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La corruzione è una mala pianta italiana Ed i politici hanno smesso di vergognarsene

Intervista alla sen. Doris Lo Moro

Seconda parte

20160917-Doris Lo Moro - aIl presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Pier Camillo Davigo, le cose non le manda a dire. Sono sue le  parole che titolano questa seconda parte dell’intervista alla sen. Doris Lo Moro. In tema di corruzione l’Italia presidia il 61° posto della classifica mondiale.
Euro più, euro meno, ogni anno 60 miliardi prendono il volo per lidi lontani. La somma è pari al 3,8% del nostro malandato Pil. E’ come se dal portafoglio di ciascun italiano venissero sottratti 1.000 euro all’anno. Ha scosso il mondo della politica Davigo,  ma non quello degli italiani, che pare si siano assuefatti ai decenni di ruberie. Secondo accreditate stime, la legislatura 2015 si è chiusa con circa il 10% dei parlamentari indagati, condannati e, qualcuno, arrestato con  accuse che vanno dalla corruzione alla concussione passando per truffa ed abuso di ufficio. In totale sono 90:  59 del PdL, 13 del Pd, 8 dell’Udc. Tengono bene bordone consiglieri regionali ed amministratori locali.
Allelluia, alleluia, i cieli sono pieni della loro gloria.

Senatrice Lo Moro, è’ opinione diffusa che il Governo in carica dedichi alla piaga “corruzione” molto poco del suo tempo preso com’è da problemi esistenziali. Bastano Cantone e non so chi altro per arginare il malcostume che, euro più euro meno,  varrebbe  quanto la prossima spending review?

Innanzi tutto sull’anti corruzione trovo fastidiosa la personalizzazione su Cantone, il cui comportamento, a tratti decisamente presenzialista, mi appare più da “politico” che da tecnico. In realtà, aldilà dei soggetti chiamati a svolgere determinati ruoli, la cui qualità non è indifferente, sono il Parlamento ed il Governo ad aver  messo in atto strumenti e procedure innovative per contrastare la corruzione. L’Expo è stato un primo banco di prova e la sfida attuale è combattere il fenomeno e tenerlo sotto stretto controllo nella ricostruzione del dopo terremoto.
Che poi il sistema corruttivo sia così vasto e radicato è una amara realtà e, malgrado siano stati presi provvedimenti e messi in opera accorgimenti che in astratto dovrebbero riuscire ad arginarlo, non mi pare che si stia vincendo la scommessa.  Ciò perché la corruzione ha radici profonde e trova terreno fertile non solo tra i politici, ma anche, più in generale, tra la classe dirigente, abituata a ben parlare e  mal razzolare. Gli stessi partiti spesso favoriscono l’approvazione di leggi sperando di non incappare nel loro rigore. Ricordo, per esempio, che subito dopo l’approvazione della cd. Legge Severino, quando si ebbe notizia della sentenza di condanna definitiva a carico del presidente Berlusconi, ho subito pensato che decadesse per gli effetti prodotti da quella legge. L’avevo votata così come i miei colleghi che, però, non è sembrato che si fossero subito resi conto degli effetti che la legge stessa introduceva. Tra i politici stessi, infatti, esiste una specie di dissociazione mentale tra l’approvazione delle leggi e la loro applicazione. Comunque in tema di anticorruzione non mi pare che si stiano conseguendo risultati soddisfacenti, perché il tornaconto personale è al di sopra di tutto.

Tornando tra le mura domestiche, ritiene l’attuale giunta regionale all’altezza della situazione, considerate le condizioni in cui versa la Calabria in tutti i settori produttivi e non?

Penso che il presidente Oliverio abbia le caratteristiche per produrre il cambiamento che è stato ipotizzato; la giunta regionale già  la vedo più debole e poiché credo molto nella politica nutro dubbi sul fatto che questa giunta, di natura tecnica, possa essere di grande aiuto al governatore. Ci sono molte aspettative e molte di queste non hanno ancora risposte, dicevo ad un giornalista nei giorni scorsi. Io sono ancora molto fiduciosa che la svolta ci sarà. Anche se sono trascorsi due anni, io rimango positiva. Forse bisognava aprire una discussione più vera quando la giunta politica è stata investita dal tsunami  Rimborsopoli. I problemi irrisolti producono conseguenze e io penso che da questa discussione mancata bisogna ripartire con un sostegno molto più ampio da parte della politica.
In provincia di Catanzaro con l’inchiesta giudiziaria abbiamo perso il vice presidente della giunta e il presidente del consiglio. Era giusto, non era giusto… Non è detto che fosse necessario ricorrere ai tecnici, forse si potevano  intraprendere altre strade. La verità vera è che la giunta, ribadisco, avrebbe bisogno di un forte appoggio politico e, purtroppo, abbiamo un partito, il Pd, non solo arroccato sulle sue posizioni, ma anche dilaniato al suo interno con più contrasti di quanto se ne possano  percepire. 

Lamezia: a sedici mesi dal suo insediamento, l’amministrazione Mascaro segna il passo: la città è ai nastri di partenza e sembra destinata a rimanerci. Del programma dell’attuale sindaco sono rimasti solo  annunci,  proclami, stigmatizzazioni ed espressioni di solidarietà.
Non le sembra un po’ poco, date le condizioni socio – economiche della città?  E lo stallo non è, forse,  anche attribuibile alla inconsistente, a volte anche collaborativa,  opposizione del  suo partito?

