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CALABRIA REGIONE AL TRAMONTO O ALL’ALBA?
Non fanno presagire nulla di buono le elezioni regionali a causa del solito parterre composto dagli spin doctor delle segreterie dei partiti e dai candidati presidenti con il collaudato criterio dell’appeal degli aspiranti commisurato al potenziale apporto di consensi. Febbrile attesa e settimana decisiva per la chiusura delle liste.

Plaudo all’iniziativa dell’Università delle Generazioni di Badolato e di Domenico Lanciano, fondatore della associazione culturale che, da qualche anno, si è data come obiettivo quello di “promozionare” la Calabria con foto e video a soggetto albe e tramonti degli orizzonti calabresi, ripresi dalle colline, dalle montagne e dai litorali; protagonisti i suoi adepti e gli stessi turisti. Non so che ritorno abbia avuto l’eliofania del gruppo badolatese, né tantomeno se l’iniziativa abbia quanto meno solleticato l’interesse dei nostri politici.

Nulla, a giudicare dalla “sortita” santelliana e dalla narrazione goffa e sdolcinata del cortometraggio di Muccino – protagonisti Bova e compagna – trionfo del nonsenso e della dissennatezza economica (otto minuti costati 1.663.101,56, vale a dire oltre 200.000 euro/minuto), passando anche – sbiadito ricordo – per Agazio Loiero ed Oliviero Toscani.

Non ho infatti l’impressione che la Calabria abbia guadagnato tanto in immagine, dal momento che noi calabresi abbiamo sempre pagato cifre esorbitanti per sentirci dire quel che già dicono, di noi, i nostri detrattori, a torto o a ragione, gratuitamente!

Ritengo poi apprezzabile, ma non entusiasmante più di tanto, il tema di questo reportage fotografico mirato ai tramonti più che alle albe, in quanto mi produce l’orticaria il pensiero della Calabria regione al tramonto, dal momento che tutti – eletti ed elettori – siamo a conoscenza di essere gli ultimi della classe, da sempre.

Certo è che i tramonti sono demodé, però resta sempre una consolazione dell’uomo il fatto che il futuro sia un’alba (V.Hugo).

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Ed è un’alba, quella che sta per sorgere, che lascia presagire per la regione bruzia altri cinque anni di oscurantismo, di nulla di fatto, causa il solito parterre di “celebrità” scelto dagli spin doctor delle segreterie dei partiti e dai candidati presidenti, in virtù di logiche spartitorie e clientelari.

I criteri di scelta dei candidati, infatti, sono rimasti quelli di sempre, vale a dire la valutazione del loro potenziale apporto in termini di consensi elettorali, anziché delle competenze e dei valori intrinseci di ciascuno nonché   dell’adesione ad un programma politico. E questa è la prima causa del voto di scambio al quale molto spesso e volentieri i candidati hanno fatto ricorso, fottendosene ampiamente del 416 bis e ter di difficile applicazione.

Siamo a circa quaranta giorni dal voto: le coalizioni sono ormai una realtà mentre le liste possono subire variazioni anche per l’impegno preso dai candidati presidenti di voler puntare su nomi puliti. A parte questa manifestazione di volontà c’è anche la possibilità offerta dalla Commissione antimafia che di recente ha approvato il nuovo codice di autoregolamentazione per il controllo delle liste elettorali.

Peccato che il testo preveda la presentazione delle liste entro i 75 giorni dalla data delle elezioni; dunque per la Calabria il tempo sarebbe scaduto. Comunque la montagna ha partorito il topolino: su quasi 500 nominativi esaminati solo cinque sono impresentabili, di cui due calabresi. Val la pena sottolineare che solo undici liste hanno sottoposto i nomi al vaglio della commissione e che esistono interpretazioni diverse tra i leaders delle coalizioni tra responsabilità oggettive e non soggettive dei candidati.

Relativamente alla impresentabilità dei candidati Palazzo San Macuto continua, nel più impenetrabile dei  silenzi, a fare il suo lavoro e mercoledì prossimo, giorno in cui la bicamerale si riunirà, avremo modo di apprendere eventuali altre novità.

La settimana appena iniziata è, comunque, quella decisiva per la completa definizione delle liste, per cui le  segreterie dei partiti, nessuna esclusa, sono impegnate nel recepire gli ultimi cambiamenti di casacca nella speranza che la commissione antimafia non segnali controindicazioni.

Ai nastri di partenza, comunque, per il centrodestra lo schieramento di Roberto Occhiuto, che scenderà in campo con almeno 7/8 liste già definite. A meno che la commissione antimafia non abbia a che dire, la sua sarà la celebrazione della marcia dell’Aida annoverando, egli, nella sua coalizione partiti e partitini, cespugli e fronde presenti sul proscenio politico nazionale, nonché tutti i big men eletti nelle tre circoscrizioni elettorali calabresi e, qualora dovesse profilarsi all’orizzonte qualche nube ostativa sammacutiana, questa verrà sapientemente spazzata mediante sostituzione di eredi, affini, collaterali o addirittura prestanomi…tanto per assicurarsi l’immortalità  politica.

Mi vien da piangere se, a fronte della menzionata panzer division del centrodestra guardo nel centrosinistra, dove attorno all’agnello sacrificale Amalia Bruni, campeggiano quel che resta del fu Pd e della riesumazione del movimento democratico del clik, meglio conosciuti come pentastellati.

Attorno alla smarrita Amalia Bruni schierate otto liste che vanno da Tesoro Calabria di Tanzi agli Animalisti Verdi o ad Italia Viva, ultimo acquisto. Non credo però, che i venti di fronda possano fermare i cingolati di Occhiuto anche se dispone di vecchie glorie e generali come Irto, Battaglia, Bevacqua e compagnia cantante.

Ancora al lavoro Luigi De Magistris con sette/otto liste in corso di definizione. L’ex pm è abbastanza fiducioso di avere una grande affermazione ed è l’unico che schiera “candidati di bandiera”, cioè gente balzata all’onore delle cronache per aver tentato di cambiare effettivamente il modus essendi di una politica che in cinquant’ anni di regionalismo non è riuscita a trovare la quadra per uscire dall’impasse socio economico nel quale si trova.

Non fa più storia il legionario Mario Oliverio che nel terremoto politico è stato abbandonato dal Pd e dai suoi più fedeli luogotenenti. In quel che resta del suo entourage si vocifera che sono in corso trattative per una sua partecipazione al Polo Civico dell’ex sindaco di Napoli.

La settimana appena iniziata comunque metterà fine ad ipotesi e congetture, meno che ad una certezza: si paventa per questa martoriata regione un altro quinquennio fatto del nulla vestito di niente.

Così vollero Enrico Letta e Giuseppe Conte!!!