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Monte Bianco e Mormanno Due storie di due Italie

20160317-Renzi a MormannoAnno Domini 1965, 16 luglio: il presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat ed il presidente della Repubblica Francese Charles De Gaulle inaugurano il tunnel che collega Courmayeur, in Valle d’Aosta, a Chamonix, nel dipartimento francese dell’Alta Savoia. I lavori di costruzione del tunnel, lungo Km. 11.6  ebbero inizio il 1957  e terminarono nel 1965, anno di apertura.

Anno Domini 2016, 10 marzo: il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il governatore della Calabria Mario Oliverio si ritrovano a Mormanno per assistere alla caduta del diaframma della canna nord. La galleria è lunga km. 2.3 e si trova tra Laino Borgo e Campotenese.

Otto anni per realizzare il tunnel du Mont Blanc, che è rimasto per lungo tempo  il più lungo al mondo.
Cinquantaquattro anni per realizzare la Salerno-Reggio Calabria, ancora oggi eterna incompiuta.

Fu Amintore Fanfani, nel 1962, a finanziare la costruzione dell’autostrada che doveva far uscire il sud dall’isolamento, collegandolo al resto d’Italia. Fu Aldo Moro, nel 1966, ad inaugurare il primo lotto Salerno-Lagonegro e, quando essa raggiunse nel 1972 Reggio Calabria, amara constatazione, l’arteria più che un’autostrada era un buon doppione della SS. 18  tracciata lungo la costa tirrenica nel 1928.
Su insistenza dell’Unione Europea, che ne suggeriva l’adeguamento alle sue normative, è solo nel 1997 che prendono il via i lavori di ammodernamento dell’A3, che avrebbero dovuto aver fine il 2003. Non se n’è fatto nulla!  Il 2005 è la nuova data, slittata poi al 2011, slittata ancora al 2016 e, tenendo ben saldi i piedi a terra, è ipotizzabile che prima del 2018  i propositi governativi del nostro enfant terrible siano solo amene canzonette.

Il premier Renzi invece, in pieno raptus oratorio, ha annunciato che il 22 dicembre 2016 sarà il giorno in cui il Sud sarà collegato, finalmente, all’Autostrada del Sole. Percorrere quindi l’A1da Milano e poi l’A3 da Salerno sarà la “passeggiata” più amena e soleggiata degli italiani.
All’eclatante notizia, in occasione di una conferenza stampa, la platea composta da giornalisti italiani e stranieri, ha manifestato il suo scetticismo, tant’è che oggi, messi da parte i trionfalistici annunci, si parla di ristrutturazione e no20160317-Autostrada A3 lavorin di fine dei lavori. Parrebbe, infatti, che per la parte più tormentata dell’A3, 40 km. circa, non sia ancora pronta nemmeno la progettazione.
Come suo costume, il presidente Renzi ha cavalcato la tigre pro domo sua ed ha affermato che la Salerno  Reggio Calabria è diventata il simbolo delle cose che non vanno. «In questo cantiere tagliamo i pregiudizi – ha proseguito, riferendosi allo scetticismo ed agli ironici sorrisini della stampa estera relativamente alla data di fine lavori – ci vuole un’Italia che corre e che fa le cose e non che ingrassa i conti correnti degli avvocati per le varie cause». In pieno delirio, ha poi annunciato che ci sono tre miliardi da spendere sulle strade di Calabria, che il progetto della Jonica è stato già licenziato e che «Cristo si è fermato ad Eboli come l’alta velocità si è fermata a Salerno. Bisogna che arrivi a Reggio Calabria».

Mi sia consentito ricordare al premier che il Cristo di Carlo Levi non è che abbia percorso più di qualche chilometro da Eboli in direzione profondo sud e che le condizioni di quel sud non è che abbiano subito mutazioni tali da far pensare che l’A3 o la 106 Ionica porteranno alla soluzione dei suoi problemi.
Ieri, per dire ai tempi di Levi, c’era l’arciprete beone e uomo di cultura, il carabiniere che si arricchiva sulle spalle dei contadini, il podestà servo del regime.
Oggi, cambiando l’ordine dei fattori, non mi pare che il prodotto sia cambiato gran che se al carabiniere sostituisci il malaffare, se all’arciprete sostituisci il potere dei porporati, se al podestà metti, variabile di sistema, la parvenza partecipativa di una democrazia liquida elevata all’ennesima potenza, se al posto di Giulia, donna di servizio, metti la disoccupazione, l’emigrazione, l’incertezza del domani e la consapevolezza di come sei vissuto fino al tramonto di ieri.

Condivido, pertanto, pienamente quanto scritto da Roberto Saviano, qualche giorno fa, quando ha avanzato la sua proposta per salvare il sud. «Inventatevi – egli ha sostenuto – una inaugurazione qualsiasi, una stazione metropolitana, un ponte, una strada, qualcosa che possa dar forza al concetto che l’Italia è ripartita ed invitate il Presidente del Consiglio nonché segretario del Partito Democratico».

Beh, data l’imminenza delle elezioni comunali a Cosenza, per il nostro premier quale migliore occasione dell’inaugurazione della galleria di Mormanno per ribadire il concetto, diventato il suo mantra – che l’Italia tutta, da nord a sud,  è ripartita!
Gli strizzacervelli della comunicazione finalizzata alla persuasione occulta si sono messi in movimento ed hanno organizzato gli eventi: Renzi prima a Mormanno, come Moro nel 1966, poi a Cosenza per sostenere il suo candidato sindaco alle elezioni comunali!
Capolavoro di ingegneria politica: lo stesso giorno, il 10 marzo, Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha partecipato alla manifestazione di insediamento del forum dei sindaci del Partito Democratico della Calabria, che si è svolto a Catanzaro.
Come previsto, Lotti ha volato alto e, relativamente alla sanità calabrese allo sfascio, da buon allievo di Pilato, («così come farò su altri temi con i colleghi di governo, riporterò al ministro Lorenzin le sollecitazioni che raccolgo sul territorio»)  si è tirato fuori dalla Kermesse  allineandosi alle armoniose note del pentagramma renziano.

Calabria al centro dell’attenzione governativa, Calabria fuori dall’isolamento, Calabria protagonista dello sviluppo del Sud, Calabria che (ri)parte, Calabria che corre!
Peccato che solo Renzi ed il suo delfino Lotti abbiano questa sensibilità.
Carlo Levi, invece, dopo circa 75 anni, probabilmente avrebbe fermato il suo Cristo non più ad Eboli, ma certo non più giù di Lagonegro!