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BRUCIA CALABRIA, BRUCIA! MENTRE I TUOI FIGLI PENSANO SOLO AI KAISER LORO, LA SINISTRA NON SA PIU’ A QUALE SANTO VOTARSI
Si chiude un’altra pagina di regionalismo calabrese insulsa, vacua ed inconsistente. Il centro destra ancora una volta ha dato il meglio di sé. Del centro sinistra non c’è traccia: mille anime alla ricerca di un punto d’incontro, destinate ad eternamente vagare     

La Redazione di questo web journal desidera fare una precisazione che, pur ritenendola inutile, val la pena sottolineare. Avrete notato, amici lettori, che su queste pagine non c’è mai stata traccia di pubblicità, né tanto meno di cronachette o di accenti graditi al committente di turno, fatte passare queste per fattive eccellenze. Anzi, nell’ambito marginale della pura informazione, ha sempre cercato di stimolare processi riflessivi e mettere in luce gli aspetti nascosti delle recondite armonie di forme diverse.
Stiamo assistendo in questi giorni ai primi exit poll della competizione elettorale che interesserà, tra qualche mese, noi altri calabresi per l’elezione del consiglio regionale: chiare, evidenti, diverse le conclusioni alle quali essi pervengono, in ragione del committente, con il recondito fine di influenzare l’intenzione di voto dei calabresi.
Non è nostra intenzione partecipare a questo gioco dell’oca, nel quale si prelude sotto mentite spoglie (sms) a tirar la volata al committente dell’ indagine statistica bensì – in ragione degli ultimi accadimenti in sede di parlamentino regionale – evidenziare e  mettere a nudo i limiti del centrodestra, “arraffazzonato consesso” che, pur in assenza di un’inesistente opposizione di sinistra, non riesce a trovare la quadra nemmeno per dar corso agli ultimi beceri tentativi di squallido reclutamento elettorale.
E’ accaduto, come denunciato da questo foglio, che nei mesi scorsi sotto l’avveduta guida dell’on. Spirlì, solo per caso presidente del parlamentino regionale – così volle Atrope che tagliò i fili di Iole Santelli – siano avvenute le operazioni del più becero clientelismo mai visto negli annali di questa regione, suffragato però da legge dalla quale, destra e sinistra han “ciucciato” per assicurarsi la continuità politica.
A meno che, Aruzzolo presidente, non tenti di riconvocare l’assemblea regionale entro il 18 agosto, ultimo giorno utile prima dell’iter che porterà al voto i calabresi (3 e 4 ottobre), questa inutile, insulsa, inconsistente, inconcludente, vacua formazione di centro destra ha finito i suoi giorni.
Dei mal di pancia della sinistra e del contesto geo – politico ne scrive il nostro Francesco Scoppetta nel suo abbeceddario titolato CATENE DELLA SINISTRA a significare la staticità di idee e postulati che, alla fin fine hanno condizionato la loro stessa evoluzione.
ANTIMAFIA: abbiamo adesso la lunga esperienza necessaria per constatare amaramente che la mafia massacra i migliori servitori dello Stato e se ne infischia dei tanti che parlano nei convegni sulla mafia.
AUTORITA’: la sinistra non ama la parola perché usa confonderla con “autoritarismo” e perché guarda caso tutti i capi che ha avuto nella sua storia si sono rivelati dei dittatori (da Lenin a Stalin a Mao). In realtà la parola deriva da auctor, colui che genera, che crea. Chi non ama l’autorità diciamo allora che non ama i creativi.
CENTRO: In medio stat virtus era antico precetto saggio, abbandonato da quando la parola divenne prima il luogo politico dei cattolici e poi la rocca di Ghino di Tacco. In entrambi i casi una semplice rendita di posizione. Ma se non sfondi al centro in Italia non governi.
COLPA: Dar sempre la colpa agli altri è il nostro principio di responsabilità.
CONCERTAZIONE: Il contrario di decisione. Come far scegliere al tacchino il pranzo di Natale. Così invece di far decidere a studenti ammalati e cittadini come devono essere le scuole gli ospedali e gli uffici pubblici, lo decidono gli insegnanti, gli infermieri e gli impiegati.
DEBITO PUBBLICO: Chi ha creato un debito di 1900 miliardi ,120,6 % sul Pil, un deficit pari al 3,9% del Pil, sapendo di scaricarlo sulle generazioni future? La dc, Craxi, il pci  e i sindacati. Spendere senza aver i soldi per farlo, creare posti e non lavoro, poca produttività, welfare generoso, invalidità, 104 e pensioni di anzianità: tutti i nodi prima o poi vengono al pettine.
DECISIONE: Il contrario di concertazione.
DESTRA: Confusione italiana. A sinistra dire ad uno che è di “destra” significa definirlo “traditore”. Solo da noi la parola non significa più legalità, ordine, autorità, conservatorismo. Dio patria e famiglia. Dio è morto, la patria è stata padanizzata e la famiglia è ormai un puttanaio alla Beautiful. Montanelli a 90 anni incontrò la sinistra e lo stesso Fini non ne ha potuto più.
