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AL VOTO, AL VOTO! SPERIAMO CHE L’ITALIA SI DESTI
Siamo in piena crisi, vivere diventa ogni giorno più difficile. La pandemia ci ha dato il colpo di grazia e la crisi energetica, provocata dalla guerra, sta facendo il resto. Il mondo del lavoro è in ginocchio, aumenta giorno dopo giorno la povertà e di contro cresce a dismisura l’inflazione e la ricchezza dei soliti pochi. E’ necessario che alla retorica politica seguano azioni concrete. Per la prima volta voteranno i diciottenni che sono la nostra speranza perché non sia messa a repentaglio la tenuta democratica del paese

Prima parte

(R.B) Gaudete gentes…et exsultate! Domenica 25 settembre andremo a votare nel pieno di una drammatica crisi socio – economica appena sei mesi prima della naturale scadenza della legislatura e dopo aver defenestrato il governo Draghi sorretto da una maggioranza ballerina di quasi unità nazionale, ma a senso unico alternato. E’ stata una scelta irresponsabile? A mio parere si, ma non conta nulla se invece si considera il tornaconto tutto politico dei partiti che calcano il proscenio politico. Certamente il governo Draghi aveva obiettivi ben precisi: portare la nazione fuori dalla pandemia ed avviare le riforme necessarie richieste per l’acquisizione del Pnrr.
Mai come oggi l’orizzonte politico è stato così confuso e cangiante da un momento all’altro; mai come oggi i cittadini sono stati lontani dalla politica e da chi, con ossessivo presenzialismo, intende rappresentarla.
Andiamo a votare con una legge elettorale che tutti deprecano e che tutti accettano: il Rosatellum, che ha punito chi l’ha votato, per eleggere 400 deputati e 200 senatori con un sistema di voto misto – maggioritario e proporzionale – con 345 parlamentari in meno. Grande ressa e le solite manfrine nell’assegnare i collegi più sicuri a chi più sta nel cuore del leader del momento.
Per diradare l’orizzonte politico delle tante ombre e per tentare di arginare lo strapotere di influencer e di testimonial ai quali tanto peso danno i media, il comitato di redazione di questo web journal ha ritenuto fare una radiografia della vita politica italiana e dei vari endorsement verificatisi in questi ultimi mesi, con una analisi di un suo redattore.

di Angelo Falbo

Si avvertono scricchiolii su ogni fronte, in quello economico, in quello sociale, in quello politico e anche in quello istituzionale. Si avvicina il 25 Settembre e si dovrà andare a votare. Il diritto al voto è uno dei pochi diritti costituzionalmente ancora garantito e attuabile. E’ facoltativo esercitarlo. Ma non farlo è civicamente un male.
La Scuola è l’unica istituzione in grado di tenere insieme gli Italiani attraverso l’insegnamento dei Valori costituzionali da attuare, apprendendo il passato, ragionando sul presente e proiettandosi al futuro. Accadrà anche nel 2022-2023 pur nel turbinio delle vicende politiche che presentano troppe insidie anche per lo stesso sistema scolastico. C’è chi vuole l’Autonomia differenziata, per attribuire potestà legislativa nel campo dell’Istruzione alle singole Regioni richiedenti, prefigurando la formazione di “staterelli”.
L’interruzione del Governo è stata causata dalle posizioni di sfiducia del M5s di Conte, prontamente utilizzate dagli egoismi elettoralistici di Berlusconi (Forza Italia)  e di Salvini (Lega ) a soli pochi mesi dalla scadenza naturale. Facendo la gioia della Meloni.

A pensare che durante le recenti trattative per l’elezione del Presidente della Repubblica sia Berlusconi (che vi aspirava), sia Conte (che mal sopportava) sia Salvini (che si era autocandidato inutilmente a dominus dei contatti per la scelta del nome del Presidente), tutti e tre si erano sperticati in affermazioni altisonanti contrarie a farlo salire al Colle perché …” Draghi è troppo indispensabile quale Presidente del Consiglio”. Le motivazioni addotte erano: C’è il PNRR da portare a termine…ci sono tanti atti legislativi che devono completare il loro corso. Tutte ipocrisie. Dopo soli pochi mesi Draghi è stato sfiduciato. Con argomentazioni certamente non nell’interesse del Paese.   Fatto sta che si sarebbe andati a votare per fine legislatura solo dopo meno di 10 mesi!

Il curioso è che adesso da Draghi, rimasto solo per l’ordinaria amministrazione, vogliono misure eccezionali e stanziamenti rilevanti per arginare la crescente crisi sociale e produttiva causata dall’abnorme rimbalzo dei prezzi e dalla carenza energetica.
Conte e Salvini e Berlusconi strillano l’allarme della crisi. Di recente si è aggiunto Calenda.  Vorrebbero ulteriori indebitamenti, chiamati scostamenti di bilancio, da caricare sulle spalle delle prossime generazioni. Invece di pretendere di prelevare risorse finanziarie da chi in questi anni si sta continuamente arricchendo sfruttando le crisi: pandemica, climatica e bellica.

