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Più butti … più paghi Impegni per un nuovo sindaco

minilogoIn Calabria ogni anno produciamo 2400 tonnellate di rifiuti, e sedici anni di commissariamento ci sono costati un miliardo. Quasi venti anni fa un ministro dell’Ambiente, Edo Ronchi, prometteva una svolta, e cioè che i cittadini non avrebbero pagato più i rifiuti in base ai metri quadri della propria abitazione ma proporzionalmente alla quantità di rifiuti prodotta. Il principio nuovo doveva essere: più ne butti nel cassonetto, più paghi. Soltanto così poteva essere incentivata la raccolta differenziata.

Finora in Italia soltanto 250 comuni su 8000, il tre per cento, piccoli comuni del Nord, adottano la cosiddetta tariffazione puntuale, vale a dire pesano o misurano la quantità di rifiuti non differenziati che viene prodotta da ogni singola famiglia. Uno degli impegni seri che i cittadini lametini devono chiedere al prossimo sindaco è proprio questo, pesare i rifiuti. Si può scegliere il metodo, fare come fanno a Castelfranco Veneto, o a Chieri, in Piemonte, o in Val di Fiemme in Trentino. A Copparo (Fe) per esempio  si paga a seconda del numero di buste usate per gettare via l’indifferenziata. Oppure nel comune di Capannori (Lu) in ogni cassonetto c’è un microchip misuratore. Ma perché la stragrande maggioranza dei comuni italiani, compreso Lamezia, non intendono adottare tale principio essenziale della misurazione puntuale? La ragione sta nel fatto che alzare le tariffe dei rifiuti, negli ultimi quattro anni un aumento medio del 22%, è stato il modo più semplice per fare cassa di fronte ai tagli dei trasferimenti da parte dello Stato. Un modo iniquo, lo sappiamo bene noi lametini, dal momento che ben il 60 per cento evade la tassa e quindi l’aumento delle tariffe colpisce i cittadini corretti. Tra l’altro con l’aggravante che sulla somma pagata è stata aggiunta anche l’Iva sostenendo che il bollettino della spazzatura non fosse una tassa ma il prezzo pagato per un servizio.

Neppure pronunce della Corte costituzionale e della Cassazione hanno potuto impedire questo ulteriore salasso ingiustificato. La Tari, ultimo nome assunto dalla tassa sui rifiuti, incide, per intenderci, per un appartamento di 100 mq da un minimo di 311 euro annue (L’Aquila) alle 532 euro (Cagliari), ma se viene ancora pagata sui metri quadri e non con una misurazione puntuale dell’indifferenziata, non consente di far decollare la differenziata. Tutto ciò che viene buttato nei cassonetti finisce allora nelle discariche e questo spiega il dramma calabrese. Solo se si pensa che una provincia popolosa come Cosenza non ne possiede neppure una, riusciamo a capire come siamo sempre all’anno zero.

di Francesco Scoppetta