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Lametini, tutti giù dalla diligenza Lasciate in cassetta i Galati ed i Ruberto



Solitamente solo gli dei
sono immortali. Ma a volte può accadere  anche  che gli uomini,  per un delirio di onnipotenza, si credano divinità e, da tali,  si comportino. Fino a quando un mare forza nove  non li inghiottisce tra i marosi insieme alla loro corte. Allora il fiero cipiglio del condottiero diventa una smorfia di dolore mentre turiferari e prosseneti, ieri baldanzosi e fieri, cercano di guadagnare l’anonimato dietro le quinte.
Quanto accaduto alla fondazione Calabresi nel Mondo è, nel caso ce ne fosse stato bisogno, l’ennesima prova di una regione piagata dal malcostume, dal malaffare, dall’illegalità ed aggiunge alle piaghe purulente lasciate da Calabria Etica, una questione morale pesante più del macigno di Sisifo.
Calabresi nel Mondo e Calabria Etica, fanno parte di quella schiera di enti di diritto privato controllati, insieme a Fondazione Mediterranea Terina Onlus, Fondazione Field, Fondazione Calabria Film Commission. Per tutte unico socio la Regione Calabria alla quale è demandato ogni controllo in tema di efficienza, corruzione e trasparenza.
Ma è molto probabile che il controllo non abbia funzionato se risponde a verità –  e non esiste il  benchè minimo dubbio – quanto svelato dagli organi inquirenti relativamente a possibili distrazioni di fondi ed una gestione, come dire… un po’ allegrotta, in tema di assunzioni e quant’altro.
Fatto sta che l’on. Giuseppe Galati, ex immortale parlamentare, da queste parti conosciuto come “er  mejo fico der bigonzo”,  insieme a Giuseppe Antonio Bianco, segretario della fondazione e dirigente ad interim del settore Affari generali della Presidenza della Regione Calabria, e Mariangela Cairo, segretario generale della fondazione “I Sud del Mondo” nonché collaboratrice di Calabresi nel Mondo, sono indagati per aver gestito in maniera “clientelare” le assunzioni,  violando le norme in materia, ma anche trasgredendo ai dettami dello statuto della fondazione stessa nella parte in cui prevedeva la gratuità degli incarichi, con la corresponsione di emolumenti senza il vaglio della giunta regionale.
Certo è che, tra Calabresi nel mondo e la fondazione “I Sud del mondo”, sarebbero emerse irregolarità che hanno portato al sequestro di un milione e duecentomila euro di beni sequestrati a Galati, Bianco e Cairo. Nella fattispecie il sequestro risponderebbe all’esigenza di recuperare un milione di euro per le retribuzioni pagate a venticinque dipendenti assunti per mero favoritismo; duecentomila per somme corrisposte a Galati e Bianco non dovute e circa diecimila per la fittizia collaborazione tra Calabresi nel mondo ed  I Sud del mondo.
Se tanto è avvenuto è evidente che gli uffici regionali,  preposti al controllo delle fondazioni in house, non hanno funzionato e che, nell’ambito dei satelliti orbitanti attorno alla regione, la definizione di “enti controllati” sia solo mera presunzione.
Giova ricordare, infatti, che Calabresi nel mondo venne istituita nel 2009 con delibera di giunta regionale ricevendo l’ imprimatur ufficiale a dicembre 2012 per  “attuare e sostenere anche a valere sulle risorse finanziarie delle linee di intervento della programmazione 2007 – 2013, politiche e progetti innovativi di elevato valore strategico finalizzati allo sviluppo delle relazioni sociali, economiche e produttive con le comunità di Calabresi residenti all’estero”.
Alla sua guida fu preposto, come presidente, l’on. Giuseppe Galati, già una  meteora nel firmamento politico calabrese, senza compenso né rimborso spese. Al suo fianco Giuseppe Antonio Bianco, segretario generale, con un compenso di 44mila e 300 euro e tre revisori dei conti con un compenso di, più o meno, 12 mila euro.
Da qui in avanti Calabresi nel mondo vola da un successo all’altro tanto da richiedere l’apertura di uffici di rappresentanza, sia sul territorio nazionale che all’estero, alla cui guida vengono assegnati solerti e competenti manager, naturalmente reperiti nel cerchio magico.
Attraverso il loro operato – definizione di strumenti di comunicazione e di azione di networking per promuovere l’economia calabrese nel mondo – la Regione Calabria è  oggi assurta alla gloria nella hit parade mondiale, scusate se è poco, per il festival del peperoncino piccante di Diamante, per la cipolla di Tropea e per altre “attività  border line” delle quali è meglio tacere.
La vicenda Calabresi nel mondo, come la precedente Calabria Etica, che ha visto e vede come protagonisti due dei più quotati figli di Mamma Lamezia, ha dato un notevole scossone a tutto il baraccone politico regionale, tant’è che l’on. Arturo Bova, presidente della commissione regionale anti ‘ndrangheta, pur non escludendo la sempre doverosa presunzione d’innocenza, ha stigmatizzato quanto avvenuto sottolineando che “Calabresi nel mondo fa riemergere non solo il macabro sospetto delle responsabilità della politica, ma anche il drammatico tema della connivenza della burocrazia, a volte non solo asservita ma addirittura funzionale alla messa in atto di condotte illecite ai danni della Regione e dei calabresi”.
Chi ha orecchie per intendere intenda. Certo è che Calabresi nel mondo, Calabria Etica, così come tutti gli enti pubblici vigilati, le società partecipate, gli enti di diritto privato controllati, sono in balia di se stessi con l’aggravante che, dal punto di vista della redditività (?) prodotta,  si rivelano carrozzoni inutili per l’economia calabrese; ma utili e profittevoli per parenti, amici ed amici degli amici.
Scorrendo i nomi degli assunti di Calabresi nel mondo, così come accaduto per Calabria Etica e tutti gli altri enti in house, ci si accorge come le assunzioni clientelari non hanno mai fine e che figli e nipoti, parenti, affini e collaterali dei politici, in auge o di lungo corso, son sempre più bravi, più intelligenti, dei  figli della comune gente.
Che Giuseppe Galati, ex parlamentare, bocciato dopo venticinque anni di attività politica, sia oggi accusato per abuso d’ufficio, falso e peculato è cosa di poco conto. Non è l’unico, non è il solo, in Calabria come nel resto del territorio peninsulare.
Mi risparmio e vi risparmio, pertanto il “pistolotto” su legalità, dignità, onore ed onestà, valori che non hanno più significato a tutte le latitudini e longitudini dell’ itala penisola.
Il voto espresso il quattro marzo ultimo scorso la dice lunga sul grado di saturazione  degli “zebedei” degli italiani.
Quindi, cittadini di Lamezia se, stanchi delle “scoppole” subite,  volete guadagnare immagine e credibilità tutti giù dalla diligenza. Lasciate in cassetta i Galati ed  i Ruberto.
De hoc satis…e su questo basta, dicevano i latini.
Sol così, forse,  comincerà a spirare il vento del rinnovamento!