Vai al contenuto

LA LEZIONE DELLA STORIA
E’ penoso ascoltare filosofi e uomini di cultura che hanno scoperto che è colpa della NATO essersi allargata in Paesi in cui non doveva farlo, che mettono in discussione i provvedimenti finanziari contro la Russia, e fanno distinguo su che cosa si debba intendere per aiuti al popolo ucraino.

I terribili eventi della invasione militare dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, le sconvolgenti immagini dal fronte di guerra e i timori che invadono gli animi delle popolazioni dei Paesi europei, mi hanno indotto, dopo molti anni, a rileggere Il Principe di Machiavelli. La politica come scienza è possibile, per Machiavelli, postulando una costante che può rendere comprensibile e prevedibile il comportamento umano e offrire un approccio realistico alle vicende politiche:

  • l’uomo per natura tende al proprio utile e perciò è spinto naturalmente a operare il male.

Nel famoso capitolo XV del trattato De principatibus (Il Principe), Niccolò Machiavelli afferma che, a suo giudizio, il giusto approccio all’analisi dei fatti storici e politici deve essere lo studio del comportamenti degli uomini del passato, considerando che la storia non è che la politica del passato, e la politica nient’altro che quella che sarà la storia di domani.
“Ma sendo l’intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso piú conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa che alla imaginazione di essa… perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene ruini infra tanti che non sono buoni.” (Principe, cap.  XV)
E’ una critica ai grandi teorici dell’antichità o della cristianità che “si sono imaginati republiche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero”, come Platone, che ha immaginato uno stato retto dai filosofi, o S.Agostino e i teorici del M.E. che hanno immaginato uno stato retto da sovrani buoni e virtuosi che guidassero una umanità corrotta dal peccato originale.
Dimenticata la pandemia, giornalisti e intrattenitori televisivi cercano ora l’audience richiamando in servizio, per la guerra in Ucraina, politici e uomini di cultura.
Gli stessi che, senza alcuna competenza in medicina, discettavano contro le vaccinazioni e contro il green pass in nome della libertà individuale, dimenticando che è compito dello Stato salvaguardare la salute dei cittadini e l’economia nazionale, si esprimono ora su ciò che l’Italia, la Comunità europea e la NATO dovrebbero o non dovrebbero fare per risolvere il problema della guerra.

E’ penoso ascoltare filosofi e uomini di cultura che hanno scoperto che è colpa della NATO essersi allargata in Paesi in cui non doveva farlo, che mettono in discussione i provvedimenti finanziari contro la Russia, e fanno distinguo su che cosa si debba intendere per aiuti al popolo ucraino, giustificando il Presidente Putin che sarebbe stato costretto a inviare 180.000 soldati con carri armati, aerei e navi a invadere un Paese indipendente, etnicamente vicino alla Russia.
Ecco perché ho riletto Machiavelli e perché mi son sentito in dovere di scrivere questo articolo.
Quella che io vedo in televisione è una guerra di invasione contro un Paese indipendente che non minacciava nessuno, una guerra che è costata già migliaia di morti e il dramma di milioni di persone che fuggono dall’Ucraina verso i paesi confinanti.
Le notizie ufficiali puntualizzano:

  • che non era previsto l’ingresso dell’Ucraina nella NATO proprio per evitare scontri con la Russia; che la richiesta di adesione alla Comunità Europea era ed è sotto esame della Commissione;
  • che non ci sono state intromissioni occidentali nella politica interna dell’Ucraina.

Questi i fatti.  E’ ora evidente:

  • che l’equilibrio politico-militare che si era costituito dopo la seconda guerra mondiale si è infranto con il dissolvimento dell’URSS;
  • che la Comunità Europea è risultata incapace di guardare oltre gli aspetti meramente economici della politica europea;
  • che l’allargamento della NATO a Paesi che erano nella sfera di influenza sovietica ha potuto creare una sindrome di accerchiamento per il governo russo;
  • che ciò di cui i Paesi della Comunità si sono ora resi conto è che, con gli Stati Uniti oggi non più capaci di svolgere un ruolo determinante a livello globale (v. Afghanistan), la Comunità deve ripensare la politica estera comune, la difesa comune, un sistema di approvvigionamento e distribuzione comune delle risorse energetiche;
  • che il principio di autodeterminazione dei popoli deve valere per l’Ucraina, ma anche per tutte quelle regioni dell’ex-impero sovietico che si sentono legate per cultura, per etnia o scelta politica alla Russia.

Di fronte a tali problemi la Comunità Europea non può stare a guardare.
Sono fatti concreti  la determinazione con cui si sono operate concordemente le scelte degli aiuti umanitari e delle forniture di armi alla popolazione ucraina; e le pesanti sanzioni economiche e finanziarie nei confronti della Russia, che sono state logicamente interpretate dal Presidente Putin come un atto di guerra.
La storia giudicherà i comportamenti dei governi e dei popoli. E’ giusto che ci siano manifestazioni per la pace in tutto il mondo perché la pace è un valore, ma una cosa è essere per la pace un’altra essere pacifisti a tutti i costi.
Mi piace citare ancora Machiavelli, che fu testimone della fine sul rogo del domenicano Fra’ Girolamo Savonarola: “tutt’i profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorno”. (Principe, cap. VI)