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La politica dell’ascolto La demagogia al potere è il vero nostro pericolo

minilogoDi tanto in tanto la politica finge di scoprire l’acqua calda: l’Ascolto. I cittadini vanno ascoltati. I desideri vanno esauditi. Come ai bambini va portata la sorpresa (il regalo dell’ovetto Kinder) perché ci accolgano con un sorriso, la fatidica domanda «a Frà che te serve?» che l’imprenditore Caltagirone rivolgeva a Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti, ogni volta che lo sentiva al telefono, è il saluto che ogni buon politico dovrebbe porgere all’elettore.
Ma tutti sappiamo che è vero il contrario di quel che si vuol far credere, l’ascolto andrebbe eliminato invece che incentivato. La nostra situazione problematica dipende da troppo ascolto, ce ne vorrebbe molto di meno. Il 30 per cento di lametini che paga la tassa spazzatura ci spiega che sono stati esauditi i desiderata del 70 per cento: non pagare, senza essere disturbati. E così via. L’evasione fiscale, le tariffe basse, il girarsi dall’altra parte, il non vedere, il non intervenire in modo che ciascuno faccia quello che vuole, sono politica dell’ascolto: laissez-faire.
Certo, oggi, è tutto più difficile, uno ascolta e ti chiedono una sola cosa, ossessiva, un posto di lavoro. La cosa più difficile di tutte, una cosa quasi impossibile. Quasi, perché alcuni politici sono riusciti a moltiplicare pani e pesci e inventarsi posti (non lavori), sia pure precari. Guadagnandosi riconoscenza e voti. Meritatissimi, di questi tempi. Basta saper ascoltare. I sordi invece ti negano tutto, pure la speranza.
E’ la demagogia al potere, il nostro pericolo,  quelli che ti dicono quello che vuoi sentirti dire. Vi faccio qualche esempio, per capirci, prendendo spunto da La Buona Scuola di Renzi, uno che talvolta ascolta e altre volte no, mischiando il tutto in una bevanda dal sapore strano. Allora, Renzi ascolta i sindacati, vuole assumere precari senza concorso e lasciare per anzianità la progressione di carriera; poi ascolta i dirigenti e vorrebbe dargli la possibilità di dare qualche spicciolo ai docenti. Non ha capito nulla, da un orecchio non ci sente.
Ve lo dico cosa dovrebbe proporre sulla scuola, se ascoltasse davvero. Innanzitutto, l’anno scolastico deve ricominciare l’1 ottobre e finire il 31 maggio. Devono essere abolite le bocciature che sono un ingiusto castigo per giovani vite in crescita ormonale e provocano più problemi di quelli che risolvono. Poi dovrebbe aumentare le assemblee sindacali dei docenti in orario di servizio che oggi possono essere 5 per un massimo di 10 ore annue. Diciamo che per l’importanza che rivestono, uno Stato serio dovrebbe aumentarle a 250 per un totale di almeno 500 ore annue. Le 3 ore al mese che vengono date per l’assistenza ad un congiunto con handicap in base alla L.104 sono una miseria, e andrebbero almeno quintuplicate, le classi dovrebbero essere formate da non più di 10 alunni per non essere definite classi pollaio, andrebbero aboliti i compiti a casa, quelli in classe, quelli scritti, le interrogazioni orali, gli esami, i progetti, il Pof, il Rav, l’invalsi. Infine si dovrebbe aumentare gli stipendi a tutti i docenti che, come ha detto il papa, sono ridicoli. A tutti tranne che ai docenti di religione.