Vai al contenuto

PRIMA SI SCELGONO LE PERSONE POI I PROGETTI, SENZA PERIFRASI
Però alla fin fine per compararle la politica ricalca uno schema ben preciso: al momento per essere in linea con i requisiti richiesti il soggetto non deve essere no –vax, non ritenga la democrazia rappresentativa superata, non pensi che Conte sia stato spodestato da un complotto e che Draghi sia la naturale continuità del governo precedente…

Durante il dialogo, organizzato su youTube dalla Rubbettino, tra lo storico Ernesto Galli della Loggia e Gianni Speranza sul libro di quest’ultimo “Una storia fuori dal Comune”, non poteva mancare un accenno alla cd. “personalizzazione” della politica che un sindaco da sempre incarna. Un buon sindaco è una persona, ha detto Galli della Loggia, in cui i suoi cittadini hanno fiducia. Le persone, ho scritto io tante volte, vengono prima dei programmi, prima o poi ce ne faremo una ragione.
Ora si dà il caso che sia proprio tale assunto che l’ideologia non accetta, per cui una cosa del genere la può dire uno storico che spesso viene disprezzato come un “moderato”. L’ideologia italiana ama la “perifrasi”, una circonlocuzione o giro di parole, insomma un procedimento espressivo consistente nell’usare, anziché un termine unico, un insieme di parole che quel termine definiscono o suggeriscono, spesso per evitarlo in quanto inopportuno. La perifrasi degli ideologici si esprime attraverso una serie di rituali e formule di stampo antico (tipo danze cerimoniali per la pioggia e riti animisti) per cui si evoca l’intellettuale collettivo, non si vogliono capi ma portavoce, le correnti son chiamate “sensibilità”, ai leader si antepongono i collettivi, non si può decidere nulla se prima non si passa per assemblee che han preso il nome di “primarie”. In pubblico il rituale declamatorio è questo, poi di fatto la sinistra, da Lenin in poi, ha soltanto insediato capi, più o meno autorevoli, spesso dittatori.
Per non farla lunga lo stesso Letta non è stato forse cooptato senza fronzoli da Parigi per sostituire Zingaretti?  La sinistra ancora nel 2021 se la prende con il concetto dell’uomo solo al comando (“suvvia, Draghi non ha la bacchetta magica…”), Renzi, per fare un solo esempio, si è detto e scritto che perse il referendum perché aveva personalizzato troppo la battaglia politica.
E allora potremmo dire che anche Gianni Speranza ha scritto un libro (rimando ad un mio precedente articolo) in cui personalizza troppo la sua esperienza di sindaco (ricordate il nome di un solo assessore)? A me sta benissimo, ma a tutti i beni comunisti che ci sono in giro non credo che la cosa possa piacere. Dico questo perché per il futuro di Lamezia dobbiamo individuare una persona capace di essere un buon sindaco. Dopo che lo avremo fatto, parleremo di tutti i progetti e le visioni che volete. Un cognome invece di mille parole inutili.
Guardiamo a quel che sta succedendo a Roma per scegliere un candidato in grado di mandare nel dimenticatoio quella sciagura della Raggi. Qualcuno pensa che si confrontino programmi diversi? Ma quando mai, la scelta è tutta su base personale: Calenda, l’unico in grado per doti pragmatiche e competenze accertate di saper amministrare un municipio così complesso, sconta il fatto di essere pariolino, o antipatico, o nipote di Comencini, e il pd gli contrappone Gualtieri, che invece si è rivelato molto più adatto a calcare palcoscenici europei che terreni nazionali. Le primarie poi ormai sono come le leggi, si applicano contro i nemici e si interpretano evitandole agli amici.
Insomma, se nel 2021, lasciandoci alle spalle perifrasi rituali e sortilegi, formule magiche ed esorcismi, diventassimo a sinistra più concreti e meno perditempo scegliendo la persona giusta per incarnare il cambiamento, l’unica idea che deve evocare la sinistra all’elettorato, non sarebbe mai troppo tardi. Una persona che incarni il cambiamento, se ci fate caso era il profilo giusto della Lo Moro e di Speranza quando si presentarono. Se invece, dopo aver elaborato ponderosi tomi programmatici frutto di fantomatici collettivi popolari, pro-poni minestrine riscaldate e i soliti noti del circuito politico locale, il fronte progressista a Lamezia, così come in tante altre città, non vince.
La persona giusta, possibilmente donna, giovane, adatta alla amministrazione più che alla storia e alla filosofia e alle chiare lettere (utili solo per portare saluti del sindaco ai convegni). Ecco il profilo che i cacciatori di teste devono cercare a Lamezia. Con una sola controindicazione (ogni farmaco la prevede) visto il governo in carica ed il rispetto che almeno la sinistra deve al mite Mattarella. Che quantomeno non sia no-vax; non ritenga la democrazia rappresentativa superata; non pensi che Giuseppe Conte a Palazzo Chigi sia stato spodestato da un complotto, per cui oggi la politica di Draghi, pur espressione del neoliberismo e della finanza multinazionale, sarebbe in totale continuità con quella del governo precedente. Per cui invece di Figliuolo potevamo tenerci finanche quel galantuomo di Arcuri.
Vedete che alla fine sempre a comparare persone si finisce e che la “politica” è un semplice procedimento linguistico- retorico?