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Pesante situazione del servizio sanitario regionale
Basterebbe poco per uscire dalla tenebre

minilogo
La situazione pesante in cui versa il SSR  rende necessario un passaggio chiarificatore su alcuni dei processi che lo governano e sulla loro potenziale evoluzione. Il “piano di rientro” ha inciso pesantemente sull’organizzazione delle strutture determinando un progressivo ridimensionamento dell’offerta legato anche al drammatico blocco del turn over. Questo, non consentendo il rimpiazzo dei soggetti transitati in pensione, ha enfatizzato una carenza di personale oramai insostenibile.
Alcune strutture hanno patito più di altre tale situazione anche perché, i relativi organici, partivano da numeri già deficitari. E’ questo il caso di Lamezia Terme e Soveria Mannelli dove, la situazione sopra descritta ha condotto alcune strutture verso dinamiche allo stato poco controllabili. Basti qui citare gli ultimi avvenimenti relativi al Centro Trasfusionale di Lamezia Terme e, per quanto a Soveria Mannelli, gli accadimenti legati al Pronto Soccorso dove, la carenza di personale è aggravata dall’azione poco chiara della Direzione Sanitaria di presidio con tanto di richiesta di chiarimenti della direzione generale.
Siamo convinti però che tutto ciò c’entri poco con le grandi dinamiche di spesa rispetto alle quali si continua volutamente a far finta di nulla. Le aziende sanitarie hanno difatti, tra i principali fattori di spesa, il costo della farmaceutica e quanto relativo al rimborso a DRG delle prestazioni erogate. Per quanto al primo punto, è evidente che tale fattispecie andava aggredita intanto attraverso il controllo delle prescrizioni, fatto naturalmente coinvolgendo i soggetti attivi e ottenendo la loro collaborazione. Ma non solo…. grande rilevanza dovrebbe avere la terapia post dimissione e quant’altro legato alle distribuzione ospedaliera dei farmaci, cosa che alcune aziende della regione, faticano a capire ed applicare. Ma vieppiù: i famosi DRG. Questi non sono altro che un sistema di tariffe di rimborso legate alle patologie indicate in un apposito “nomenclatore” secondo gruppi di affinità. Orbene il SSN ha copiato tale sistema dal mondo anglosassone, leggasi USA, dove però vi è una differenza sostanziale. Il terzo pagatore non è lo stato, fatte salve alcune prestazioni legate ai non abbienti, ma il sistema privato delle assicurazioni. Le imprese suddette esercitano un controllo ferreo sulla prestazione erogata rispetto all’appropriatezza della stessa. Un esempio per capire:  se qualcuno subisse un intervento chirurgico di protesi valvolare cardiaca, senza averne i requisiti previsti dalle linee guida relative alla patologia, l’ospedale effettuante l’intervento non si vedrebbe rimborsato alcunché.
Un sistema siffatto allontana distorsioni e rende più leggibile il processo che governa il DRG stesso. In Italia invece lo stato, o meglio le regioni, sono contemporaneamente controllore e pagatore con le conseguenze viste recentemente per il caso “Santa Rita” di Milano. Ad invarianza di sistema diventa irrinunciabile per dare anche eticità al tutto, spogliarsi del controllo ed affidare tale passaggio, a strutture non pubbliche con un adeguato background nella tematica. Siate pur certi che non solo si avrebbero risparmi cospicui diretti sullo speso, ma si otterrebbe anche uno storno del personale attualmente impiegato in queste funzioni nella loro specialità d’assunzione e riduzione dei costi indotti dall’inappropriatezza… pensiamo solo a quanto costa, al di là del prezzo etico e morale legato ad una terapia non indicata, una sostituzione valvolare cardiaca “non necessaria” in termini di controlli successivi e di terapia farmacologica. Come fare tutto ciò… anche questo è semplice.. basterebbe  per iniziare mettere in gara tali funzioni di controllo assumendo come somma da appaltare il budget annuale della sanità accreditata regionale. Poche regole, chiare e tornerebbe ad albeggiare….