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Cercasi eroe per salvare regione allo sbando Sventurata la terra che ha bisogno di eroi (Berthold Brecht)

Pecoroni - Religione e EticaLa Calabria, in buona compagnia con qualche altra regione, ne avrebbe bisogno di un buon manipolo.  Corruzione, malcostume, malaffare, collusione tra politica e mafia dilagano e tengono banco; quotidianamente assistiamo a  propositi barricadieri verbalmente espressi ed alla simultanea accettazione –  con conseguente e  repentina archiviazione –  di fatti e misfatti, ormai divenuti   ossessivo refrain.

Penso che in tutti noi  calabresi alberghino due anime : lo spirito rivoluzionario di Robespierre ed il conservatorismo  trasformista del principe di Salina che – opportunamente rivisti in salsa calabra –  si estrinsecano in rivoluzionarismo parolaio e conservatorismo pratico.

In questa ambigua promiscuità, la  mente di ciascuno idealizza, in base ai suoi bisogni ed  alle sue necessità,  il suo eroe non avvertendo la percezione che nel momento in cui ciò si verifica, si è giunti  all’ultima spiaggia : all’astensionismo inteso come strumento di sfiducia nei confronti dei partiti e degli uomini che li rappresentano, alla perdita di fiducia in se stessi ed alla conseguente delega ad altri della responsabilità politica. Ciò è poi quel che  fa emergere sul proscenio politico pupi, pupari, nani, ballerine  e populisti.

Alle regionali di qualche mese fa più della metà degli elettori non ha manifestato il suo consenso. Se è vero come è vero che se il numero dei votanti scende al di sotto del 50% ci troviamo difronte ad una manifesta democrazia zoppa, quella di Oliverio, senza nulla togliere al vecchio combattente e legionario del Pd, è una vittoria di Pirro. Lo diciamo non per sminuirne la portata , ma solo per evidenziare che il neo presidente della giunta regionale ha conseguito sì un indice di consensi considerevole, il 61%,   ma alle urne si è recato solo  44% degli elettori calabresi.

Oliverio, quindi, nell’immaginario collettivo, è il nostro eroe. Spetta a lui far riemergere dal fondo del baratro la Calabria e restituire ai calabresi il piacere di una democrazia partecipata.

Ad oggi sarebbe azzardato muovere critiche a pochi mesi dal suo insediamento, specie se si considera che al momento egli si sta muovendo come il responsabile della protezione civile tra le rovine causate dallo tsunami politico più violento che abbia mai investito la Calabria.

Ciò non di meno non si può sottacere che il sapore dell’inciucio, quello di sempre, comune alla destra come alla sinistra si è già assaporato in almeno due occasioni: la composizione delle liste elettorali – che non sono state quanto voleva che fossero, per trasparenza e legalità, il codice etico della Bindi –  né tanto meno  la formazione  della sua giunta “disdegnata” dall’ex ministro degli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta.

Luci ed ombre, insomma, in questi primi passi incerti di Oliverio, al quale i calabresi, reduci dalle rovine politiche ed amministrative di Scopelliti e Talarico, hanno affidato il compito di riportare la Calabria allo splendore della Magna Grecia. Riuscirà il nostro eroe a dare alla Grecia d’Italia l’immagine di una regione povera sì, ma fiera, onesta e dignitosa nella sua povertà ?

di Renato Borelli