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Dubbi e perplessità su Lamezia Futura Cercasi sempre disperatamente eroe

“Gli ultimi articoli di Lamezia 3.0 sono stati dedicati alla nostra città ed alla necessità che si realizzi una grande coalizione intorno ad un tema, ad uno slogan e ad un progetto che si configuri nuovo rispetto a quanto già declamato e mai realizzato in passato”.
Pensieri e parole  dell’arch. Giuseppe Moraca,  nostro lettore, che in un suo scritto,  inviatoci e da noi pubblicato, dissente dall’  idea, probabilmente  mal recepita, che se si vuole voltare pagina per la rinascita della Città della Piana o Città dell’Istmo  –  la si appelli come meglio aggrada –  non c’è bisogno di nulla perché la Lamezia futura è già nella Lamezia che c’è.
Per meglio spiegare il contenuto delle nostre argomentazioni, egli scrive : la proposta si articola su tre punti, un nuovo logo ( Città dell’Istmo, Lamezia Futura); l’idea di un grande consorzio con i comuni della corona collinare della piana per la realizzazione di una città nuova, con ambizioni e dimensioni regionali; la ricerca di un eroe per la realizzazione di questo progetto, non condividendo, poi che  le solite, trite, ripetute potenzialità di Lamezia abbiano fatto il loro tempo e che oggi, per una nuova visione della città, siano da considerarsi superate.
Detto così sembrerebbe che il sottoscritto, colto da sindrome della banalità, abbia voluto gettare alle ortiche la cittadina lametina – omaggio al campanile ed alla mollizia di governo –  ed ispirato da divina luce,  percorrendo corso Nicotera, abbia  ipotizzato la Città dell’Istmo e preconizzato l’intervento di un eroe per la realizzazione del progetto.
E’ evidente che l’architetto Moraca non ha letto tutti gli articoli pubblicati da Lamezia 3.0 sulla vexata quaestio lametina, altrimenti  non avrebbe scritto che non ha senso inventare un nuovo paradigma su cui costruire un modello di sviluppo alternativo.
In estrema sintesi voglio ricordare al mio lettore che questa città, nata cinquant’anni fa in un clima di compromessi, di accomodamenti, di scambi, di ciarlatani ed imbonitori, ha avuto un avverso destino.
Completamente assente non giustificata una classe politica dirigente che sapesse vedere al di là del proprio naso, che avesse una visione chiara su direttrici di sviluppo, programmazione e pianificazione dei fatti che avrebbero dovuto dare senso e contenuti all’area lametina.
In questa bailamme la città della piana ha “vegetato” non andando oltre per idiozia di una classe politica senza fantasia,  ma con tanta scaltrezza da rigettare ogni responsabilità sui vicini di casa e vestire i panni della vittima alimentando così, ieri come oggi, l’amor di campanile.
Sono il primo a dire che rebus sic stantibus bisogna mettere da parte le pantomime e la retorica; di passare dalle parole ai fatti, di mettere da parte l’orticello e dare la stura ad un’ ipotesi  di sviluppo che investa tutti i comuni gravitanti sull’area lametina.
Da qui la necessità di stringersi attorno ad un progetto, di contarsi  e dar luce ad un progetto che consideri le esigenze di  ogni singolo comune della “corona lametina”,  inquadrandolo in una  pianificazione razionale che tenga conto –  senza sovrapposizioni, senza inutili doppioni – dell’armonico sviluppo di un’ intera area.
Di contro si continua con gli arroccamenti municipali e la suicida scia dell’individualismo. Ecco, quindi la necessità di sedersi attorno ad un tavolo, confrontarsi e, raggiunta la condivisione, costituire un sodalizio che abbia un unico programma di sviluppo,  teso e coeso,  alla soddisfazione di tutti i comuni secondo la loro identità e vocazione.  Queste le premesse essenziali per la Città dell’Istmo, un’area vasta che avrebbe  magari altro peso nell’ambito regionale senza alcuna ambizione se non quella di  trovare ruolo ed identità.
Per far ciò, caro amico lettore, condivido pienamente che non è con gli slogan  ad effetto che si va avanti né tantomeno con  “uomini solo al comando”. Comunque da quanto scrivi  vedo che hai le tue remore “sugli uomini che con la politica costruiscono, spesso immeritatamente –  quanto sei buono o diplomatico? –  le loro fortune. Pertanto torna giusto a fagiolo la tua “squadra di uomini competenti e di buona volontà”.  Io guardandomi attorno e  pronto a ricredermi, non ho la più vaga percezione di  probi viri  per cui  rimango  sempre alla ricerca del mio eroe.