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L’ANNO CHE VERRÀ
Possibili linee di sviluppo

Nel 1991 il dissolvimento dell’Unione Sovietica chiudeva un ciclo storico e ne apriva un altro che segnava il trionfo del sistema liberal-democratico e della globalizzazione.
E’ quanto autorevolmente spiega lo storico Eric Hobsbawm nel libro Il secolo breve.
Tutti ci siamo illusi allora che il trionfo delle democrazie liberali, la fine del blocco sovietico in Europa e l’apertura di molti nuovi mercati tra cui quelli della Cina e dell’India segnassero l’inizio di un’epoca di pace e benessere.
Ma la globalizzazione dei mercati ha fatto crescere in maniera incontrollata e sregolata le società multinazionali, che hanno potuto delocalizzare la produzione verso Paesi in cui il costo del lavoro è più basso e non ci sono tutele per i lavoratori.
Apparentemente è stato un vantaggio per consumatori e imprese. Di fatto è stato più facile per tali imprese sfuggire al fisco e ottenere guadagni enormi.
Molte produzioni ad alta tecnologia si sono spostate o sono nate nelle zone costiere tra l’India e il Mar della Cina, che è oggi una delle macro-regioni a maggior sviluppo produttivo e commerciale del mondo.
Un’Europa affamata di energia e priva di materie prime si è fiduciosamente legata, Germania in testa, agli approvvigionamenti del petrolio e del gas della Russia, dimenticando che per l’energia e i settori avanzati della produzione tecnologica la maggiore sicurezza viene dalla diversificazione dei Paesi produttori e dallo sviluppo in patria di tecnologie innovative legate all’elettronica e all’Intelligenza Artificiale.
Ma, a mio giudizio, il rischio maggiore è derivato da due conseguenze della globalizzazione: lo sviluppo di una rete di comunicazioni digitali a livello mondiale e la conseguente possibilità di spostare capitali enormi in tempo reale da una parte all’altra del mondo.
Il potere finanziario delle grandi Banche d’Investimento e delle Società che dominano il mercato degli investitori privati e  dei fondi pensione degli USA e dell’Europa, è cresciuto di valore nelle borse molto oltre il corrispettivo della ricchezza reale prodotta dalle imprese.
Ci siamo dimenticati della grande crisi statunitense del 1929, abbiamo trascurato tranquillamente il crollo delle borse del 2008 e l’altalena dei titoli negli anni successivi.
Non sono un economista ma so che, se circola una enorme montagna di titoli virtuali cui non corrisponde concretamente il valore di un bene reale, io mi dovrei preoccupare.
La speculazione finanziaria è come la Catena di S.Antonio, funziona finché ci si crede. E’ accaduto in questi giorni che il crollo del valore dei bit-coin abbia dato un ulteriore segnale di ciò che può accadere nei mercati finanziari quando le illusioni di un guadagno facile cominciano a venir meno e gli investitori rivogliono indietro i soldi investiti.
Ma il crollo dell’URSS ha aperto anche altre faglie che prima erano frenate dall’equilibrio del terrore nucleare:

  • lo smembramento della Jugoslavia ha creato tensioni fra popoli di diversa etnia e religione che, liberi da un potere centrale forte, hanno cercato e cercano un difficile equilibrio.
  • una crescita abnorme di petrodollari nei paesi produttori ha finanziato un islamismo poco moderato di alcuni Paesi islamici e provocato terrorismo, sviluppo di armamenti chimici e tentativi di produzione di armi nucleari.
  • un Occidente e una NATO che sono intervenuti aggravando tensioni e sospetti con due Guerre nel Golfo Persico, e poi in Afghanistan, in Siria, in Libia, destabilizzando regioni dove la democrazia, come la intendiamo noi euro-occidentali non è concepibile, perché forte è il sistema tribale, e dove le varie anime dell’Islamismo sono la scusa per guerre di supremazia.

Il XXI sec. si è aperto con l’attentato terroristico alle Torri gemelle di N.Y., e da allora avremmo dovuto capire che il mondo era diverso da come l’immaginavamo. Gli equilibri sono cambiati: nelle parti più povere dell’Africa la natalità è cresciuta creando, col cambiamento climatico, seri problemi alla salute e alla sopravvivenza delle popolazioni.
Lo stesso avviene in India e Pakistan. L’immensa popolazione cinese è divisa tra le ricche coste dove si vive all’occidentale e l’interno dove si continua a vivere come nel passato.
Sul piano politico la Cina, che oggi ha un’economia e una capacità commerciale globali, dà segni di volere attuare una politica egemonica nell’Estremo Oriente, suscitando i timori di Taiwan che si ritiene indipendente, ma anche di India, Giappone e Corea del Sud.
In Medio Oriente l’Iran si mostra intollerante verso i diritti umani e applica la pena di morte contro i suoi cittadini dissidenti e le donne islamiche. Pare che intenda dotarsi di armi nucleari in una regione in cui in passato la tensione tra arabi e israeliani è stata sempre alta.
Negli USA emergono contrasti tra i singoli Stati e il Governo Federale.
In Europa la Russia di Putin sogna di riprendersi con la forza ciò che come URSS aveva lasciato: un primo segnale era venuto con l’occupazione russa della Crimea nel 2014.
L’evento fu così rapido e imprevisto che USA ed Europa protestarono ma non furono  in grado di reagire. Nel febbraio 2022 è iniziata l’invasione dell’Ucraina contrastata stavolta dalla volontà del Presidente Volodymyr Zelens’kyj e da un popolo che, dopo secoli di occupazioni e smembramenti operati da vicini più potenti, ha trovato oggi l’orgoglio di riconoscersi come popolo grazie ad una guerra devastante.

Lo scenario che si prepara per l’anno nuovo non è certo tranquillo:

  • la guerra in Ucraina continuerà fino a quando i contendenti avranno energie e danaro sufficienti o finché una possibile frana dell’impero russo non cambierà la mappa del potere russo.
  • Lo scandalo legato alle mazzette del Qatar ha aperto in seno al Parlamento europeo un serio problema sulla regolamentazione del sistema delle lobby.
  • La Fed e BCE hanno alzato i tassi di interesse per frenare un’inflazione ormai oltre il 10% . La BCE non comprerà i titoli pubblici degli Stati Europei come è stato nel momento della pandemia e questo significa che, in mancanza di fiducia degli investitori, gli interessi da pagare per vendere i titoli pubblici italiani potrebbero salire.
  • Il governo italiano sta operando sostanzialmente in continuità con la linea di Draghi, malgrado i proclami sulla “fine della pacchia” in campagna elettorale. Ma se si vorrà mettere mano alle riforme e avere le risorse necessarie per la sanità pubblica, per la scuola e per il fondamentale rilancio del Mezzogiorno, i soldi vanno cercati con una lotta seria all’evasione, con una riforma seria delle aliquote che non scarichi il peso della spesa sociale sostanzialmente sui redditi fissi, con il recupero degli extra-profitti di cui godono le imprese energetiche in questa fase e le multinazionali che operano in Italia e in Europa.

Non so se questo quadro sia confortante: l’importante è che sia realistico e foriero di vita rinnovata e di speranza.