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Sangue blu, la mia fortuna sei tu L’ emotrasporto in Calabria

Quella dell’Avis, associazione di volontariato e onlus di diritto, che da statuto ha lo scopo di promuovere “la donazione di sangue volontaria, periodica, associata, non remunerata, anonima e consapevole è fuor di dubbio una bella pagina ed è espressione di solidarietà e di civismo su tutto il territorio italiano.
In terra bruzia, come nelle altre regioni, essa ha una struttura così articolata: una presidenza regionale, una provinciale, una per ciascuna  sezione. Sono cinque, pertanto, in Calabria  le Avis provinciali, a cui fanno riferimento le varie sezioni. Tutte poi, in un immaginario organigramma, sono  subordinate alla presidenza regionale del dott. Rocco Chiriano.
Tutti i presidenti sono volontari e, come tali,  non percepiscono alcun compenso. Per meglio dare l’idea della distribuzione capillare della rete, prendo ad esempio l’Avis  di Catanzaro, tra l’altro sede della presidenza regionale oltre a quella provinciale. A quest’ultima fanno riferimento  circa 44 comuni (da Badolato a Zagarise). Accade la stessa cosa per tutte le sezioni ricadenti nei territori di Reggio Calabria, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia.
Qual è il compito dei nostri anonimi benefattori?  Raccogliere sangue e plasma ed inviarlo ai Servizi Trasfusionali provinciali dove le unità vengono sottoposte alla lavorazione e successivamente inviate agli ospedali per l’utilizzazione.
Prima, però, ogni unità di sangue viene esaminata nell’unico punto regionale del Servizio trasfusionale di Catanzaro.
Tale  processo, così descritto, non fa una grinza. Vivaddio in questa Italia, terra di santi, poeti, navigatori e…benefattori, finalmente un umano afflato di umana solidarietà, disinteressata, soprattutto.
Faccio un salto indietro: chi svolgeva questo compito prima della rivoluzione copernicana avvenuta nella gestione del sangue gratuitamente donato da noi altri?
I centri trasfusionali di ogni singola unità ospedaliera, che passo dopo passo, stavano normalizzando le carenze del fabbisogno di plasma e sangue. E il centro trasfusionale lametino era il fiore all’occhiello dell’ emoraccolta.
Gli anni che seguono il 2007,  segnano il successo e lo sviluppo del modello gestionale Chiriano che,  avuto il portafoglio clienti (leggi donatori) dei centri trasfusionali già operanti, non ha dovuto spremere le meningi più di tanto per organizzare le varie fasi del processo.
Non sfugga ad alcuno, intanto, che le Associazioni di Volontariato  ricevono € 5,00 all’anno  per ogni donatore iscritto, come si evince dal decreto nr. 7913 del 19 luglio 2017 del dirigente generale della regione Calabria che dispone,  per le 69.812 donazioni effettuate nell’anno 2016 il pagamento della somma pari a € 349.069,00. L’Avis, il cui “portafoglio” donatori pesa per l’80%, fa la parte del leone.
Lungi da me l’intenzione di sminuire le capacità di relazione, le motivazioni interiori o la passione civile del dott. Chiriano, certo è che svuotati i servizi trasfusionali di 11 centri ospedalieri della regione Calabria, grazie ad una leggina del siempre pibe de oro Scopelliti,  ex presidente e commissario della sanità calabrese, il servizio trasfusionale stesso è stato concentrato su CZ 1 e,  per alcuni “servizi“,  su Cosenza e Reggio Calabria, con  Chiriano,  manager del business nonché attore principale nella fiction “Dona il sangue. Diventa anche tu carburante della vita”.
Mario Oliverio, imperante governatore, e l’ing. Scura,  sempiterno commissario operativo  alla sanità calabrese, ormai alla fine del mandato – sempre presi dal giocare a cavacecio e farsi i dispettucci – “falciano“ negli ospedali della regione, sulle ali del risparmio ad ogni costo, primi fra tutti,  primari, personale medico e tecnico dei centri trasfusionali.
