno particolarmente illustre,  e superando in voti sia Mario Magno (come dire Galati), sia direttamente Talarico.
Se li guardate bene ancora portano i segni di quel ceffone, venuto tra l’altro nel momento di maggior appannamento della stella politica sia di Galati, la cui tradizionale assenza politica è ormai divenuta imbarazzante, sia di Franco Talarico per il quale l’esperienza regionale è stata letale.
Un atto di arroganza e di insubordinazione che Ruberto pagherà. L’esattore sarà Mascaro il quale ancora, ci sembra, fa fatica a comprendere a pieno il verso di come vanno le cose dalle nostre parti.
Intanto c’è chi va cercando idee, programmi e progetti per la città. Ma è come raccogliere i fiocchi di neve e a Lamezia non nevica mai, solo piove.20