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Cahier de doléance Tutto scorre ma niente cambia

Cahier doléanceSi chiamavano cahiers de doléances i registri nei quali le assemblee elettive degli Stati Generali – clero, nobiltà e borghesia – già prima della rivoluzione francese, annotavano critiche e lamentele della popolazione che, poi, dai deputati venivano presentate al sovrano.

Cittadino lametino, in eterno gabellato, immagina solo per un momento cosa succederebbe, se tu potessi disporre di un registro sul quale annotare le tue doglianze, certo che il tuo rappresentante lo porterà all’attenzione di chi sta nella stanza dei bottoni. Sarebbe una gran goduria, farebbe ipotizzare addirittura consumi impressionanti di carta e di inchiostro.

Sbagli cittadino, non è così da almeno sessant’anni in qua, per un motivo di una semplicità mai messa in discussione: panta rei, tutto scorre secondo Eraclito, ma niente cambia secondo Tomasi di Lampedusa. Ne consegue, pertanto, che le lagnanze di ieri e di oggi appartengano sì al passato, ma sono work in progress.

E’ questo un evento ripetitivo nella fattispecie calabro-lametina, dove sempiterni imbonitori, improvvisati chiacchieroni affetti da sindrome parolaia, calpestano il proscenio dopo reiterati cambi di casacca e, a corto di argomenti, concludono il loro dire, relativamente allo sviluppo della città, con l’oro verde dell’olio, l’oro giallo di infaticabili api ed il coinvolgente abbraccio di Caronte.
C’è anche, però, chi si diversifica col tema, trito e ritrito, della centralità e del ruolo assegnato a divinis alla città della piana, che dovrebbe essere l’hub, cioè l’ombelico attorno a cui tutto il resto della regione dovrebbe ruotare per il suo sviluppo, del quale a tutt’oggi si ignorano le direttrici.

Non c’è bisogno pertanto di rispolverare il cahier de doléance,  perché le doléances  sono sempre le stesse, da almeno sessant’anni in qua!

Due eventi hanno “vivacizzato” la settimana appena trascorsa.
Il primo è stato un convegno del Pd a tema lo sviluppo della città lametina, con un parterre eccezionale: il Governatore Mario Oliverio, la senatrice del Pd Doris Lo Moro, il consigliere regionale Antonio Scalzo e, in veste di longa manus del governatorato regionale nonché di commissario del Pd cittadino, l’avv. Gennaro Masi.
L’altro evento è stata la manifestazione di protesta della città lametina e del suo hinterland contro la dispotica, inconcludente, perversa decisione del commissario nazionale, ing. Massimo Scura, di voler – probabilmente per la breve distanza intercorrente tra il capoluogo regionale e la città della piana – spogliare l’ospedale lametino del ruolo svolto fino ad oggi e della sua volontà e relegarlo, si e no, a prestazioni di  modesto pronto soccorso.

Manifestazione ospedale Lamezia -1

I due avvenimenti, apparentemente così diversi,  sono in verità interconnessi ed in netta contraddizione. Infatti, mentre da una parte si parla di centralità della città lametina e del suo ruolo trainante nello sviluppo dell’intera regione, dall’altra si va invece in direzione opposta, fino a mettere addirittura in discussione la sua ragione di esistere. In tutto questo c’è qualcosa che stride, se a parole vengono esaltate virtù e bontà della bella della piana e poi nessun la… spiana.
Certo è che dopo l’istituzione delle regioni, anno domini 1970, la Calabria ha fatto registrare solo passi indietro. Il divario nord-sud, con particolare riferimento all’aspetto socio-economico, è aumentato e la qualità della vita segna netti confini di diversità tra i territori nord atesini e sud mediterranei.

A fronte di questa incontrovertibile realtà, fa specie sentire i pifferai suonare sempre le stesse melodie. Malgrado le affermazioni dell’avv. Masi, non sono del parere che l’Italia sia fuori dalla recessione. Concordo invece sul fatto che i modesti risultati conseguiti siano dovuti a fattori esterni alla politica economica italiana: prezzo del petrolio, svalutazione dell’euro ed il tentativo, ultimo, di Draghi di far crescere l’inflazione, oggi pericolosamente bassa. Di segni di ripresa ne vedo veramente pochini e, quei pochi, molto labili. Se poi allungo lo sguardo all’orizzonte, vedo la Calabria sommersa dalle acque, senza poter contare su… Bertolaso, impegnato su altri fronti.

Programmazione, pianificazione, occupazione, sviluppo territoriale, centralità della città lametina, sono stati i temi degli interventi del parterre, uniti ai propositi barricadieri di qualcuno dimentico di non essere mai stato presente sulla scena politica cittadina.
Parole, parole, soltanto parole, senza spenderne una sul fatto che questa regione non ha mai avuto una classe politica, senza distinzione tra destra e sinistra ma con la doverosa concessione delle attenuanti generiche al presidente della giunta Mario Oliverio, insediatosi da soli quattordici mesi.

Certo, il vecchio legionario avrebbe potuto fare più di quanto ha fatto, avrebbe potuto scatenare l’inferno. Però non può contare sull’entourage pieddino che lo circonda, anche perché il segretario-premier del suo partito è il “portatore sano” del bacillo della democrazia liquida, termine con il quale si identifica la disponibilità a chiamare papà… chi va a letto con la mamma.
Oliverio, pertanto, sta giocando politicamente a dare corpo e consistenza al Pd calabrese e, relativamente alla riforma sanitaria, una partita a scacchi finalizzata all’ultima mossa: “Scura, apri le orecchie, dopo sei anni di commissariamento, la sanità calabrese è peggiorata, sta implodendo”.

Manifestazione ospedale Lamezia -2

E su quest’ultimo argomento la scintilla parte proprio da Lamezia, dove circa seimila persone e venti sindaci sono scesi in piazza per gridare “no” alla scellerata ed inconcludente proposta dell’ing. Scura, forse buon ragioniere, ma sicuramente poco attento ai livelli essenziali di assistenza.

“Difenderemo il nostro territorio con le unghie e con i denti!”. A dirlo solo i dimostranti. Peccato non ci fosse nessuno dei camici bianchi!