Mi rendo conto che tal mio dire non ha il fascino né il piacere dell’affabulazione, ma è comunque  un’altra  buona favola senza morale o una morale senza favola, che fa pendant con tante altre storie curiose di casa nostra. Quella che segue ha dell’incredibile, ma è ineccepibilmente vera.
Con delibera nr. 1151 del 31/10/2018 del direttore generale f.f. dott. Giuseppe Giuliano – pubblicata a latere – si autorizza il pagamento all’Avis Provinciale di Catanzaro, per il periodo ottobre 2017/ giugno 2018, a fronte delle prestazioni effettuate per le raccolte di sangue ed il trasporto di sangue cordonale, sangue intero e Nat,  di  141.413,75 euro.
L’entità della somma ed il costo unitario di ciascuna unità di sangue (€ 61,50) mi ha incuriosito a tal punto che ho voluto rendermi conto di come è gestito il “traffico” del sangue, donato questo sì gratuitamente da noi altri, ma che acquista valore aggiunto lungo il suo  “cammino”.
Per meglio spiegarmi faccio un esempio: io donatore mi reco presso la sezione Avis cittadina e do il mio sangue. La sacca va inviata al centro trasfusionale più vicino; da questo al servizio provinciale ( CZ, CS, RC); una volta validata e lavorata nelle sedi deputate, viene inviata agli ospedali che ne fanno richiesta. Ad ogni trasferimento quella sacca di sangue, da me donata, paga il trasporto, che – sembrerebbe – essere incluso nei costi unitari – €  61,50 , € 30,00,  € 24,75 – espressi in tabella, mentre il costo chilometrico di € 0,30  viene applicato probabilmente solo per altri prodotti. Paradossalmente se le sacche partono da Catanzaro per l’ospedale di Lamezia, non si conteggiano 40 km x  0,30, bensì 61,50 x il numero di sacche.
Vedi, caro lettore, quando per strada incontri quelle macchinine con la scritta “trasporto sangue” è l’Avis che sta lavorando per te e quel servizio è da te ampiamente e smisuratamente pagato.
Questi giri di valzer, non comprensivi dei servizi di emergenza sono quantificabili, per tutta la regione, tra i 4 ed i 5 (?) milioni di euro all’anno.
Sicuramente, meglio e di più, potrebbero illuminarci su costi e benefici di questa operazione, la dott.sa Liliana Rizzo del Centro regionale sangue ed il dott. Rocco Chiriano, presidente regionale dell’Avis. Se poi l’ing. Scura, che ci consegna dopo otto anni di commissariamento, un sistema sanitario peggiore di quello trovato all’atto del suo insediamento, volesse illuminarci sul perché non sia intervenuto, pur avendo  “attenzionato” il problema nel suo programma operativo 2016, allora andremmo a dama.
A parte ciò il sistema trasporti del sangue ubbidisce ad un incessante girotondo tra sacche di sangue che vanno e vengono – tra Avis, servizi trasfusionali degli ospedali, servizi trasfusionali provinciali, e dulcis in fundo, il servizio trasfusionale di Catanzaro, l’unico che può esplicare esami preventivi indispensabili – rondò  che impegna sicuramente una partita economica rilevante, che mette in difficoltà i direttori generali delle varie Asp i quali, per effettuare i pagamenti all’Avis devono far ricorso a vecchi accordi ed a disposizioni temporanee.
Ammazzate oh, cantava Luciano Rossi, e per quel che  mi riguarda, questa mi pare  una toppa peggiore del buco. Sicuramente c’è qualcosa che mi sfugge!
Non mi sfugge, però, che con quanto andiamo a spendere avremmo tenuto in vita i centri trasfusionali di hub e spoke e ci sarebbero avanzati, magari, qualche migliaio di euro; che chiarezza e trasparenza sono latitanti; che  probabilmente una cabina di regia avrebbe attuato prima un capitolato e poi una gara d’appalto.
Pesa l’assordante silenzio dei nostri numi tutelari ed il vagheggiare del Centro Regionale Sangue.