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L’esterofilia reazionaria dei lametini La destra conta sullo zoccolo duro, la sinistra sulla benevolenza del cielo

minilogoAlle comunali lametine del 2010 su 61.500 elettori  ne votarono 43.500 quindi 18.000 (il 34%) si astennero. Ora, se ammettiamo che i 14.350 che votarono al primo turno per la D’Ippolito stavolta votino per Mascaro e che gli 8.000 che votarono per Grandinetti stavolta votino tutti per Ruberto, il centrodestra dovrebbe poter contare nel complesso su 22.350 voti come base di partenza, ai quali aggiungendo i 1.800 voti che controlla Vescio, si arriverebbe, in totale, poco più poco meno, a  24mila voti.
Tommaso Sonni dovrebbe partire dai 18.000 voti avuti da Speranza al primo turno (al ballottaggio furono 23.000 su 35.000 votanti). Gli esperti di flussi elettorali dei due schieramenti si interrogano pertanto su questi dati che cinque anni dopo possono essere sconvolti dall’irruzione degli «astenuti», una massa critica che nessun esperto è in grado di decifrare negli orientamenti.
Basti pensare che alle Regionali sempre del 2010, su 44mila votanti ben il 66% (e cioè 27.000 lametini) decretarono un plebiscito per Scopelliti, ex sindaco di Reggio Calabria. Le comunali cioè sono l’unica competizione in cui i voti dei cittadini di Lamezia diventano fluttuanti, si spostano. Ogni altra elezione manifesta, invece, l’ideologia lametina prevalente che i politologi definiscono «esterofilìa reazionaria», risalente alla I^ Repubblica, dove i Pucci, Mancini  e Misasi contavano, nella nostra contea, su aficionados osannanti.
Quindi 27mila lametini, che nel 2010 si fecero indirizzare sul peggiore Presidente che la Regione Calabria ricorderà nei secoli, attribuendo 8.000 voti a Berlusconi e 7mila a Casini, ci fanno concludere che lo zoccolo duro del centro-destra conta su 15mila elettori convinti e fedeli. Nel 2013 alla Camera furono 13.435 ai quali sono da aggiungere i soliti 2mila voti che Ruberto controlla da anni. Guarda caso lo stesso numero che votarono per la D’Ippolito al primo turno.
Con questo si intende dire che qualunque candidato il centro-destra schiera a Lamezia, ed in qualsiasi competizione elettorale, può contare su 15mila fans «puri e duri».
Insomma a Lamezia, capovolgendo un luogo comune, l’ideologia che non declina nelle urne è reazionaria-moderata mentre i progressisti si avvalgono di un voto di opinione che aumenta alle comunali.
Così il candidato di centro-destra può essere chiunque, e se invece di un rispettabile avvocato avessero schierato Pincopallino, 15mila voti nelle urne li trovano senza colpo ferire. Al contrario tutto il tempo perduto per realizzare le primarie, una prassi che di democratico ha solo le apparenze se non viene regolamentata con legge, ha posto il centro-sinistra nelle condizioni di dover rincorrere l’opinione pubblica per far conoscere Tommaso Sonni il prescelto.