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Lettera ai candidati al consiglio regionale “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”

L'udienza è aperta

Egregi signori,
mi aspettavo questa levata di scudi, anzi l’avevo messa già in bilancio: essa occupava, nella classificazione delle ipotesi, quella di primo tipo, cioè della possibilità che ci si potesse avvalere della “facoltà di non rispondere”, come si dice nel linguaggio giuridico che, di questi tempi, cammina a braccetto sia con la politica che con la mafia, le due uniche fiorenti attività sul territorio calabrese.

Per questo motivo, prima di inviare l’e-mail, vi ho personalmente contattato – tranne qualcuno di cui probabilmente avevo un recapito telefonico errato –  esponendo la ragione di dare la possibilità a ciascun candidato di dire la sua relativamente a quattro temi  importanti per Lamezia ed i lametini : legalità e trasparenza (trasgressioni delle quali il consiglio regionale uscente è stato “ampio” protagonista); sanità a Lamezia (una riforma scellerata che ha privato i cittadini del diritto alla salute); aeroporto lametino (l’unica infrastruttura funzionante, penalizzata da “Calabria in volo”, stupenda pensata scopellitiana che ha spalmato i debiti su Lamezia dirottando i proventi verso Reggio e Crotone); centro protesi (l’ultima bufala propinata ai lametini dopo quasi tre lustri di parole – che sarà un centro di riabilitazione protesica, altro che officina di mano o di altro organo bionico).

Ciò al fine di evitare – non mi risultano da queste parti simili precedenti storici –  che ciascuno potesse andare per la tangente, blaterare ed abbaiare alla luna, come sempre ha fatto chi oggi tenta di far passare l’ultima consiliatura regionale come brillante esempio di amministrazione, strafottendosene del parere della Corte dei Conti romana che, apertis verbis, giorni fa, non ha esitato a mettere in dubbio il nostro bilancio (leggi a pag. 1).

Come dice in questa stessa pagina il mio redattore, avrei commesso, tra l’altro, l’errore di aver ritenuto che il nostro “foglio” fosse la tribuna giusta per cotanti “ingegni”. Ne faccio pubblica ammenda, ma presuntuosamente sono ben lieto delle 1500 copie che stampiamo e distribuiamo e, sopra tutto, del movimento di opinione che attorno a questo “foglio” si sta creando.

Sarà perché diciamo le cose che nessuno ha detto mai ? Sarà perché, ieri come oggi,  non abbiamo mai chiesto niente, rifiutando logiche clientelari, prebende ed appannaggi ? Sarà perché il do ut des ed il do ut facias non ha mai albergato nel nostro dna?

Bene signori, un luogo comune di antica memoria invita al silenzio, specie se si hanno scheletri nell’armadio, ma questa volta, forse, avreste fatto meglio ad avvalervi della facoltà di rispondere e manifestare a chiare note, il vostro pensiero, positivo o negativo, relativamente alle scelte ed ai problemi dei quali siete stati correi o inermi spettatori.
I lametini, comunque, sapranno giudicare.
Fervidi auguri di sempre più brillanti affermazioni.

di Renato Borelli