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Intellighentia politica e voto di scambio Ambizioni personali e benefico clientelismo

minilogoSe è vero come è vero che le assunzioni subiscono una consistente impennata, registrata addirittura dagli istituti statistici, alla viglia di ogni kermesse elettorale – sia essa nazionale, regionale o comunale –  sarebbe bene che i centri per l’impiego, visti anche i deludenti risultati da essi ottenuti, venissero chiusi per scarso rendimento.
Basterebbe, invece, che gli amministratori regionali incrementassero la presenza delle fondazioni in house, tipo Calabresi nel mondo e Calabria Etica, i cui due presidenti, rispettivamente l’on. Giuseppe Galati e il dott. Pasquale Ruberto, si sono veramente e disperatamente spesi per lenire le ataviche sofferenze della regione e dei comuni calabresi in tema di disoccupazione giovanile, della  media età e, in casi eccezionali, anche della terza età.
Alla vigilia delle ultime elezioni europee, l’onorevole deputato lametino – che tanto lustro sta dando all’intera regione bruzia con i suoi uffici di rappresentanza sparsi nelle più significative sedi internazionali – ha siglato un centinaio di contratti di collaborazione mentre, in occasione delle amministrative lametine del prossimo fine maggio, ne ha portato a compimento altri sedici.
Ha fatto meglio, tuttavia, il dott. Ruberto, che ha polverizzato le perfomance di Galati, squallido dilettante al suo confronto, dando vita, tra le scorse elezioni regionali e le prossime comunali lametine, a circa 750 contratti di assunzioni, cosa che gli ha valso il titolo di “Marchionne del sud”, con i naturali, dovuti distinguo perché il patron di Fca licenzia mentre il dott. Ruberto assume.
A fronte di ciò, fa specie sentire che la Corte dei Conti dichiara inutili le  due  fondazioni e chiede all’istituto regionale una “riflessione” sull’opportunità di mantenere in vita i due enti. Guarda che rompiballe costoro: quando c’è qualcuno che volando alto ignora le tediose, burocratiche disposizioni relative a legalità e trasparenza, spaccano il capello in quattro e pretendono di conoscere rendicontazione di spese, validità dei progetti, selezione del personale e criteri di assegnazione degli incarichi.
Se Garibaldi avesse badato a tutte queste formalità sarebbe ancora fermo, tra  Scilla e Cariddi,  il Borbone sarebbe re di Napoli e dintorni e papa  Pio IX sul trono di Pietro.
Suvvia, qui o si fa la Calabria o si muore; o si avviano progetti di sviluppo e di sostegno o altrimenti si rimane a far pennelli estirpando le setole ai magroni di Calabria; nel migliore dei casi a raccogliere la bava delle lumache, che ha tante proprietà terapeutiche.
E’ questa l’intuizione manageriale di Galati e di Ruberto: che, “pensato” il progetto, bisogna sempre disporre degli uomini giusti al posto giusto, e soprattutto nel momento giusto!
Accade così che il colto e l’inclito  vivano dell’arrosto o del suo inebriante  profumo, inneggino alle intuizioni ed alle capacità manageriali dei nostri eroi, mentre la “rustica progenie” – cane che abbaia alla luna – piagata dal bisogno del pane quotidiano, si limiti ad imprecare contro il nepotismo, il paternalismo ed  il clientelismo eternamente imperanti.
E le cose vanno avanti così da sempre, perché fan comodo a tutti: a chi fa la proposta e a chi si presta ad accettarla. E’ un do ut des che dà peso all’homo politicus – ben lontano dalla figura e dai contenuti che gli danno Platone ed Aristotele – ed al beneficiato che per prebende o appannaggi svende, sic est, se stesso e la sua capacità di discernimento critico.
Colmo dei colmi,  tutto ciò vien fatto passare per politica intellighentia, non per voto di scambio; il diritto di ciascuno al lavoro viene camuffato da gentile e graziosa concessione del potente di turno, mentre non ci sono parole per definire chi antepone l’interesse personale a quello della collettività.
A fine maggio i lametini andranno a votare per il nuovo consiglio comunale. Le ultime due consultazioni elettorali, quelle Speranza per capirci,  rispecchiano fedelmente quanto esposto: per ben due volte sono stati eletti un sindaco di sinistra ed una maggioranza di destra.
Se andranno al voto tanto per non scontentare alcuno, si preparino, essi lametini, a celebrare l’ennesimo successo di quella deprecata “intellighentia”, il cui fine ultimo è quello di riposare i glutei stanchi su accoglienti e riposanti poltrone.