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Lamezia potrebbe avere già subito un ruolo guida Regione e città devono compararsi con le esperienze migliori del sistema Italia

minilogo

L’anno 2020 potrebbe essere un passaggio importante per la Regione e per il Comune di Lamezia. Da una parte l’idea di un programma “Lamezia 2020” proiettata verso un futuro attraverso direttrici chiare e possibili coniugando occupazione e tutela del territorio; dall’altra la Regione, che si appresta ad essere governata dal centrosinistra, dovrebbe puntare a fare banchmarking, cioè prendere come esempio le elaborazioni normative di regioni tradizionalmente di sinistra come la Toscana, che recentemente ha approvato la nuova legge urbanistica finalizzata essenzialmente al contenimento del consumo del suolo, in linea con le tendenze più evolute in materia di governo del territorio tenendo conto – a dispetto della recente proposta di legge del ministro “lupo” Lupi – dei valori immateriali e produttivi. Le soluzioni strategiche sono state individuate nella pianificazione di area vasta, nella qualificazione delle aree urbanizzate e nella tutela delle aree agricole da trasformazioni non agricole.

L’attuale distanza della Calabria dal contesto culturale nazionale può essere ridotta con estrema facilità poggiando la costruzione di un nuovo percorso politico sulle basi fondamentali del Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) e del Quadro territoriale regionale paesaggistico, entrambi elaborati da professionisti di indubbia qualità. I due piani, infatti, fondano l’elaborazione della programmazione e progettazione sul principio del superamento dei confini amministrativi municipali che va nella direzione della rifunzionalizzazione e rigenerazione del territorio. In altri termini, il nuovo governo regionale avrebbe soltanto l’obbligo morale e civico di definire rapidamente l’iter di approvazione del Qtrp sbarrando le azioni di svuotamento avviate da molti comuni rivieraschi (Lamezia è uno di questi) che hanno prodotto “osservazioni” di senso contrario alla direzione della tutela del territorio. Perciò, in chiusura della campagna elettorale, sarebbe auspicabile sentire dai candidati al Consiglio regionale l’assunzione di un impegno in tal senso.

Nel caso specifico di Lamezia la programmazione regionale dovrebbe guardare all’esperienza di Verona, che per collocazione strategica ed efficienza della logistica ha una competitività imbattibile a prova di qualsiasi ragionamento politico localistico. Ma è chiaro che, nella programmazione di breve-medio periodo, bisogna fare i conti con la realtà (ovvero con le reali potenzialità di sviluppo) partendo dalle attuali performance dell’area lametina, per esempio, nel campo della raccolta e riciclo dei rifiuti. I rifiuti come opportunità, dunque, piuttosto che come problema, rivitalizzando la Lamezia Multiservizi, possibile punto di riferimento nevralgico del settore per le azioni di governo e/o controllo dell’intera filiera. La presenza della partecipata comunale va vista anche come strumento per esercitare concretamente il contrasto alla mafia impermeabilizzando l’intero settore locale.

I rifiuti possono così diventare fabbrica di posti di lavoro ampliando la filiera del recupero attualmente in sofferenza (carta, vetro, plastica, metalli, legno e organico) con la necessaria azione di sostegno dei Comuni nel segmento della raccolta differenziata. Il recente “Rapporto di sostenibilità” redatto da Conai documenta il raggiungimento di ottimi livelli in termini di posti di lavoro in relazione all’attività di recupero e riciclo dei rifiuti da imballaggio: per ogni euro speso come attività del sistema consortile se ne sono guadagnati tre come sistema Paese. Nel caso di Lamezia, dove è evidente lo scollamento tra raccolta differenziata (in più rapida crescita) e attività di riciclo (in lentissima crescita) significa che bisogna accelerare sulla seconda parte della filiera.

Significative sono le esperienze di Porto Torres dove opera una partnership Novamont e Eni-Versalis che sta riconvertendo uno stabilimento petrolchimico non più attivo (come nella nostra area ex Sir) per una bioraffineria per scarti agroindustriali. Un impianto simile a cui bisogna guardare è quello realizzato a Crescentino nel Vercellese: una modalità concreta di coniugare incremento occupazionale e diminuzione dell’impatto ambientale. La regione dovrebbe accompagnare la concentrazione di attività di recupero con azioni di perequazione territoriale (ad esempio: laboratori di ricerca ambientale) che tengano conto degli alti costi ambientali cui è sottoposto il territorio lametino. In un quadro di questo tipo avrebbe anche significato il collegamento diretto tra autostrada e area industriale.

 di Giovanni Iuffrida