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LA STORIA SI RIPETE…IL RAMMARICO DI UN EX CONSIGLIERE COMUNALE
Frustrata ogni speranza di una Calabria migliore dai “temerari ed opportunisti” della politica. Tra poco si andrà al voto per eleggere il nuovo consiglio regionale. Peccato che tra puledri e puledre nessuno sia un purosangue.

Terra patrum”, la terra degli antenati. Amare la propria terra significa onorarla ed essere pronti a difenderla, anche a costo di grandi sacrifici.
Sin da piccolo, per motivi familiari (mio padre era un imprenditore edile), ho visitato la mia Calabria, soggiornando spesso e per molto tempo in borghi arroccati e splendide spiagge dorate. Una regione, la Calabria, che, grazie alla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, ha visto il fiorire di numerose civiltà ed un continuo avvicendarsi di popoli, in particolare quello greco, che ha rappresentato per la mia regione un periodo di grandissimo splendore. E sin da giovane ho sempre sperato che la mia regione potesse diventare, per la sua invidiabile posizione geografica un polo d’attrazione per le altre regioni d’Italia. Non avevo, però, considerato i “temerari” e gli “opportunisti” della politica.
Quando le radici di una pianta non vengono adeguatamente curate, prima o dopo la pianta è destinata a morire. E’ quello che sta succedendo, ahimè, alla mia regione da ormai troppo tempo in coma irreversibile. Forse non assisterò, considerata la mia non più giovane età, a questa morte “voluta”, ma piangerò in eterno per ciò che avrei potuto fare e che, volutamente, non mi è stato acconsentito di attuare. Forse non ho mai guardato con la dovuta attenzione ciò che stava succedendo e mi limitavo, senza riuscire a coinvolgere, a guardare da solo la mia pellicola di vita. E come me, purtroppo, tante altre persone. Peccato! A tale riguardo mi viene in mente una celebre frase di Albert Einstein: “Il mondo è un posto pericoloso: non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma per quelli che osservano senza far nulla”.
Troppe “maschere” in questa società e non ce ne siamo mai accorti o, meglio, le abbiamo volutamente ignorate. E quando ci si accorge delle malefatte, poco o nulla si fa per debellarle. E’ questo l’unico e vero problema che, lentamente, farà scomparire la mia regione. Calabria, addio!
Era il 4 gennaio 1968 quando, a seguito dell’unione amministrativa dei precedenti Comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia, fu costituito il Comune di Lamezia Terme. A dire il vero fu un parto alquanto travagliato ma, come suol dirsi, a parto avvenuto bisognava provvedere al nascituro nel migliore dei modi e con tutte le attenzioni che il caso richiede. Ad oggi, però, a distanza di 53 anni, c’è ancora bisogno di tante cure. E all’orizzonte, ahimè, non s’intravede nessun luminare.
All’epoca non avevo ancora raggiunto la maggiore età e come tanti altri miei coetanei si sperava in un futuro migliore. Confidavamo che si potessero realizzare e concretizzare nuovi e mirati progetti per una crescita della neonata città e del suo comprensorio. Significava, questo, sviluppo armonico del territorio, creazione di nuovi insediamenti, quindi nuovi posti di lavoro. E per queste ragioni, consci di poter dare anche il nostro contributo, in molti decidemmo di frequentare, ognuno per le proprie tendenze, le segreterie politiche cittadine per avere una adeguata preparazione prima di scendere in campo. All’inizio fummo accolti di buon grado ed alcuni di noi venivano seguiti in modo particolare.
Quando i “maestri” (oserei dire mestieranti) si accorgevano che non tutti potevano essere “pilotati”, si verificava il lento ma costante isolamento. E questo perché i loro “piani strategici” non potevano e non dovevano essere intralciati. E pensare che questi piani non hanno, nel tempo, sortito nulla di buono se non il benessere personale dei politici di turno. Il tutto, naturalmente, a discapito dei tanti cittadini onesti e speranzosi.
Dacché è sorta, Lamezia ha avuto una pallida imbiancatura che col tempo s’è sbiadita. Se volessimo ritinteggiarla dovremmo chiedere il permesso ai catanzaresi, nostri avvoltoi di sempre. Chi sa si vergogni, chi non sa chieda…!
Cinquantatré anni di malgoverno nei confronti di una città, Lamezia Terme, svenduta al ribasso dai suoi stessi amministratori. E i lametini? Non vedo, non sento, non parlo.
Se questo è lo scenario, come si fa ad accusare i giovani di disaffezione, disinteresse e pigrizia verso la vita partecipativa ed il dibattito politico?
Oggi i giovani sono meno disposti degli adulti a concedere fiducia ad istituzioni ed esponenti politici perché sono convinti che la politica sia fortemente inquinata. Ritengono che i nostri rappresentanti, locali, regionali e nazionali, siano continuamente alla ricerca di poteri e privilegi, ignorando volutamente le continue istanze dei cittadini stanchi e disillusi che si sentono turlupinati da una classe politica cieca e abbietta. Sono questi i veri motivi che spingono quasi il 70% dei giovani a cercare fortuna all’estero. Come biasimarli?
Il 3 e 4 del mese di ottobre, come da apposito decreto ministeriale, si dovrà votare per il rinnovo del Consiglio regionale. Già da tempo molte “scuderie”, pur di vincere, si stanno attrezzando facendo allenare i loro “puledri” migliori. Peccato che tra questi “puledri” e “puledre” nessuno sia purosangue.

La storia si ripete…!