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Una regione povera e vecchia I numeri sconcertanti della Calabria

minilogodi Francesco Scoppetta
C’è chi mena vanto ed intorno a lui vede luci senza ombre, una regione in cammino verso dove non si sa, facendo finta di ignorare le ceneri, ancora fumanti, lasciate dalla consiliatura  uscente alla Calabria tutta ed alla città lametina, ridotta a terra di conquista.
E quel che è più grave è che i lametini sono ben consapevoli di votare politici «senza vincolo di mandato» e che non rappresenteranno mai Lamezia  in nessun consesso.
I dati socio economici regionali danno contezza delle miserie e nessuna speranza di un domani migliore. Tali dati non debbono indignarci soltanto, debbono chiamarci a rottamare, a scartare tutti coloro che non sono in grado di invertire la tendenza, a innescare un profondo radicale rinnovamento politico e morale.
La stragrande maggioranza dei calabresi «occupati» è impegnata nel settore dei Servizi che impiega 396 mila persone di cui 286 mila unità di lavoratori dipendenti e 110 mila di lavoratori autonomi, a seguire l’industria dove i lavoratori sono 79 mila (55 mila dipendenti e 24 mila indipendenti), infine l’agricoltura impegna 54 mila persone di cui 42 dipendenti e 11 mila indipendenti.
La Calabria, con il 29,8%, è la regione con la percentuale più alta di povertà, come ci ricorda l’ultimo rapporto dell’Istat disponibile, abbiamo sfondato il tetto del 20% tra i disoccupati toccando addirittura il 21,5% (Trento, per fare un raffronto, si attesta al 6,1 per cento). Insomma, il lavoro in Calabria diviene sempre di più un miraggio, il nostro tasso di disoccupazione è quasi il doppio del dato nazionale (12%), più alto rispetto al dato medio del Meridione (19,8%). Questo vuol dire che più di un calabrese su cinque abile al lavoro in questo momento ufficialmente non ha alcuna occupazione. Primato negativo registriamo anche per la disoccupazione giovanile (fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni), che per la Calabria è pari al 53,4 per cento del totale. È forse per questo che i calabresi tornano a partire, verso il Nord, il tasso migratorio si attesta, nel 2013, al 4,2 per mille, il più alto in Italia.
Crescono i cittadini stranieri regolari che al primo gennaio del 2013 per la Calabria sono pari al 3,8 per cento sul totale della popolazione.
Non va meglio se si guarda alle unità di lavoro irregolari o a nero, anche in questo caso superiori rispetto a quelle delle altre regioni; il 28,5 per cento nel 2012, 185.000 secondo gli ultimi dati Svimez. A considerare infine l’indice di vecchiaia del 2013, la nostra regione ospita 139,3 anziani ogni 100 giovani. Una Regione povera, vecchia, sporca, dove il 75% della spesa è quella sanitaria.