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Non c’è trippa… per i 44 gatti lametini Il maitre à penser ing. Scura spegne ogni speranza: l’ospedale cittadino dipenderà da Catanzaro

20150912-Ospedale Lamezia terremotatoGrande, trepida attesa per la visita dell’ing. Scura all’ospedale lametino. Una formalità di rito, tanto per ribadire un concetto formulato in tempi lontani, consolidato nella storia recente e spadellato, questa volta,  dal commissario di turno di fresca nomina.
Non c’è trippa per.. i gatti lametini, questo il responso in ossequio al decreto tal dei tali, al nuovo  assetto sanitario regionale, al piano strategico di rientro.
A Trebisacce, dove già l’evento aveva avuto luogo, i gatti erano…quattro; a Lamezia sono quarantaquattro, ma i numeri non fanno differenza…se non quando trattasi di conteggiare i consensi elettorali. Mettiamocela in testa questa realtà, una volta per tutte: siamo persone quando dobbiamo scegliere chi ci deve rappresentare, siamo … gatti, come cantava Dalla – oggi suffragato dal maitre à penser ing. Scura – quando trattasi di erogazione di servizi, meglio definiti livelli essenziali di assistenza.
Ebbene, in una serata rovente dell’alto Ionio i benemeriti dell’Arma hanno sottratto il commissario alla sanità bruzia alle rimostranze della folla, sentitasi umiliata ed offesa dall’ostentazione di sicurezza dell’ing. Scura, forse derivata dal fatto di appartenere ad un “regime politico” che degli annunci e della sicumera ha fatto il suo piatto forte.
L’altro dì, nel grigiore anticipato di un piovoso mattino autunnale, l’alto commissario Massimo Scura, venuto a conoscere la realtà ospedaliera lametina, al sindaco Mascaro, alle associazioni di categoria, ai sindacati, ai tanti medici, ai tanti comitati ha recitato il suo mantra, riassumibile in un concetto che non ammette alcuna variante al tema: Lamezia è spoke e non può diventare parte di un hub perché per esserlo bisognerebbe cambiare tutta l’organizzazione sanitaria calabrese”.
Mi si perdoni l’insolenza, ma fosse stato per tal rigida interpretazione “scriptum est…sic est”, nel mondo non sarebbero mai avvenute rivoluzioni, intendendo per tali mutamenti politici e conquiste sociali.
Come dire… il tal decreto stabilisce che l’ospedale lametino è un raggio di una ruota e tale deve rimanere, perché tempo fa un fresconcello scherzoso, probabilmente non tanto disinteressato, tanto aveva progettato.
Come dire che la “ragionieristica, tecnica, algida” interpretazione del decreto tal dei tali, deve mirare al taglio dei costi; se questo poi  penalizza l’utente finale, ed i servizi non vengono erogati … beh,  è  del tutto marginale perché  non urta la sensibilità di alcuno.
Il nosocomio lametino, poi, non può ospitare il Trauma Center, non può integrarsi all’interno dell’azienda unica che si costituirà tra il Pugliese-Ciaccio ed il Mater Domini, perché ciò graverebbe il bilancio di costi per centinaia di milioni e rivoluzionerebbe l’intero sistema sanitario.
Allora che c… è l’ospedale lametino? Presto detto: “si cercherà nei limiti del possibile di valorizzare un presidio con 270 posti letto che ha già le sue eccellenze. Tutto il resto sarà competenza di Catanzaro (sottovoce, allude forse l’arguto inquisitore alla fibrosi cistica, alla tossicologia forense o alle malattie infettive, inaugurate in pompa magna, con spumante e pasticcini, dall’uomo passato alla storia come catalogatore di fagioli?). Guarda guarda, siamo arrivati al solito capolinea!

Qualche giorno fa il governatore Oliverio si è recato a Roma dal ministro della Sanità, on. Lorenzin, per relazionare sulle miserrime condizioni della sanità calabrese. Senza menarla per le lunghe, egli ha sostenuto che gli ospedali dei capoluoghi stanno scoppiando perché quelli periferici, non in grado di erogare servizi per mancanza di medici, personale e mezzi, “convogliano” il traffico sanitario  sulle strutture dei centri capoluoghi.
Non penso che gli illuminati maitres à penser ignorino quanto precaria sia la situazione sanitaria calabrese. Ciò malgrado, con ostentata sicumera, il tutto viene rinviato all’anno che verrà, mentre l’utente che incappa nelle maglie di quello che si definisce, impropriamente, “Pronto” soccorso (per esperienza di vita vissuta parlo di quello lametino) piange lacrime amare .
La ministra Lorenzin ha convocato, a ruota, l’ing. Scura ed avendo ella manifestato condivisione e stima per l’operato del commissario alla sanità calabrese, si arguisce induttivamente che quanto messo in atto dall’ingegnere, per “razionalizzare e far tornare” i conti” in Calabria, è condiviso anche dalle alte sfere.
Non ho ritorni, invece, sui servizi erogati agli utenti, ai quali nessuno presta attenzione. Di fatto c’è  che a Lamezia, come altrove, i LEA  (livelli essenziali di assistenza ) sono diventati livelli essenziali di esistenza.  Ma ciò non  preoccupa nessuno.

Nel suo intervento  l’ing. Scura ha più volte sottolineato: “di ciò che è stato fatto prima non posso rispondere…”. I media, quelli codini e velinari che calcano la scena, non hanno dato rilievo a questa affermazione, che ha alle spalle una storia ed un solo un significato. Lo ricordano i lametini?
Tutto ha inizio nel 2007, quando il nostro assessore regionale alla sanità, on. Doris Lo Moro, la notte degli inganni, firmò – amministrazione Loiero – l’accorpamento delle Asl, che da undici divennero cinque. Lamezia, proprio per mano di una lametina, fu fagocitata legittimamente da Catanzaro.
Gli scempi successivi – siamo nel 2010 – recano altre firme ed altre condivisioni: Scopelliti, pibe de oro presidente della giunta, e Franco Talarico, presidente del consiglio regionale calabrese con  Mancuso suo scudiero, hanno poi messo la ciliegina sulla torta, con l’assenso di violini di spalla che oggi si spacciano per paladini di “lametinità”.
Non è questa una battaglia di campanile, egregio commissario, è lotta per l’esistenza; probabilmente lei non ha percezione dei disservizi degli utenti e di cosa si prova quando per un  esame o per una visita si è rinviati alle calende greche. Qualora, però, mettendo da parte sicumera e tracotanza, volesse rendersene conto, l’accompagneremmo in un viaggio dove i suoi numeri, condivisi, e i decreti cui ubbidisce sono solo carta straccia per quei quattro gatti che si giocano  l’esistenza sulla ruota della fortuna.