Vai al contenuto

Le querce sono in fiore Raffaele Gaetano ha raccolto e commentato gli scritti di ventidue viaggiatori nel Lametino

Le querce sono in fiore“Le querce sono in fiore” (ed. Koinè, 2015) è l’ultima fatica di Raffaele Gaetano intorno al tema del viaggio in Calabria tra sublime e pittoresco. Una ponderosa antologia dove ha raccolto, commentato e sistemato, con una ricchissima ouverture,  gli appunti e memorie di 22 viaggiatori che hanno osservato il territorio lametino, da Jean-Claude  Richard De Saint-Non (1778), ai nostri contemporanei Guido Ceronetti e Giuliano Santoro che hanno visitato Lamezia nel 1983 e nel 2011.
Un libro prezioso che prima di esser letto si lascia sfogliare con amore, osservando le foto, le pitture e i disegni stampati su una ottima carta Fabriano. Dopo Avanti all’anima mia (2010) e La Calabria nel Viaggio Pittoresco di Saint-Non (2011), l’autore conclude la sua ricerca intorno a nobili o borghesi, scienziati o artisti, ecclesiastici o militari che hanno osservato i nostri luoghi, e rispetto ai quali ciascuno di loro, in prevalenza hanno viaggiato da soli, si è sentito «per elezione personale, o per decreto del destino, inevitabilmente esule».
Gaetano è un erudito ma anche un divulgatore appassionato di arte e poesia e quindi ci propone una lettura che spazia nei secoli e condensa le considerazioni sulla nostra terra di personaggi diversi, viaggiatori occasionali o incidentali, dall’economista Giuseppe Maria Galanti all’archeologo Francois Lenormant, dal chirurgo svizzero Horce De Rilliet allo scrittore francese Francis Wey e così via. Punti di vista diversi, epoche diverse, ma viaggiatori animati da indomito spirito d’avventura nell’accostarsi alle terre pericolose dell’estrema periferia rispetto a Napoli, capitale avvertita come ultima isola della civiltà europea.
Per buona parte dell’800 e oltre il Lametino non ha strade carrozzabili, pertanto il viaggio si faceva a piedi, su un mulo o a cavallo, su carrozze o diligenze postali scendendo l’antica consolare romana Popilia o altre strade sconnesse, il più delle volte viottoli o tratturi. «Un lametino vivo in cui povertà e bellezza coesistevano in perfetto equilibrio»,  spiega Gaetano, «una Calabria che non rappresentava un viaggio, ma qualcosa di magico, addirittura di mistico per chi era disposto a smarrirsi. Una terra che poteva essere un naufragio, un Lametino diverso, pieno di contraddizioni, ma anche pittoresco, altero, sublime».
Raffinati scienziati interessati alla terra ballerina e tellurica e archeologi stupiti dai beni culturali, antropologi che classificano inediti comportamenti umani e sociali e giornalisti investigatori del mancato decollo industriale, tutti ci rimandano nel cuore una terra possente come un grande albero eppure gracile come un fiore, la terra in cui le querce sono in fiore, come la definì il reverendo Brian Hill, le querce essendo – secondo Burke – gli alberi che meglio rappresentano la sublimità. Una lettura che appassiona e incuriosisce anche il più abulico dei lettori: a Nicastro «la gente va armata di fucile, coltelli o pistole. Gli eccessi che commette si transiggono alla Corte locale, e non mancano le solite combriccole. Costoro vanno visitando i poderi de’ particolari rubandone i frutti. L’ozio, l’ubriachezza, il libertinaggio vi sono comuni. La bassa gente è oppressa da’ diritti che riscuote la Curia vescovile ne’ matrimoni, esigendo 30 carlini per matrimonio », annota Giuseppe Maria Galanti nel suo giornale di viaggio del 1792.
Venendo all’oggi, all’ingresso di Lamezia, lasciando l’autostrada, farei mettere un monumento con la famosa stupenda annotazione dello scrittore Ceronetti: «Non lo sanno, ma qui l’hanno già avuta la bomba…»
Nicastro al torinese di un Viaggio in Italia è sembrata una ricostruzione post-atomica, talmente affrettata e stracciona da far rimpiangere quando la bomba aveva fatto il deserto. Un libro questo di Gaetano che non resterà muto a guardarci dalla nostra libreria ma che ci intriga. Come ci svela (senza volerlo?) l’autore stesso, lasciando scivolare il suo desiderio con la leggerezza e il disincanto degli studiosi instancabili, questa antologia sarebbe un nuovo inizio, un viaggio nel registro interiore, pienezza di luce che attraversa l’opacità del presente.