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In onda il festival delle illusioni Partecipano i complessi pifferai degli Immortali e degli Innominati

Rientra nella normalità il fatto che in tempo di declino della legittimità morale della politica aumenti di pari passo la distanza tra i cittadini onesti –  mi auguro tanti – e la classe politica corrotta, invece in  forte corrente ascensionale. Non sto qui ad alimentarmi con i vapori dello zolfo dietrologico o con quelle esalazioni mefitiche che si levano quotidianamente dagli scandali che vengono alla luce né, tanto meno, a cospargere di benzina carboni ardenti.
Ma dopo quanto avvenuto in quest’ultima legislatura di “innominati” mi sarei aspettato che: si andasse a votare con una legge elettorale seria, intendendo per tale quella che dà interamente  al popolo il diritto di scegliere chi lo deve governare e non alle segreterie dei vari partiti; che, finalmente, dopo tutti gli accorgimenti presi – codici etici e codici del cittadino consapevole, commissioni antimafia e commissioni anti racket, candidati presentabili e non –  si voltasse pagina una volta per sempre e si cominciasse a candeggiare con la varechina lo stucchevole perbenismo di maniera che ha imperato nella prima, nella seconda e nella terza repubblica.
Ed invece no: la nuova legge elettorale è stata costruita, ancora una volta  con la logica del “fotticompagno”, che probabilmente si ritorcerà negativamente sugli “architetti” che l’hanno progettata; mentre la composizione delle liste dei candidati ha infinitamente tenuto conto del loro peso in termini di apporto di consensi elettorali e non delle valenze di ciascuno anzi, poiché la scheda deposta nell’ urna, non olet , maramaldi di ieri e venditori di tappeti volanti –  in barba alla  Bindi ed ai santoni dell’ antimafia –  sono tranquillamente candidati; poi la pletora di partiti, movimenti, cespugli e non so che,  la dicono lunga sugli accomodamenti creati per dare l’impressione del nuovo che avanza per nascondere il vecchio marciscente.
Sta di fatto, comunque,  che le candidature non hanno ubbidito ai desiderata dei territori bensì alle strategie  di ciascun candidato alla poltrona di premier, finalizzate fin d’ora ad essere circondato da tribuni di sicura fede. E’ avvenuto a destra, a sinistra, al centro ed in ogni dove, azzerando  la classe politica locale e determinando che ciarlatani ed imbonitori, capitani di lungo corso ed astri nascenti, imprestati alla politica e faccendieri, sotto mentite spoglie o meglio dandosi una mano di biacca politicamente corretta, si ripresentassero nel candore di pure vesti verginali. Senza contare che, come avviene al mercato delle vacche,  ciascuno dice la sua mortificando la proposta di altri.
Quanto avvenuto sull’intero  territorio che vede, a seconda delle convenienze dei singoli partiti, la sistemazione dei suoi sodali in collegi sicuri, è avvenuto anche nella nostra regione, dove i nostri uomini migliori, cari al manovratore non per capacità intrinseche ma perché capienti container di consensi,  sono stati dirottati in puertos sicuri,  al riparo quindi, da qualsiasi sorpresa elettorale.
Comunque, gente calabra, tutti alle urne: è questo il nostro auspicio, esprimere un voto libero dai soliti condizionamenti, pur sapendo che non tutti, in Calabria come nel resto del Paese, vi si recheranno. Anzi gli strizzacervelli prevedono che solo due su tre eserciteranno il proprio diritto politico. Tradotto in numeri un 38- 40% dell’elettorato attivo si asterrà dal voto, malgrado i marchingegni e le diavolerie di Marco Minniti  che con l’espediente del “registro del cittadino consapevole”, sacralizzato con rogito notarile, ha pensato di bandire il voto mafioso; ma non sicuro dell’iniziativa, il nostro big più rappresentativo ha preferito “scappare” a Pesaro Urbino anziché nella città della fata morgana.  Forse perché non molto sicuro della  “simpatia” dei suoi concittadini.
