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Tribunale etico e girotondini La revoca delle assunzioni

minilogoA prima vista sembrerebbe che di etico in Calabria ci siano soltanto Pasqualino Ruberto e la sua fondazione. Non è così perché da queste parti etica e morale sono pane quotidiano. Non ho assolutamente intenzione di interferire con quanto stanno facendo istituzioni e magistratura – me ne guardo bene ed attendo che la giustizia faccia il suo corso – però, se tra tutti gli enti preposti ad amministrare giustizia civile, penale, amministrativa intanto ci fosse un Tribunale Etico, la cosa – vivaddio – non mi dispiacerebbe per diversi ordini di motivi:
1) A giugno dello scorso anno (quindi, in tempi non sospetti) argomentai che non erano chiari i criteri gestionali con cui Calabria Etica disponeva dei soldi pubblici e che sarebbe valsa la pena che le fiamme gialle dessero uno sguardo. Tra le pieghe di non so quale sito, Ruberto replicò, tra l’altro, che legalità e trasparenza erano norme inderogabili e che tutto era sotto il controllo di un vice prefetto.
2) Il 31 dicembre s.a. l’inventato presidente etico (mi scuso con i lettori se ricambio” l’inventato direttore, a suo tempo regalatomi) sbotta: “ho appreso dalla stampa che sarebbe intenzione del Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, istituire una commissione di inchiesta sulla Fondazione Calabria Etica da me presieduta. Lo stesso Presidente, sempre rivolgendosi alla stampa avrebbe, inoltre genericamente parlato di illegalità diffuse…”. è storia che, poco tempo dopo, il governatore della Calabria ha commissariato l’ente affidandone la gestione provvisoria a Carmelo Barbaro.
3) il 5 aprile u.s. 260 collaboratori assunti dal presidente etico vengono licenziati. Secondo il neo commissario Barbaro ed il dirigente De Marco, non si era proceduto ai decreti di attuazione, né alla stipula delle convenzioni ed alla previsione del concreto impegno di spesa.
Beh, siamo ancora ai  primi passi e già cominciano a filtrare le prime irregolarità. Delle indagini della magistratura non ci è dato sapere. Certo è che, se si è giunti a sospendere 260 neo assunti per progetti non autorizzati, la responsabilità del polverone sollevato non va al di là del presidente Ruberto, o del dirigente responsabile dell’ex decimo dipartimento, o di Nazareno Salerno, che nella qualità di assessore regionale al lavoro certamente qualcosa deve sapere.
Mentre il caos infuria ed ha avuto inizio il rimpallo delle responsabilità tra il neo commissario Barbaro e l’ex presidente Ruberto, resta in piedi una grana che non riguarda solo gli assunti di questi ultimi quattro progetti messi in discussione, bensì la maggior parte dei 750 privilegiati appartenenti al cerchio magico del novello calabro Marchionne.
Non è assolutamente possibile che in questa operazione, di sapore smaccatamente elettoral-clientelistico, abbiano trovato posto solo collaboratori privati dell’ex presidente, parenti, parenti di parenti, affini e collaterali, parenti di alleati politici, politici di altre parrocchie, avvocati a iosa, qualche consigliere comunale ed anche e finanche colti ed incliti “pennaioli ”.
C’è sotto tutto ciò una questione morale grossa quanto un macigno. Pertanto si dovrebbe avere da parte di tutti il buon gusto di non sollevare patetiche immagini di famiglie messe sulla strada e non assumere atteggiamenti da girotondini del proprio ombelico.
Sarebbe opportuno, invece, che si costituisse un tribunale etico che andasse ad esaminare, caso per caso, l’adeguatezza dei progetti e le qualità dei soggetti in relazione con quanto richiesto dai progetti stessi, chi ha tenuto i colloqui e redatto i profili degli eletti e degli esclusi, quale formazione e  competenza, in tema di risorse umane, tal signore aveva … ed alla via così. Ne vedremmo delle belle.