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Oliverio: dalle denunce ai fatti Eliminare le cancrene per salvare la Calabria

Palazzo degli ItaliNon so perchè le parole del governatore calabrese Mario Oliverio, pronunciate in occasione della inaugurazione della cittadella regionale a Germaneto, dove si è svolta la prima riunione di giunta, mi hanno richiamato alla mente Michael Gorbaciov (1986)  e la sua glasnost e perestrojKa, due parole che, coniugate, intendevano significare l’applicazione della chiarezza nella gestione politica; contro la corruzione ed i privilegi di quell’apparato che egli combatté, ma  riuscì appena a scalfire.
Il governatore Oliverio – tralasciando il pistolotto di circostanza ed andando subito al sodo – ha esordito dicendo che “questa opera (la cittadella della politica, n.d.r.) deve essere capace di cambiare passo rispetto al passato e diventare una casa di vetro in cui si affermino le regole ed in cui i cittadini possano ritrovare fiducia. La giunta appena varata ha questo obiettivo e vuole esprimere solo un messaggio: discontinuità rispetto al passato, apertura di una stagione nuova. Non a caso ho voluto tenere la prima riunione di giunta in questo palazzo”.
Se non sono parole di circostanza, è legittimo ipotizzare  che il governatore Oliverio soffra di vuoti di memoria; infatti, al momento della composizione delle liste elettorali, egli non ha dato alcuna importanza al codice etico della Bindi, né tanto meno alle sue stesse annunciate inderogabili regole, applicate a senso unico alternato. Al riguardo la dice lunga la sua sperticata difesa in televisione – in occasione dell’episodio Lanzetta – di Antonino De Gaetano, allora suo assessore di fresca nomina.
Tutto ciò fino all’ ultimo tsunami che ha travolto, nella rimborsopoli calabrese, tante “alme di eroi”, al punto da far ipotizzare che la prima riunione del consiglio regionale avrebbe dovuto tenersi  nel super carcere di Siano di Catanzaro.
L’operazione “Erga Omnes” – inchiesta della procura di Reggio Calabria sui  “rimborsi pazzi” dei consiglieri regionali –  si è conclusa con un bilancio che fa rabbrividire: tre ex consiglieri agli arresti domiciliari, altri quattro sottoposti al divieto di dimora, beni sequestrati per complessivi due milioni e mezzo di euro ad altri ventisette indagati per falso e peculato.
Tra i rimborsi c’è di tutto: dall’acquisto del “grattino” al biglietto dello spettacolo di lap dance, a viaggi non giustificati in Italia ed all’estero, a cene e banchetti “trimalcioneschi”, dove mancavano soltanto il coppiere degli dei o leggiadre fanciulle mescitrici di prezioso nettare, sicuramente  doc, igt  o comunque protetto, perché  “proposto” al consumo di palati  le cui papille gustative furono,  in tempi andati, sensibilizzate da doviziose nutrici.
Scompaiono così dal proscenio  il presidente del consiglio regionale, on. Antonio Scalzo, lametino, che fa, non sollecitato, un passo indietro, l’on. Guccione, assessore regionale al Lavoro, e poi l’inossidabile Ciconte  e poi e poi… il tanto discusso De Gaetano e Bilardi, Trapani, Nucera, Tripodi , Dattolo, Adamo… glorie vecchie e nuove – sempiterne – che perpetuano e propongono un “modus essendi” che ha portato la regione al default.
Dove sono oggi quei “fresconcelli scherzosi” che ieri minimizzavano gli avvisi di indagine e di garanzia, quasi facendo balenare una “insostenibile leggerezza dell’essere” di  chi è preposto a far rispettare le regole della “governance” della cosa pubblica?
Purtroppo,  è doloroso constatarlo, essi calcano ancora le scene della politica. E fin quando cavilli, commi e sotto commi, condanne di primo, secondo e terzo grado – in un eccesso di garantismo e nella deriva di questa repubblica delle banane –  prevarranno sul “codice di onore”, solo le tre Parche, di antica memoria, potranno liberarci da questo cancro.
Certamente il governatore Oliverio è ben cosciente che i calabresi l’hanno votato come l’ultima speranza che loro rimaneva dopo la sciagurata esperienza del nostrano “pibe de oro” e del suo cerchio magico.
Pertanto, onorevole Oliverio, non stia ad ascoltare chi, avendo smarrito – e non da oggi – etica e morale, attribuisce alla politica poteri taumaturgici che si traducono, alla fine, in sostanziosi ritorni per sé e per i suoi discendenti, ascendenti, affini e collaterali.
Ci risparmi i pistolotti e prenda coscienza che gli errori finora commessi potevano essere evitati e che tanti vetri della nuova casa sono già precocemente ingialliti ed opacizzati.