E per iniziare la nostra allegra passerella cominciamo il nostro dire con il doveroso riferimento al regista di tutti i tempi, lo stratega on. Ernesto Magorno che attorno a Renzi  ha saputo “ galvanizzare” disperati peones a rischio di poltrone. Ci vengono in mente, con sincera devozione, autentici campioni della legalità ed amanti del benessere comune che sin da subito mettiamo in evidenza nell’interesse del cittadino elettore, qui in Calabria.
Cominciamo da Madame  Fifì,  nota moglie di altro personaggio del cosentino  che per ragion di stato si è convertita al credo dell’ex rottamatore toscano,  per finire  alle pasionarie del bene comune, Giulia Veltri ed Anna Maria Cardamone, di antica fede marxista. Non dimenticando, però,  di  parlare  dell’ultimo gioiello  della corona –  da Magorno acquisito sul  campo –  e cioè  l’on.  Sebastiano Barbanti che  per trenta denari, svalutati, ha girato le spalle ai pentastellati ed agli impegni presi in fatto di legalità. Ricorda il nostro dimentichino l’incontro nel municipio di Platì (anno domini 2013), presenti anche Morra, Molinaro,  Parentela ed il giudice De Grazia?  C’ero anch’io  curioso di sentire la nuova “buona novella”ed ho vivo nella memoria la domanda posta da uno dei presenti “siete venuti qui a raccogliere voti? Vi vedremo ancora dopo le elezioni?  Come sono andate le cose nel prosieguo è storia nota a tutti per cui  è  con grande ansia e  trepidazione che si attende il responso delle urne.
Non si può non fare menzione, poi,  della cd. quarta gamba in appoggio al centro destra  e nell’elencare tali personaggi, inquieti e travagliati,  il pensiero doloroso in primis va all’immortale Mario Tassone, che da quando è nato siede sempre in Parlamento con quale risultato per la Calabria ce lo chiediamo, ma non ne veniamo a capo. La stessa riflessione vale per gli altri suoi compagni di cordata Franco Talarico e Pino Galati: entrambi inossidabili, ma il secondo con più  entrature nel rispettabile jet society calabrese e nazionale. E’ questo un altro gioiello che non brilla di luce adamantina, ma solo lui sa dove trovare i voti  con gran gaudio di Magorno e Renzi.
Restano i pentastellati,  in Calabria tutti collegati a Nicola Morra che gran tradimento fece  alla legge Lazzati con gioia e tripudio di don  Ciotti che, a memoria delle vittime della mafia manda avanti, in Calabria, il fedelissimo esponente prof. Antonio Viscomi che, unitamente a don Stamile di Libera, confida  tanto nella mobilitazione di truppe cammellate.
Ci sorprende poi, e suscita mugugni,  la presentazione in lista di Pino D’Ippolito, invero non tanto amato   dai lametini, che finalmente ce l’ha fatta a d ottenere una candidatura, ma è assai difficile che possa ottenere un posto al sole.  Di altre candidature calabresi ed in particolare di quelle lametine,  assolutamente non parliamo per l’intrinseca inconsistenza e perché in tal caso faremmo pubblicità alla loro vanagloria.
Infine non possiamo  non dar notizia di un evento fissato dal nostro vescovo, per il 6 febbraio, presso  il seminario lametino, al quale interverrà l’on. Rosy Bindi. La legalità sarà il piatto forte del convivio,  l’argomento principe dell’incontro.  Entrambi in pensione, entrambi ormai senza impegni  in quanto  il nostro vescovo Cantafora fra due mesi tornerà a casa mentre la  Bindi sarà, invece,  assillata dalla preoccupazione di come spendere la sua  lauta, quanto meritata liquidazione da parlamentare, euro 254.000. Sicuramente, essi,  daranno vita ad un dibattito costruttivo  e serrato  in una città che ha tanta voglia di riscatto e tanta sete di legalità e  trasparenza, tante volte violate senza alcun distinguo tra sacro e profano.