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La tecnica del fotti compagno e le comparsate di Oliverio

 Ma questa Calabria ce l’ha un futuro?E’ questo un pensiero che mi assale e che mi turba: si ricorre a piè sospinto ai fasti del passato che, si sa, è acqua non utile a muovere le macine del mulino; si preconizza il futuro per giustificare  un presente, vacuo ed inconsistente che, se avulso dall’aureo  passato,  non andrebbe nemmeno preso in considerazione.
Si vive di stilemi tipici del mondo pubblicitario che vanno a  sostituire – senza far torto ad alcuno –  le sdolcinate comparsate di merolana maniera, quando non c’è bisogno di far vibrare le corde del cuore.
Si  vive insomma, da queste parti, dell’ ingombrante presenza di uno splendido passato, per far passare sotto gamba lo squallore dello  sbiadito presente,  pennellando quasi per caso, un futuro dai colori forti e radiosi
.

Se ci pensate, miei concalabri, questa è una tecnica antica, in auge fin dalla costituzione della Repubblica, per la quale tutto il Mezzogiorno d’Italia è stato, è e  sarà qualcosa di più del peccato originale.
Ma non vuol esser questo l’argomento del mio dire, bensì di dare una connotazione ad una “formula”che ha fatto la fortuna di pochi ed il danno di molti. Pertanto perdigiorni, pifferai, imprestati alla politica, in nome e per conto della popolare sovranità, manto misericordioso che tutto avvolge,  han fatto fortune millantando splendidi orizzonti che riferendosi al passato, ignorando il presente, ipotizzano un radioso avvenire.
E’ questo un espediente raggiratore noto come “tecnica del fotti compagno” che ubbidisce più a dinamiche da calciomercato che da politica. Tutti usano le solite parole d’ordine (trasparenza, lotta alla mafia, spazio ai giovani, etica e competenza) per poi concludere, ciliegina sulla torta, con il benecomune. Enunciazioni di facciata, collaudate liturgie pastorali e festival dell’ipocrisiaa go-go. Senza dispiacere alcuno la verità vera è che la tecnica imperversa fin dalla costituzione della repubblica (peccato originale),   ed ha trovato fedeli assertori ed attenti testimonial anche tra gli amministratori  regionali, provinciali e comunali che l’ hanno perpetuatae sviluppataa livello esponenziale.
E così  è accaduto che gli anni di nientesono scorsi inevitabilmente l’uno sull’altro facendo registrare il niente di niente!
Dopo la sciagurata gestione regionale del grande enfant prodigeScopelliti – con Scapagnini altro asso nella manica del sempiterno aspirante premier arcorese –  nessun calabrese avrebbe mai potuto pensare che la Calabria, ormai quasi alla fine del mandato oliveriano, rimanesse ferma al palo. Tali pensieri potrebbero suonare come una beffa, ma non sono fake newsi risultati negativi sciorinati quotidianamente dagli indicatori sociali a proposito delle sinistre negatività della nostra regione né,  tanto meno io,  “l’untore”incaricato allo spargimento della pestifera infestazione.
E’ un dato di fatto che la regione versi in totale degrado ed abbandono in tutti i settori produttivi. Per risalire dalla crisi che attanaglia il tallone d’Italia, con una cura costante a base di ferro e potassio, infusa via endovena, occorrerebbe almeno un venticinquennio, se le stime del pil nazionale rimanessero quelle attuali. E vi risparmio il pistolotto sulle graduatorie ricordandovi che, se doveste sentire la necessità di  tastare il polso all’economia regionale, risparmierete tempo guardando al fondo di ogni classifica.
Per conto mio voglio solo darvi due indicazioni, una relativa al pil pro capite regionale (Trentino Alto Adige, 35 mila euro – Calabria, 15 mila euro), l’altra relativa alla disoccupazione dove Calabria e Sicilia presidiano le vette più alte delle classifiche europee. Taccio sui neet, acronimo inglese che indica i figli di nessunovale a dire quei giovani tra i 15 ed i 35 anni che  sono senza occupazione e senza formazione, sospesi nel limbo dei non nati e vaganti tra le nuvole del cielo.
E, credo, legittimamente credo, di essere dalla parte della ragione nell’indignarmi quando i tg nazionali, a proposito della sanità calabrese, mostrano quelle immagini di poveri malcapitati che in assenza di presidi sanitari e di tutori,  vengono “avvolti in cartoni”, così come avviene con il capocollo calabrese compresso tra canne e legacci.
E mi indigno ancor di più quando…quando penso che anni di commissariamento governativo, dico anni, han peggiorato la sanità calabrese nel servizio dato al cittadino e nell’economia regionale, sol perché la salute dei cittadini è diventata merce di scambio tra politica e manager governativo.
Raggiunge la velocità della luce la giravolta degli zebedei quando apprendo che Oliverio, per implementare l’offerta turistica calabrese, sponsorizza il festival dei Due Mondi di Spoleto, per una chiaccherata con Paolo Mieli.
Dico chiaccherata non intervista – così come  propagandata dai violini di spalla di prima e seconda fila, da viole e flauti traversi – per ribadire un concetto: non sono mai stato un Renziano ma devo dire con onestà intellettuale che Renzi è stata un’espressione sprecata per l’Italia.
Le altre quattro parole, amici lettori, ve le risparmio in quanto ricalcano sempre quel ritornello:anni di difficoltà, gli indicatori sociali stanno registrando una ripresa, il turismo è tornato a crescere dopo undecennio difficilissimo.
Non posso fare a meno, però, di chiosare l’ultima esternazione del governatore: ”Ho scelto di ritornare alla mia terra, dopo anni di Parlamento, per utilizzare l’esperienza e le relazioni che ho acquisito a Roma a beneficio di una regione che deve riscattarsi… Il sud ha subito un allargamento del gap su tutti gli indicatori sociali e la Calabria è stata la regione che ha sofferto di più in termini di occupazione, servizi ed infrastrutture”.
Un epitaffio dal sapore squisitamente elettoralistico; perfettamente in linea con la tecnica del fotti compagno.