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Dai “bravi” ai “toghi” lametini …ed all’ultimo dei quacquaraquà

Cari lettori, ci siamo lasciati dicendoci che un augurio di rinascita deve essere sincero e sentito. Il ricordo di tutt’altro che facili trascorsi, potrebbe urtare la suscettibilità degli ottimisti che hanno sguardo lungo e memoria corta. Per noi la memoria ha ancora un senso, quello di esserci maestra e scorta verso una concezione perfettibile dell’avvenire. Intraprendiamo, quindi, il cammino interrotto…

Ho avuto modo di leggere la relazione della commissione d’accesso che ha poi dato la stura al terzo  scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme per infiltrazione,  ingerenza e condizionamento  dell’attività politico – amministrativa da parte della criminalità organizzata.  Duecentoquaranta pagine che hanno messo a fuoco una situazione, degna della più sbrigliata fantasia di Camilleri e del suo commissario Montalbano. Essa, infatti, partendo dalle grandi inchieste antimafia  Perseo, Andromeda e Crisalide, prescindendo dall’accertamento di eventuali  responsabilità penali – a venire competenza questa della autorità giudiziaria –  pennella un affresco lametino dove trame ed ordito si fondono  in un tutt’uno tra interessi ‘ndranghetistici ed apparato politico e burocratico. E, su questo, non c’è niente da eccepire  da parte di chicchessia!
Rispetto agli scioglimenti precedenti è la prima volta che si viene a conoscenza di  tutte le motivazioni addotte dalla commissione d’accesso per chiedere al ministero competente il provvedimento preso. Forse mi sbaglio, però se ciò diventasse prassi consolidata, mi sentirei di condividerla e sostenerla perché ritengo giusto che i cittadini vengano a conoscenza dei collegamenti degli amministratori locali con la criminalità organizzata, i patti perversi e le cointeressenze intervenuti tra le parti, il do ut des ed il  voto di scambio o addirittura l’acquisto di consensi elettorali. Tutti elementi ricorrenti nella narrazione dei fatti lametini da parte della commissione d’accesso, non senza buttare uno sguardo all’ operato di  dirigenti e personale comunali.
Il quadro che vien fuori da questo grosso incidente di percorso vede coinvolti l’ex sindaco Paolo Mascaro, due assessori, dieci consiglieri ed alcuni dirigenti comunali. Al di la delle persone vengono messe in discussione, nella parte relativa agli aspetti gestionali, le procedure  “quasi mai conformi alla legge con evidente alterazione dei processi di governo”. Pertanto l’attività politica – amministrativa compromessa “favorisce un sistema di privilegi, favori e connivenze con le consorterie locali…ben superiore ad una semplice ipotesi di tentativo di infiltrazione”.
Ebbene non oso pensare a fronte delle articolate argomentazioni della commissione di accesso, suffragate da video ed intercettazioni (attività tecniche ambientali) che i componenti della stessa abbiano detto e sottoscritto una cosa per l’altra.  Prova ne sono i rinvii a giudizio pendenti su più di qualche ex consigliere. Ma al di là di quello che sarà l’iter giudiziario preoccupa non poco l’atteggiamento dell’ immaginario collettivo, che in evidente tourbillon cerebrale, fa una cosa sola di bravi, toghi e quaquaraquà. Evidentemente seguace, a seconda della bisogna ora di Fra Cristofaro ora di don Rodrigo!
Preoccupa, però ancor più il nostro Danilo, che pur scaraventato nella fossa dei leoni, giorno dopo giorno, tenta di rintuzzare le  “risultanze” della commissione d’accesso  ora  ricorrendo alla solerzia con la quale ha affrontato il problema dei beni confiscati alla mafia, ora adducendo l’efficienza della sua amministrazione nel pagare il debito pregresso, ora  magnificando perestrojka e glasnot nel processo di normalizzazione della vita politica cittadina.
Dimentica però il Mascaro sindaco che egli è sui carboni accesi in primis perché egli stesso, per considerevole periodo, è stato  in conflitto di interessi tra la carica rivestita e la sua professione, poi perché quasi la metà dei componenti il civico consesso lametino, di riffa o di raffa ha fatto ricorso al voto di scambio, per cui  le elezioni amministrative 2015, non riflettono, assolutamente no, l’intenzione  elettorale di buona  parte dei lametini.
Questo è il dato inconfutabile che vien fuori dalla relazione prefettizia, suffragata dalle indagini della commissione d’accesso,  foriera di  “sviluppi” ulteriori da parte della magistratura ordinaria.
Sarebbe il caso, pertanto, di leccarsi le ferite e di  prender coscienza che abbaiare alla luna non porta da nessuna parte, che addurre pretesti e giustificazioni non serve a niente e che l’ elettorato attivo  prenda  atto che il do ut des  ubbidisce solo alla logica dei mittinculi ( i pochi) e dei piglinculi ( i tanti).
Basta, quindi, discutere, pontificare sul sesso degli angeli, litigare, scrivere volumi a quattro mani, inscenare fiaccolate e passerelle, perpetuare festival dei libri sulle mafie delle cui giacenze nulla si sa.
Forse la cosa migliore potrebbe essere che il buon Gaetano Savatteri, organizzatore dell’annuale Festival di Trame, invitasse il prefetto di Catanzaro, dott.sa Latella, il giudice Gratteri responsabile della DDA, e intrattenesse i lametini sull’espressione del voto, sulla consapevolezza dell’atto e sulle logiche alle quali dovrebbe ubbidire una democrazia degna di tal nome non solo per ricordare il passato, ma per sognare il futuro che è già quasi arrivato, egli scrive.
Belle parole, trite e ritrite, pronunciate dimenticando che ormai il fair play è come la ribollita, una minestra indicata non per tutte le stagioni.
Forse, forse ha ragione Ernesto Galli della Loggia quando sostiene che per salvare il Sud serve lo stato d’assedio per cambiare una buona volta – e radicalmente – un po’ di cose in questo Paese.
Il tutto sotto la sapiente guida del generale Minniti con il procuratore Gratteri alla testa del suo Stato Maggiore.
Alla sua ricetta, che prevede dalla sospensione d’autorità dei sindaci incapaci fino alla gestione delle gare  d’appalto alle prefetture, aggiungerei solo un particolare: un parlamento che legiferasse secondo la bisogna e non mortificasse, stravolgendole per meglio tutelarsi, quelle leggi finalizzate a contrastare il  voto di scambio,  legge Lazzati docet !