EVASORE: Vedi “furbo”.
FAMIGLIA: Considerarla come nucleo della società è tipico del cattolicesimo, come alternativa alla società è tipico della mafia (Vittorio Sermonti). E pure la famiglia ce la siamo giocata.
FURBO: Solo in Italia la parola ha una connotazione positiva. In Austria e Germania non ci sono scontrini, in Francia detrazioni alla fonte per i dipendenti. Ma come fanno?
IMPRESA: Produce “capitale” per cui: imprenditore = capitalista. Dopo i soviet e la NEP non si è più capito chi dovrebbe produrre ricchezza e quindi assumere qualcuno per lavorare se i capitalisti sono i nemici da abbattere. Se va male non può licenziare. Vedi “spesa pubblica”
LAVORATORI: Chi sta “dalla parte” dei lavoratori dovrebbe quantomeno lavorare e difendere chi lavora?  Invece ha un posto e difende i posti.
LIBERALE: Caduto il muro, tutti siamo diventati liberali, mantenendo comunque le idee che avevamo prima, quando c’era il muro. Essere liberale significa credere nella concorrenza, ma la concorrenza riguarda sempre gli altri. Se tu sei notaio, farmacista, imprenditore, professore, avvocato, medico e via dicendo la concorrenza non piace. Tutti i monopoli pubblici e quindi i boiardi di Stato sono d’accordo. Liberale va bene ma neo-liberista mai, ecco la nuova offesa che nel terzo secolo ha preso il posto di fascista.
MERITO: Il cardiologo scelto dal Milan per operare Cassano si chiama Mario Carminati. I ricchi scelgono sempre il meglio quando occorre. Ma per la sinistra, condizionati dai sindacati oscurantisti, questo concetto pratico non può applicarsi in tutti i settori, all’intera società. Far avanzare i capaci e meritevoli è precetto sconosciuto in una nazione dove, secondo i cattocomunisti, siamo tutti uguali per “convenzione” e ci differenziamo solo per tessere e “appartenenze”. Come premiare i migliori ? Essi dicono: prima diteci “chi” li premia. E’ come se nel calcio si decidesse di far a meno degli arbitri dal momento che qualcuno di essi non è imparziale.
MOVIMENTO: In genere si contrappone a partito. Dà l’idea di qualcosa di dinamico e perciò instabile, di qualcosa che non si cristallizza, non si incartapecorisce. Il movimento appartiene a chi ha energia, ai giovani e ai vecchi che vogliono sentirsi giovani, per definizione è sempre in viaggio, chi si ferma è perduto. La meta la decidono pochi eletti, tutti gli altri seguono la scia. Però l’indistinto non ammette capi, solo portavoci.
PASSATO: Il passato non è mai passato, vichianamente è sempre presente. “Voi dove eravate quando….” è la domanda chiave da inserire al momento giusto.
PROBLEMA: Il problema vero è sempre un altro, di solito sta a monte.
SINISTRA:Confusione. Distinguere bene e chiaramente tra destra e sinistra in politica è operazione alla quale si sono applicate le migliori menti. Aldo Moro, Dossetti, La Pira non erano di sinistra? Mentre Bertinotti che ha regalato l’Italia a Berlusconi, avrà la sua foto nel pantheon della sinistra? E’ tutto molto relativo.
SPESA PUBBLICA: L’unica ricetta di politica economica praticata a sinistra, mentre quelle teorizzate sono tante, consiste in: spendi e tassa. Lo Stato ha un solo compito, quello di spendere. Gli economisti di sinistra presero alla lettera un esempio di Keynes, quando spiegò che con la spesa pubblica metti i lavoratori a fare buche e poi a ricoprirle e poi a fare buche…uno si scoccia e a lavorare non ci va più ma prende lo stipendio lo stesso.
UGUAGLIANZA: Principio basilare della sinistra, di chiara origine cristiana. Era una finalità, col tempo è diventata ideologia. I greci credevano negli dei e non nell’uguaglianza, per cui riconoscevano le “qualità” di ciascuno derivanti dal volere degli dei. Insomma, se oggi tra di noi vivesse Ulisse, per stabilire se è astuto ci vorrebbe un comitato di valutazione, e per ammirare le doti guerriere di Achille qualcuno si chiederebbe: e chi lo stabilisce? Noi siamo tutti uguali (e tutti possiamo fare tutto) anche se non è così e non per volere divino ma per dna.
VETO: L’Italia è una Repubblica basata sul veto. C’è sempre a valle qualcuno che può mettere il veto, anche se ha deciso a monte la maggioranza. La frase tipica: allora voi volete impedire il dissenso? Pertanto la procedura è la seguente: si discute, ci si confronta, si vota, si decide e alla fine ciascuno fa quel che vuole. Ma attenzione, l’ultima parola su tutto ce l’ha la magistratura.