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Legalità, trasparenza e legge Lazzati “Questo mondo è stanco di bugiardi, di preti alla moda e banditori di crociate”

romano-de-grazia Devo scrivere un pezzo sull’ultimo convegno del Centro Studi Lazzati, che si è tenuto a Falerna Marina giorni fa, a tema impegno politico e strategie di sviluppo per il prossimo futuro. Chi si aspetta la solita melensa cronistoria sbaglia di grosso. Dirò solo, ricalcando antichi cliché, che la sala era gremita di gente: professionisti e avvocati, provenienti da ogni dove, insomma tutto quell’universo che, al mattino, fa colazione con i codici civile e penale. Non potevano mancare gli aficionados del giudice Romano De Grazia, presidente emerito della suprema Corte di Cassazione. Ospiti di eccezione S.E. Antonio Reppucci ex prefetto, prima  di Cosenza e poi di  Catanzaro,  ed il  deputato Roberto Occhiuto.
Assente non giustificato la classe politica lametina, se ancora ce n’è una. Segno, questo, inequivocabile che legalità e trasparenza, a Lamezia, sono temi del tutto marginali. Eppure proliferano i santoni dell’antimafia salottiera ed i Robespierre di farmacia che, ispirati dalla mutatio rerum, aspirerebbero ad un novus ordo saeculorum solo impiegando  dosi massicce di magnesia bisurata aromatic.
Come dire, usando un’espressione non mia, che sull’intero territorio della Repubblica circola una grande diarrea di idee ed una consistente stitichezza di risultati che, alla fine, trovano concretezza nel nulla di fatto. Dappertutto la legalità è latitante, ma a Lamezia Terme è in deriva costante, anche se nell’aria si percepisce una soffocante presenza mafiosa.
Se ne parlava, giorni fa, con la sen. Lo Moro: due volte il consiglio comunale cittadino è stato sciolto per mafia; innumerevoli gli arresti avvenuti negli ultimi anni; omicidi pesanti, attentati, taglieggiamenti e conseguenti roghi di vetture, bombe intimidatorie e pentiti, tanti pentiti da fa pensare che questa voglia di “cantare” ubbidisca a disegni criminosi ben ponderati.
E’ chiaro ed evidente che la legalità è la vera emergenza nazionale, ma è molto più grave che la si voglia combattere con gerbere e medaglie, con i pannicelli caldi di accreditati campioni della legalità, con le espressioni di solidarietà concesse a piè sospinto, con le processioni e le fiaccolate, mentre gli elicotteri, ostentazione di uno sfrontato potere, sorvolano la capitale spargendo petali di rosa sul feretro del padrino o  atterrano sulla piazza principale di Nicotera (VV)  per portare gli sposi all’altare.
E nell’accettazione supina, nell’assuefazione a questi eventi da parte della popolazione c’è ancora chi predica di curare il cancro con infusi di camomilla, sottacendo che la madre di tutte le battaglie è la collusione tra mafia e politica, è il voto di scambio tra politici e mafiosi, quando gli stessi malavitosi non insediano qualche ”faccia pulita” nei civici consessi.antonio-reppucci
Stato ed Antistato si fronteggiano, ma è una lotta impari. La corruzione è una mala pianta italiana e, a dire di Pier Camillo Davigo, presidente dell’Associazione Magistrati, ha raggiunto proporzioni tali – 60 miliardi – da condizionare i risultati del bilancio dello Stato. Secondo stime accreditate, la legislatura 2015 si è chiusa con 90 parlamentari indagati, condannati e qualcuno arrestato, mentre sono circa 110 i consiglieri regionali in precarie condizioni giudiziarie.
I momenti clou delle “combine” sono le elezioni politiche ed amministrative, quando politici e mafiosi stringono patti di acciaio. In questa circostanza la giurisdizione italiana presenta una vistosa carenza legislativa. La legge Lazzati del giudice De Grazia colma questa lacuna. Essa è stata approvata, da parte del Parlamento, dopo diciott’anni di attesa ed in quella occasione modificata dalla manina provvida dell’on.le Enrico Costa, oggi ministro del governo Renzi, che con una sua interpretazione naif ha trasformato il più generale divieto di attività di propaganda elettorale ai malavitosi sottoposti a sorveglianza speciale, in divieto di affiggere manifesti e distribuire santini. Solo la fervida fantasia dell’on. Costa poteva immaginare Totò  Riina e  Messina Denaro affiggere manifesti elettorali per Pincopallo!
Così snaturata, la legge Lazzati giace, inefficace, in un cassetto di qualche scrivania della prima commissione Affari Costituzionali, nella speranzosa attesa di essere riportata alla sua ratio originaria. Impegno questo assunto da tanti – i pentastellati ultimi in ordine di tempo – ma disatteso dai molti politici, dai preti alla moda, dai banditori di crociate, insomma da tutto quell’apparato messo su per recitare “l’antimafia di parata”.
Così è, perché questa legge non piace ai politici in quanto finalizzata, pena l’immediata decadenza, a smorzare all’origine collusioni, commistioni di interessi, patti perversi e business inimmaginabili.
Per salvare la faccia il Palazzo ha “rispolverato” gli art. 416 bis e ter c.p. rendendo in questo modo più difficile ai magistrati inquirenti l’onere della prova – che così diventa una vera e propria probatio diabolica – in quanto vengono richiesti elementi probanti di acquisizione pressochè impossibile, col risultato di non intaccare, anzi di rafforzare il sodalizio criminoso o il rapporto sottostante del do ut des o del do ut facias (cd voto di scambio). Prova che non richiede la legge Lazzati, che per questo motivo colma una lacuna del sistema. Ed è significativo, al riguardo, che con le disposizioni del 416 bis e ter si sono avute soltanto tre sentenze passate in giudicato.
roberto-occhiutoCiò  ha fatto dire che la legge Lazzati è come “la bella di Japigia: tutti la vogliono, ma nessun la pigia”!
Tant’è, ma non basta a fermare il giudice De Grazia che, invitato dagli atenei di tutta Italia e da amministratori sparsi su tutto il territorio nazionale, si appresta a scoperchiare il vaso di Pandora delle cooperative insieme a Catella Maresca, magistrato autore del libro Male Capitale ed ad Antonio Amorosi, giornalista e scrittore, autore di Coop Connection. Gli incontri, già calendarizzati, avranno luogo,  a partire dal 13 ottobre in avanti.
L’ex presidente aggiunto onorario della Cassazione ha tra l’altro assicurato, come ha fatto nel 2012 a Platì, nel 2015 a Molochio, nel 2016 a Scalea, la presenza di liste Lazzati in qualsiasi comune che abbia intenzione di percorrere la strada della legalità e della trasparenza. Prossimo appuntamento le elezioni amministrative di Catanzaro, dove sarà presente accanto all’avv. Rita Tulelli, candidata a sindaco della Città delle Aquile ed a Scicli, in Sicilia, accanto alla candidata a sindaco Maria Borgia. Ha anche annunciato che presto riprenderà a lavorare alla realizzazione del film Undicesimo Comandamento (Non uccidere la speranza) nel quale affronterà tematiche connesse al voto di scambio  ed alla corruzione nelle pubbliche amministrazioni.