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Diminuisce la speranza di vita degli italiani Ma in Calabria si muore anche per …

20160428-Oliverio e ScuraOsservasalute ha fatto, qualche giorno fa, un’approfondita indagine sulla salute degli italiani, che vedono diminuita la loro aspettativa di vita. Lo testimoniano 54.000 decessi in più registrati nel 2015. Se ciò può far piacere a Boeri, presidente Inps, che su questo trend dovrebbe allineare le sue previsioni pensionistiche, dà fastidio invece ai campani, ai siciliani ed ai calabresi, che già sulla carta sono destinati a campare ben quattro anni in meno rispetto a chi ha avuto i natali nel Trentino, nelle Marche o nel Veneto.
Sì, anche perché vien meno quel mantra del principe De Curtis-Totò,  che voleva tutti uguali difronte a Thanatos, dio della morte. Oggi, invece, sembrerebbe che chi nasce in una regione alpina o subalpina sia destinato a vivere più di chi, invece, è nato all’estremo sud dello stivale. Senza considerare poi che il censo, in tema di assistenza sanitaria, spesso fa la differenza.
Pazienza se quella sconsiderata cicogna ha sbagliato rotta e mi ha depositato in una regione squinternata, ma quel che mi provoca una fastidiosa orticaria è il fatto che l’ancestrale colpa mi venga rinfacciata anche quando vado a pagare il premio assicurativo per l’auto, o quando cerco lavoro, o – peggio! – quando ricorro all’assistenza sanitaria. Specialmente quando penso che in Calabria si sta giocando a cavacecio tra il governatore Mario Oliverio e l’ing. Massimo Scura, commissario alla sanità di nomina governativa, e che del loro  disaccordo stanno pagando abbondantemente le spese i calabresi tutti, nella totale indifferenza degli organi preposti alla salute.
Se ancora due più due fa quattro, alle ataviche penalizzazioni ed alle imposte discriminazioni vanno aggiunti anche questi dissapori tra i due personaggi, che stanno comportando disservizi in tutto il sistema sanitario regionale, se ancora ne esiste uno.

Per meglio capirci ritengo necessarie alcune precisazioni.
Il dissesto sanitario calabrese targato Scopelliti ha richiesto al ministro della sanità e al ministro delle finanze per il piano di rientro l’invio di un commissario straordinario, individuato nella persona dell’ing. Massimo Scura, accreditato manager nella gestione di aziende sanitarie.
Nel contempo Mario Oliverio, divenuto governatore della Calabria alle ultime elezioni, ha nelle sue deleghe la titolarità e la gestione della sanità, a differenza di Scopelliti, che per le sue grandi doti di amministratore ricopriva invece le due cariche di governatore e di commissario ad acta, quindi di  controllore e controllato.

Nella fattispecie, pertanto, presidente della regione e commissario governativo dovrebbero camminare a braccetto e collaborare alla redazione del piano sanitario dell’intera Calabria, che, una volta condiviso, assegnerebbe ad Oliverio la nomina dei direttori generali o dei commissari straordinari delle varie Asp, nel contesto di un progetto sanitario regionale teso all’erogazione dei servizi tagliando gli sperperi.
Qual è invece la triste realtà? Sì, dico bene, triste, perché la sanità calabrese, come è percezione di tutti, è allo sbando e chi ne sta pagando le spese è l’utente, che ai quattro anni di mancata longevità delle statistiche di Osservasalute dovrà aggiungere anche qualche altro annetto regalato, molto affettuosamente, da Oliverio e Scura.

Allo stato attuale l’ingegnere, dopo profonde meditazioni (o immaginifiche visioni), ha emanato i suoi decreti ignorando disinvoltamente il Presidente della Regione. Così è stato per il decreto nr. 9 del 2015 e per il decreto nr. 30 del 2016, decreti questi che avrebbero dovuto trovare applicazione e contenuti nelle aziende sanitarie della regione da parte dei  direttori generali nominati da Oliverio. Questi ultimi, invece, non hanno rispettato i disegni progettuali del commissario straordinario Scura, elaborando programmazioni e pianificazioni che vanno in tutt’altra direzione rispetto al progetto “disegnato” dall’ingegnere. Si è giunti così al paradosso che i direttori generali, di nomina 20160428-Gioco dell'OcaOliverio, fanno ostruzione – bene o male – al progetto del commissario governativo, elaborando atti aziendali in netta contrapposizione e inviandoli  al dipartimento sanità della regione. Quest’organo, dopo averli valutati, li trasmette a Scura il quale, a sua volta,  sottolineando le difformità, li rinvia allo stesso  dipartimento  per la mancata aderenza dei piani operativi dei direttori generali delle Asp, al progetto sanità varato con i suoi decreti. In altri termini, ci si trova difronte a quotidiani dispettucci sfocianti, a volte, in rissose liti, dove da parte del governatore calabrese si fa ricorso “all’espediente” manovriero dei direttori sanitari dell’Asp di sua nomina e da parte del commissario all’alto lignaggio del suo mandato.
Questo giocare a rimpiattino comporta danni notevoli agli utenti ed agli operatori sanitari, per cui, allo stato, ci sono ospedali presi d’assalto, ospedali che sono invece il deserto dei tartari, code interminabili anche per gli esami più banali, aumento esponenziale per migrazione sanitaria verso altre regioni, nonché mutismo e rassegnazione da parte di chi non ha la possibilità di curarsi.
In definitiva, a quasi un biennio dall’insediamento del vecchio legionario, che andava a mettere la parola “fine” alla romanzata capacità amministrativa dell’enfant prodige Scopelliti, e dalla calata del manager Scura, rappresentante del governo “del fare”, il sistema sanitario calabrese continua tranquillamente a fare acqua da tutte le parti, mentre continuano ad essere completamente ignorati e sottaciuti i problemi del fin troppo paziente popolo dei pazienti.

Di certo c’è che una programmazione sanitaria deve tener conto del territorio e dei bacini di utenza, delle linee guida delle commissioni tecniche regionali e delle esigenze di bilancio.
Ed è proprio qui che Oliverio, investito dalla sovranità popolare, chissà per quali equilibri politici non ha fatto valere il suo peso in difesa dei diritti dei suoi concittadini anzi che ricorrere a squallidi mezzucci dilatori. Laddove ci saremmo aspettati una sua ferma presa di posizione del tipo “a casa mia comando io e non consento che i progetti relativi all’assetto sanitario della regione mi vengano calati dall’alto”.
Dal canto suo l’ing. Scura bene avrebbe fatto a respirare una ventata di democrazia e a vestire umili panni francescani, mettendo da parte l’arroganza derivante dall’investitura governativa e prendendo coscienza che alla soluzione dei problemi  si arriva con il confronto e non con i diktat.

Oltretutto da calabrese, difronte a Thanatos, mi secca vestire i panni del “piglìnculo”!
Mi spiega, l’ing. Scura,  perché io devo morire almeno quattro anni prima del Brambilla?