E’ stato irresponsabile far cadere il Governo a pochi mesi dal rinnovo del Parlamento. Sapevano che ci trovavamo da tempo avvolti in un triplice scenario di crisi :

  1. La perdurante diffusione del Covid 19 con 100-200 decessi al giorno e centinaia di migliaia di cittadini infettati negli Ospedali o in obbligo di dimora;
  2. La disastrosa crisi climatica con distruzioni alluvionali e siccità devastanti per i prosciugamenti e le perdite di interi raccolti in quasi tutti i comparti agricoli;
  3. L’invasione della Ucraina da parte della Russia con lo scatenamento di una guerra di scontro sotterraneo tra espansionismo USA,(attraverso la Nato e la sudditanza europea) e le rivendicazioni tardo –  imperialiste della Russia.
  4. Ce la siamo intestata considerando l’Ucraina territorio di difesa dei Valori e anche della nostra incolumità. Cosa non vera, enfatizzata al punto che invece di spingerci alla ricerca della Pace, ossequiosi ai voleri USA- NATO, abbiamo raggirato la lettera e lo spirito dell’art. 11, inviando continuamente armi. Non siamo entrati in guerra, ma partecipiamo alla guerra con l’invio di soldi, di armi e con le sanzioni.

Le sanzioni hanno storicamente facilitato il consenso interno alle dittature, cui vengono imposte.  Quelle emesse contro la Russia stanno provocando in Occidente uno scombussolamento economico, rischi di rottura sociale e crisi della democrazia. Quel che stanno provocando in Russia non è quello che auspicavano i tanti esperti. Tutti hanno votato l’invio di armi con delega al Presidente fino a dicembre. Tutti, anche Meloni, anche Conte che sta cercando ora di attaccare il PD su questo aspetto. Certamente è stato un grave errore sia per Conte che per Letta non aprire subito una fase di discussione, non sulle alleanze internazionali, ma sul ruolo di autonome decisioni dell’Europa e dell’Italia, sulla strada di fare intervenire gli Organismi internazionali, l’ONU, e impegnarsi per la Pace fino in fondo. Come la nostra Costituzione richiedeva. Come da sempre richiama il Papa. Invece ancora la Presidente Ursula von der Leyen non riesce mai a pronunciare la parola Pace: solo soldi, armi e sanzioni.  Ora, tra distruzioni e morti, avanzate e ritirate, si sta assistendo con sempre meno sensibilità e attenzione. Ci si è convinti che la guerra deve durare! Con un ‘altalena di notizie. Intanto l’asse dei conflitti geopolitici si è spostato nel settore indo-cinese,con il bel risultato di avere spinto la Russia, che fisicamente sta anche in Europa, verso la Cina.

Durante questi tre scenari di crisi in atto Draghi è stato sfiduciato da chi lo voleva tenere Presidente del Consiglio!
La caduta del Governo ha determinato una scadenza elettorale ravvicinata.

La brevità della campagna sta spingendo i Dirigenti delle forze politiche e i candidati a comunicare per slogan, con affermazioni e promesse poco ragionate. Si punta ad attrarre consensi più per emotività che per raziocinio.
Sono più presenti le promesse e le avversità che i ragionamenti. I canali TV inscenano incontri spettacolarizzati, con presenze multiple, esperti di tutto, giornalisti sempre saccenti, non adusi a critiche e ad autocritiche, sondaggisti focosi. Mai un incontro in diretta tra elettori-spettatori sorteggiati per categorie e dirigenti e candidati di forze politiche. Vanno in onda spettacoli durante i quali le interruzioni pubblicitarie si susseguono e finiscono con lo spezzettare ogni minimo confronto. I quotidiani si affannano con testate dai titoli ad effetto e con paginoni cronacistici “…dell’uno che ha detto e dell’altro che ha risposto…”
Ogni tanto qualcuno più scrupoloso fa i conti delle promesse e rileva che sono “vanverate”. Non si distingue però. Si assommano tutte le affermazioni dando ad esse lo stesso valore.

Ma ci sono differenze enormi tra chi vuole la Flat tax- il Centrodestra- per fare pagare la stessa aliquota di  chi ha un reddito lordo di 20mila euro, ai milionari e ai miliardari e chi vuole invece l’impegno contro gli evasori e la revisione delle elusioni.

Ci sono differenze enormi tra chi vuole il Presidenzialismo (Centrodestra) che sconvolgerebbe totalmente gli assetti istituzionali con la compressione della divisione dei tre poteri, propri di una Repubblica democratica, a base parlamentare come la nostra, e chi invece si batte per difendere il quadro istituzionale e per attuare i Principi della Costituzione. Ci sono molte differenze tra il Centrodestra che vuole l’Autonomia differenziata, con la spinta delle Regioni del Nord. Esse sapendosi più sviluppate e ricche, egoisticamente, non vogliono riconoscere che il loro benessere è frutto dei sacrifici anche dei meridionali e vogliono istituzionalizzare le diseguaglianze.  Mentre al contrario c’è chi si batte per rimuoverle come la carta costituzionale chiede (art. 3 comma 2).

(continua)