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Non brillano le stelle su Platì Stato vs Platì: KO delle istituzioni

PlatìLe stelle di Cronin stanno a guardare: ieri scrutavano quanto avveniva nella fittizia e immaginaria Sleescale, oggi vigilano su Platì, uno dei vertici – con San Luca ed Africo – del triangolo mafioso più noto che possa esistere in terra calabra.
La cittadella mineraria dello scrittore inglese somiglia per molti versi a Platì: li accomuna il fatto che le stelle sono sempre quelle che ieri assistettero alle soverchierie, alle angherie sopportate da quella piccola comunità del Galles e che oggi guardano, stupite, a quanto avviene in Platì, dove quattro cialtroni, per prepotenza e tracotanza, per loschi interessi ma anche per connivenza e collusione con i poteri forti, per l’assenza dello Stato, spadroneggiano ed impongono il loro credo, mettendo alla gogna una popolazione di circa duemila anime che vorrebbe vivere serenamente la sua vita sotto la luce di quelle stelle, testimoni invece, oggi come ieri, delle brutture delle quali sa rendersi protagonista l’uomo non più sapiens.
Cronin mise la parola fine al suo romanzo consacrando il notevole cambiamento dei suoi protagonisti, divenuti liberi dopo anni di soprusi e mortificazioni.
In tutta sincerità, io non so se gli oppressi di oggi sono destinati all’inferno o al paradiso, né tanto meno ho la convinzione e la fiducia che un fenomeno catartico possa aver luogo per effetto di parate, slogan gridati nelle piazze e professati dai cattedratici dell’antimafia, per poi finire, come sempre, in tacite dichiarazioni di resa e conseguente, palese celebrazione dell’antistato.
Le stelle sono sempre là, nel firmamento: beffarde sorridono dei tentennamenti, delle piccolezze, degli accomodamenti e dei compromessi degli umani; piangono lacrime amare perché il paese aspromontano non ha mai avuto la speranza di un futuro, né di un presente diverso da un passato segnato dalle famiglie mafiose, da  sequestri di persona, da loschi traffici di cocaina e quant’altro.
Nel paese aspromontano, la cui popolazione va sempre più assottigliandosi per via di una migrazione senza uguale, sono rimasti solo anziani e ragazzi che, raggiunta la maggiore età, fuggiranno via cercando di cancellare dalla memoria la parentesi di vita platiese sopportata, non vissuta.
Strade e case parlano di uno stato di abbandono e di una supina accettazione del “non essere”, o meglio della piena coscienza di essere niente più niente meno che un mero codice fiscale. Che questo sia territorio italiano lo ricordano solo la caserma dei carabinieri e la foto del presidente della Repubblica in un disadorno ufficio destinato ad ospitare il sindaco e forse, se il postino le recapita, le bollette di Equitalia.
Di sindaci Platì, a dire il vero, ne ha visti pochini da quando trent’anni fa la ‘ndrangheta uccise Demaio; da allora è stato un continuo scioglimento del consiglio comunale ed un grande andirivieni di commissari prefettizi fino ad aprile 2011, quando fu eletto sindaco Michele Strangio con il solo voto del 38% degli aventi diritto. La gioia ebbe poca durata: dopo soli 200 giorni il neo sindaco gettò la spugna. Ricominciò così l’amministrazione straordinaria del comune, ancora oggi affidata al commissario prefettizio, dott. Luca Rotondi. Il Ministero degli Interni, quindi, dispose che a Platì si sarebbe andati al voto il 6 maggio del 2012. In previsione delle elezioni il giudice Romano De Grazia, ex presidente emerito di Cassazione, fondatore del Centro Studi Lazzati nonché autore e promotore della legge di Stato nr. 175, cd. Legge Lazzati, dopo incontri e contatti con cittadini e studenti platiesi, d’accordo con il sindacato di Polizia, si propose candidato sindaco del centro aspromontano proponendo un entourage – studenti e poliziotti pensionati – con il certificato di pulizia in tasca.
La favola Platì, la triste favola di quella comunità, sembrava aver avuto l’epilogo al quale, sicuramente, agognava. Ma non fu nemmeno l’alba che il sogno svani: il  22 marzo 2012 il consiglio dei ministri ci ripensò ed approvò il decreto di proroga della gestione commissariale, rinviando l’appuntamento elettorale platiese e bloccando così un processo democratico già positivamente avviato ed accettato dalla popolazione della cittadella aspromontana.
Platì, quindi, è stata inclusa nel novero dei 55 comuni calabresi che dovranno eleggere il proprio consiglio comunale il 31 maggio prossimo; nessun partito, però, ha presentato la sua lista, nessun cittadino si è fatto avanti per proporsi come sindaco!
A tempi ormai abbondantemente scaduti, i pdieddini, che alle elezioni regionali hanno mietuto consensi a iosa in quelle zone, hanno dimenticato non solo Platì, ma tutta una parte del territorio calabrese, guarda caso quella dove l’antistato la fa da padrone. Infatti Il segretario regionale Magorno ed i suoi collaboratori, che al mattino evidentemente fanno colazione con democrazia spalmata su fette biscottate, hanno sottovalutato quanto cova e serpeggia nel “triangolo aspromontano”.
Suona, pertanto, come una beffa il fatto che, a termini scaduti, ci si ricordi di Platì e che per recuperare si riprometta – l’allegra brigata – di festeggiare la Repubblica, il 2 giugno prossimo, nel centro aspromontano che dell’Italia forse ha sentito parlare solo al tempo di Garibaldi.
Intanto con cipiglio salottiero e pantofolaio ci si prepara ad allestire, per la prossima tornata elettorale, una lista che annovererà, per lo meno in premessa,  tutti i big della nomenclatura calabrese pieddina.
Mi piacciono le idee di Magorno perché, pur essendo esse di un’ovvietà disarmante, nessuno ha mai pensato che bastasse inviare i suoi colonnelli – mi raccomando che non manchi Soriero – per mettere all’angolo quei quattro cialtroni che un giorno o l’altro proclameranno  la Repubblica Aspromontana.
Se mal non ricordo, agli inizi degli anni ’90 i democristiani reggini presentarono a Platì una loro lista: non piovvero consensi e plausi, anzi essi tornarono nella città della fata morgana con le pive nel sacco e, penso, con una lezione dura da digerire.
E il giudice De Grazia che fine ha fatto? Si presenta il 31 maggio p.v., insieme alla dott.sa Maddalena del Re, come consigliere comunale a Molochio. Chiede scusa ai platiesi perché il suo disegno di riportare la democrazia nel paese aspromontano già a maggio 2012 fu affossato dai professionisti dell’antimafia che ritennero opportuno prorogare la gestione commissariale senza darne ragione e non rispondendo nemmeno alle interrogazioni parlamentari degli on. Fiano e Serra. Non andrà il 2 giugno a Platì, dove è previsto l’arrivo di “saltimbanchi, nani e ballerini della politica”, perché la mafia  si combatte in trincea e la legge Lazzati non è “una costola del Pd”.
Di certo c’è solo che l’antimafia è divenuta un cavallo di battaglia che tutti i contendenti in lizza cercano di cavalcare, dimenticando che la democrazia si costruisce giorno dopo giorno e l’antistato non si combatte con gerbere, proclami e codici etici.
Le stelle di Cronin guardano e sorridono speranzose, quando non piangono lacrime amare.

Lupo della steppa