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Fantasie politiche ed… amare realtà

Nel salone del Gattopardo, presso la Cittadella degli Uffici, va in onda lo spettacolo “ Il Valzer delle Poltrone”, commedia in tre atti. Regista e primo attore Mario Oliverio,  prima star Flora Sculco, musiche di Carlo Guccione, coreografie di Antonio Scalzo. Dopo decenni di oscurantismo la Calabria spiega le vele, vola alto nei cieli, corre spedita sulle arterie stradali, finalmente agibili, verso un inevitabile successo. Dati i favorevoli consensi della critica cinematografica e della stampa “ specializzata” lo spettacolo sarà mandato in onda due volte alla settimana fino a 15 aprile. Venerdì santo sarà replicato, solo per le scuole di ogni ordine e grado, mattino e pomeriggio.

Tutto passa inosservato: la Calabria sta facendo passi da gigante in tutti i settori costituenti la forza economica trainante della regione. Non ce n’è uno solo trascurato, grazie all’avvedutezza ed all’oculatezza della giunta Oliverio che, a quasi quattro anni dall’insediamento, l’ha rivoltata come un calzino facendola diventare la cerniera del Mediterraneo che sarà,  in un futuro molto prossimo, il punto di riferimento delle regioni del nord  Africa. In special modo per quanto attiene all’immigrazione delle afro masse.
Dopo il primo timido periodo di  “acclimatamento” il vecchio legionario ha intuito che la regione aveva una palla al piede che ne impediva il decollo: si la sanità, l’occupazione, il lavoro, il malaffare, la burocrazia, le camarille, la corruzione, gli intrallazzi, ma che vuoi, calabra gente, che siano a fronte del  “poltronificio” messo su con gli enti di diritto privato controllati, gli enti pubblici vigilati e le società partecipate? Sono queste iniziative industriali che, detto alla Montalbano, se ne fottono di Poltrone e Sofà e di Chateau d’Ax!
Ed è qui che si annidano politici mummificati, vassalli e valvassori, valvassini e feudatari, mantenuti della politica, figli, fratelli,  nipoti di vecchie glorie, forse deposte, ma sempre attive in tema di apporti elettorali.
E’ qui, tra gli enti inutili, il core business che invece di produrre e trascinare l’economia, affossa i bilanci regionali producendo voragini incolmabili, certamente anche in gran parte ereditati fin  dalla notte dei tempi.
Pollice verso, quindi,  su Calabria Etica e Calabresi nel Mondo, che sono solo la punta dell’iceberg, ma Fondazione Terina, Fondazione Field, Calabria Film, Afor sostituita da Calabria Verde, Sorical e quant’altro sono tutti film da vedere e, non credo, da apprezzare.
Ciò malgrado il Governatore calabrese qualche giorno fa al termine di una riunione insieme ai consiglieri regionali ha fissato i nuovi programmi: a breve una nuova giunta senza eletti ed, annunciata, la sua seconda candidatura alla guida della regione all’elezioni del 2019, garantendo per quella data un nuovo protagonismo di Palazzo Campanella e, grande novità, la burocrazia sarà soggetta al controllo della politica.
Parole, parole ma fiero cipiglio e  buoni propositi  – pronto a rispondere ai bisogni dei calabresi –  ma nessun rimpianto o rimorso per le condizioni della regione pari, ed in alcuni settori anche peggio,  allo stato quo ante alla sua consiliatura:  presenteremo il conto della nostra azione di governo !
Non un minimo accenno alla disfatta elettorale del 4 marzo u.s. che ha visto il Pd colare a picco ed il trionfo dei pentastellati e della lega,  tant’è che lo stesso Magorno, segretario regionale, si è salvato per il rotto della cuffia, grazie all’essersi collocato in pole position nella lista proporzionale.
Non un accenno al fatto che il “timido” Di Maio è diventato il leader più votato nella regione Calabria, dove ha ottenuto, anche la sua parte di gloria, Salvini,  ignorato nella precedente competizione elettorale.
Eppure ci sarà stata una ragione per cui i calabresi hanno “fatto giustizia”, mandando al museo delle cere, le vecchie glorie – dai Censore agli Aiello, dai Naccarato, Stumpo ai Galati – che per lustri hanno calcato il proscenio politico calabrese.
Forse per una questione di pancia, forse perché solitamente di filosofia si discute a pancia piena e, comunque la giri e la volti,  se la pancia è vuota i  cervelli … vanno in tilt.
Pertanto se i fatti che contano  – lavoro, disoccupazione, servizi, sistema sanitario, welfare – segnano il passo, le distanze tra governo e governati aumentano e generano azioni e reazioni come avvenuto alle scorse elezioni politiche.
Parlano, quindi, i fatti e, l’ultimo in ordine di tempo – la vicenda degli aeroporti calabresi –  la dice tutta sul modus operandi del governo regionale.
C’era una volta un bel … giocattolo:  la Sacal, società aeroportuale calabrese, ente gestore dello scalo  internazionale di Lamezia Terme, che malgrado gli intrighi politici, affaristici ed, ultimi in ordine di tempo, anche sentimental-gossipiani ( operazione Eumenidi docet )  ha fatto registrare sempre più successi in tema di traffico aereo e di passeggeri. Lo afferma l’Enac, ente governativo che monitora l’aviazione civile.
I bilanci, però, non splendidi e splendenti  per torbide  gestioni  – positivo se non sbaglio solo quello del 2016 – hanno invece un andamento indirettamente proporzionale al maggior traffico, cioè più migliorano le prestazioni più peggiorano i risultati economici.
Inizia così una nuova favola che ha fatto esultare aedi e rapsodi che già al mattino fan  colazione a base di

gestione aeroportuale, tanto da  fargli  affermare che la stagione dei bluff è finita e che pur con un decennio di imperdonabile ritardo, la Calabria si è dotata di un sistema unico aeroportuale.
I cantori di regime intendono per sistema unico aeroportuale Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, tutti gestiti da Sacal con un bilancio unico.
Da quando l’Enac ha affidato la gestione fallimentare di Reggio C. e Crotone alla Sacal lametina – rei in eterno chi ha votato per la partecipazione al bando – gli ”assistiti” reggini e crotonesi, alzano la voce e pur non partecipando alle spese gestionali,  pretendono la luna nel pozzo, addirittura minacciando, i reggini, class action contro la Sacal per danni arrecati alla città metropolitana.
Non entro nella vicenda perché a differenza di altri al mattino faccio una parca colazione. Ciò malgrado guardandomi attorno vedo che la Lombardia ed il Lazio hanno due aeroporti ciascuno, due la Sicilia, uno l’Emilia e Romagna, uno il Piemonte insieme alla Toscana ed al Veneto… tre la Calabria!!!
Ma potrebbero diventare cinque, uno per ogni provincia, se prendiamo sul serio l’impegno del governatore Oliverio per il territorio di Sibari e mi permetto di aggiungerne un altro io, riesumando l’ex aeroporto militare di Vibo Valentia.
Pensa o lettore, che botta sarebbe per l’occupazione se si addivenisse alla creazione di una FAL , acronimo che sta per FONDAZIONE AEROPORTUALE LAMETINA.
La favola è finita: stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto  la mia.