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Crocetta – Borsellino squallida vicenda La fantasia di Camilleri e la realtà di Sciascia

images(r.b.) Una vicenda squallida quella Crocetta-Borsellino, che non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima. Accade in Sicilia, la terra di Sciascia e di Camilleri. Ma anche terra di veleni, di ombre, di sospetti, intrighi, paure, compromessi, attentati, morti violente.
La differenza tra fantasia e realtà è che manca il serafico Montalbano che, pur muovendosi tra lacci e lacciuoli, grazie al suo fiuto, alla fine riesce sempre a trovare il bandolo della matassa. La realtà, ahinoi, è ben diversa e, guarda caso, è con essa che alla fine bisogna fare i conti!
Montalbano rappresenta, probabilmente,  il desiderio di chi ha sete di giustizia e legalità, di chi non spegne mai la fiammella della speranza, anche se alla fine della giornata deve poi far conti con via d’Amelio, non dimenticando Falcone e quanti altri nel corso del tempo sacrificarono se stessi nell’interesse, distratto, dei tanti.
Senza andare molto indietro nel tempo e senza far torto a nessuno, in tanti –  Cuffaro,  Lombardo e lo stesso Crocetta –  alla partenza animati da irreprensibili propositi, si sono smarriti per strada e la regione Sicilia ha completamente cambiato i suoi connotati: da isola dei Ciclopi è diventata, nel tempo, una holding di partecipazione industriale a livello mondiale con tanto, di presidente, amministratore delegato e collegio sindacale; con, dietro le quinte, un management parallelo che è quello che tiene e controlla il  gioco  sul panno verde del bigliardo.
In un contesto siffatto han gioco facile gli assertori dell’antimafia, quella pantofolaia e salottiera di cui parlano Leoluca Orlando e tanti prima di lui, che non demordono dal denunciare il business che è  “lievitato” attorno a questa virtuale  attività che ha creato la fortuna di tanti, complice la cecità dei molti… e, in buona parte dei casi,  con celestiale benedizione.

Sull’argomento, nel pieno rispetto dell’altrui pensiero (il che non significa necessariamente condivisione di contenuti), riceviamo e pubblichiamo quanto ci scrive un nostro lettore

Egr. direttore,
“Mi rivolgo a Lei per esternare tutta la mia indignazione sull’affaire “Crocetta”. Non Le nascondo tutta la mia rabbia, nei confronti del Governatore della Sicilia, nel leggere le puntuali precisazioni di Luigi Vicinanza, direttore de “L’Espresso” il quale sostiene: “La telefonata tra il medico Tutino e il governatore siciliano esiste ed è stata verificata con accuratezza nei suoi contenuti con più fonti incrociate. E non è la prima volta che la Procura di Palermo smentisce una nostra notizia poi rivelatasi autentica”.
E’ una efferatezza pronunciare parole atroci quali “Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre”. Come può un personaggio triste e oltremodo chiacchierato, tale Matteo Tutino, degno amico del “Crocetta”, esprimersi in tal senso? Il fatto, ancora più grave, è che a riferire questa ignobile e atroce frase è proprio un  medico dell’Ospedale pubblico “Villa Sofia”, arrestato con l’accusa di avere truffato il servizio sanitario regionale.
E le reazioni del “Crocetta”? In primis autosospensione (non contemplato nello Statuto della regione Sicilia), poi la dichiarazione, ancora più grave, rilasciata all’ANSA: “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo”. Affermazione, questa, degna di un equivoco e squallido personaggio, non di un autentico guerriero.
E il PD continua a tacere!
Per la famiglia Borsellino, caro Direttore, è come se avessero, per la seconda volta, ucciso il Giudice tanto amato dagli italiani ed, indirettamente, irriconoscenza nei confronti di Falcone.
Dipendesse da me, metterei alla “gogna” i vari Tutino e Crocetta.
Piena solidarietà e vicinanza in questo momento di sofferenza e tormento interiore, quindi, a Lucia Borsellino !
Che si aspetta da parte del Consiglio regionale a sfiduciare Crocetta ed a sciogliere anticipatamente la legislatura in Sicilia? Da questa vicenda traspare, ahimè!, solo squallore!
Se la sig.ra Lucia Borsellino si è dimessa da assessore alla Sanità, indipendentemente da qualsivoglia intercettazione telefonica, vuol dire che c’è veramente del marcio negli ambienti in cui operava. E’ un mistero, per me, che la lettera di dimissioni dell’ex assessore abbia prodotto solo il “silenzio” delle istituzioni regionali e nazionali.
Come italiani dovremmo ribellarci. Troppi sono, ormai, gli avvenimenti che attendono da tempo una  risposta, forte e decisa”.

Lettera firmata.(E.V.)