Il mio partito ha solo due consiglieri e l’opposizione la fa, ma la sua  forza è quella che gli ha dato l’elettorato. Manca, forse, un raccordo con l’altra parte dell’opposizione. I numeri sono importanti e non c’è dubbio che con numeri maggiori avremmo avuto altro peso.
Relativamente al sindaco Mascaro, non posso esprimere al momento  un giudizio perché certamente non ha ereditato una situazione idilliaca. In passato non ho avuto esitazione ad esprimere critiche nei riguardi dell’amministrazione precedente e poi c’è un dato di fondo che vale, per quel che mi riguarda, sia come ex sindaco sia come ex assessore regionale alla sanità. Io non amo molto gli ex. Sono stata sindaco ed ho avuto molte risposte positive, prova ne è la messe di voti ottenuti come consigliere regionale e non mi va di esprimere giudizi su sindaci, giunte  ed assessori. Ho dato in passato qualche giudizio su Speranza perchè il mio partito era coinvolto nell’amministrazione;  sono molto cauta nei riguardi del sindaco Mascaro, dal quale politicamente sono lontana anni luce.
Allo stato posso dire solo che non vedo cambiamenti e questo è sotto gli occhi di tutti. Presto dovremo tirare le conclusioni  come partito e,  facendo io parte degli organismi del Pd cittadino, sono sicura che faremo una analisi approfondita.
Comunque ho l’impressione che non si mastichi politica e che siano frequenti i momenti di smarrimento. Quella in carica più che una maggioranza di centro destra mi sembra un insieme di spiriti liberi. Non  capisco poi l’innesto della componente “verdiniana”. Mi esprimerò, con dovizia di particolari, nel momento in cui avremo discusso la vicenda nel mio partito.     

Per il ruolo che ricopre, come è possibile che nella sua città il partito sia da anni commissariato dai catanzaresi? Dopo uno  sprazzo di attivismo con la costituzione di gruppi di lavoro su sanità, urbanistica ed area vasta, il Pd lametino è diventato il deserto dei tartari. Quali i motivi che ostano alla formazione di un gruppo dirigente degno di tal nome ?

Il gruppo dirigente storicamente a Lamezia c’è sempre stato, sostenuto da una tradizione di sinistra molto forte. Altro è che da un po’ di tempo non riusciamo a produrre organismi. Io ho avuto la mia formazione nella sezione Primerano ed ho sempre avuto la fortuna di incontrare gente di grande spessore politico.
Sicuramente su Lamezia sono stati commessi degli errori, non è solo un problema catanzarese. Io per esempio ho commesso i miei, come quello di essere stata molto20160917-Doris Lo Moro - b tollerante rispetto ad avversari del passato che si sono presentati col ramoscello d’ulivo e poi, invece, hanno contribuito a cambiare i connotati del partito lametino, che non è più una comunità ma un luogo di scontri difficili da sedare. Recentemente in un’altra intervista ho espresso una mia valutazione politica critica su comportamenti tenuti da Petronio. La risposta che l’ex senatore ha affidato alla stampa è un attacco personale e volgare. Anche quest’ultimo fatto mi appare una conferma delle difficoltà locali di discutere e magari contrastarsi, ma mantenendo un atteggiamento rispettoso. Nella sezione Primerano di altri tempi cose del genere non sarebbero successe.
Potrei fare decine di esempi e parlare di tutti gli errori commessi a cascata. Escluderei, pertanto, che la causa sia il commissariamento catanzarese, che può non aver giovato ma è l’effetto di una difficoltà del maggiore partito di sinistra lametino di difendere un’identità e un modo consolidato di fare politica insieme. Quello che serve è riappropriarsi dei circoli e salvare il patrimonio genetico del Pd.        

Da sindaco lametino Lei ebbe la felice intuizione della creazione della Multiservizi. Speranza prima e Mascaro ora la stanno affossando. Da gallina dalle uova d’oro oggi è un brutto anatroccolo. E’ per l’incapacità dei preposti, per l’assenza di un piano industriale, o perché altro?

Penso che alla base di tutto ci siano scelte che ha fatto la politica, perché non è cambiata la dirigenza, ma il CdA nominato dalla politica. Il primo errore è aver trasformato la Multiservizi in società in house, perdendo così l’apporto manageriale da sempre assicurato da Sviluppo Italia (oggi Invitalia). Questa trasformazione ha comportato una serie di errori successivi e oggi il rischio è che la nostra Multiservizi sia andata assumendo i caratteri di un carrozzone clientelare, come avvenuto per la gran parte delle società di servizi su tutto il territorio nazionale.
Proprio in questi giorni stiamo rivedendo l’intera partita e saranno migliaia le società che in Italia scompariranno. Peccato, la Multiservizi lametina non era proprio  quella di oggi.  

Della sua persona i lametini hanno un bel ricordo. Capisco che per Lei non sarebbe l’optimum, ma tornerebbe a far il sindaco a Lamezia?    

Come le ho detto prima non amo “l’ex”. In linea di massima sono contraria a che una persona ripercorra quel che ha già fatto. Non tornerei a fare il sindaco, non perché non ami questa città, anzi mi struggo quando sono a Lamezia perché la vedo in ginocchio, mentre la ricordo in crescita, seppure tra mille difficoltà, durante la mia sindacatura.

Grazie, sen. Lo Moro, per il tempo che mi ha dedicato.