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Cambiare si può e… si deve No a clientelismi e paternalismi

minilogoBasta con gli infingimenti! Basta con la politica del “non sapevo”! Essa appartiene a ben identificati paragnosti e figli di paragnosta che hanno lucrato, impunemente, fortune per sé, per discendenti, per collaterali ed affini fino alla settima generazione.
Le cronache dei quotidiani ne hanno dato ampi resoconti. In tema di moralità, o meglio di corruzione, l’immagine del nostro Paese è crollata in fondo ad ogni classifica, ma, fatta eccezione per pochi casi, gli autori delle malefatte di ieri tengono ben saldi i glutei su dorate poltrone, pronti a rimettersi in lizza per riconquistare un posto, magari in attesa di giudizio nella speranzosa certezza di una provvidenziale prescrizione o assoluzione per non aver commesso il  fatto.
In un contesto politico siffatto, ormai quasi giunti alla kermesse elettorale del 31 maggio, che vede in lizza regioni e comuni alla ricerca del team che dovrà amministrarli, è disdicevole assistere alle giravolte della destra, divisa in mille rivoli, tesa e coesa alla riconquista del potere, ma  dimentica  di aver portato, in quasi vent’anni, il Paese al  tracollo  economico, alla povertà dei molti, alla disoccupazione dei tanti, alla ricchezza dei pochi, al trionfo della recondita armonia di bellezze diverse ed alla dilagante, impunita nella maggior parte dei casi, corruzione di ministri e dirigenti statali. Il tutto consumato nella flebile opposizione di una sinistra smarrita, confusa, occupatissima a tessere trame e orditi per assicurarsi e garantirsi la presenza e la stessa ragion d’essere.
Nella nostra regione saranno 55 i comuni chiamati alle urne: 13 in provincia di Catanzaro, 11 a Cosenza, 20 a Reggio C., 9 a Vibo, 2 a Crotone. Tra questi, i risultati elettorali più probanti, e quindi più attesi, sono quelli di Lamezia Terme, Vibo Valentia, Castrovillari, Gioia Tauro, Siderno, S. Giovanni in Fiore e Rosarno; test che dovranno “sacramentare” se il cambio di guardia avvenuto alla regione Calabria – Oliverio, legionario vetero comunista vs Scopelliti, fatiscente enfant prodige scacciato dall’Olimpo per scarso rendimento – sia una presa di coscienza dei calabresi o un pomeridiano proditorio  appisolamento di Zeus  dopo un lauto pasto.
Certo gli occhi di analisti e osservatori politici sono rivolti a Lamezia – la terza o la quarta città della Calabria a giorni alterni – perché qui si contrappongono il retaggio degli antichi padri che la fa ritenere di destra nel dna e gli eterni contendenti sinistrorsi che, ad ogni variazione del punto di gravità permanente, sono assurti – ahimè senza gloria – alla guida della città; perché qui coesiste il perenne stato di bisogno che si coniuga con il più deprecato, sfacciato clientelismo fatto passare per capacità amministrativa ed imprenditoriale; perché qui più che altrove ha luogo il sodalizio politica-mafia, patto scellerato che andrà onorato in un futuro prossimo se non addirittura anteriore; perché qui, nella terra della disoccupazione, giovanile e non, l’occupazione subisce impennate vertiginose ad opera di figuri che pretenderebbero, addirittura, la canonizzazione; perché Lamezia, infine, ha avuto per ben due volte la iattura di subire lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa.
A pochissimi giorni dalla presentazione delle liste ed a pochi dall’espressione del voto, malgrado le certezze accreditate in tema di legalità e trasparenza, sono venute fuori gravi irregolarità che fanno intuire il criterio di scelta dei componenti delle liste elettorali, quello di sempre: non il valore delle persone ma il loro peso in termini di apporto di consensi elettorali.
Parte, quindi, con gravi handicap Paolo Mascaro, candidato sindaco del centrodestra, accreditato avvocato del foro lametino, per non aver prestato l’attenzione che meritava la composizione delle liste a suo sostegno, contenenti ingombranti presenze; senza far cenno al suo sponsor, ancora alla ricerca di un santo a cui votarsi.
Parte con altrettanti handicap il dott. Pasquale Ruberto – il Marchionne del Sud – che in un delirio di autostima ed autoreferenzialità, oltre ad aver autodeterminato, all’epoca del suo insediamento etico, il cospicuo ammontare del suo emolumento, alla domanda “perché votarla?”, risponde con fierezza: “per le mie indiscusse doti e capacità amministrative”.
Tutti sembrano aver dimenticato di essere i superstiti di quella “carretta del mare”, pilotata da Scopelliti, improvvisato scafista, tristemente naufragata tra Scilla e Cariddi.
Vanno meglio le cose nel centro sinistra? Apparentemente si, ma solo apparentemente. Infatti, malgrado gli sforzi del governatore Oliverio di presentare una coalizione di centro sinistra unita e protesa alla vittoria – grazie anche allo splendido lavoro di Soriero, commissario commissariato – si percepisce chiaramente che il Pd, o parte di esso, ha mal digerito la vittoria, alle primarie, di Tommaso Sonni di Città Reattiva, che sembra avere il plauso ed il consenso di chi agogna un’amministrazione quanto meno articolata e modulata sugli obiettivi da raggiungere.
Tutto il resto è noia, non è acqua che muove le macine del mulino.
Ciò malgrado “cambiare si può e si deve”!
Si, perché le “disgrazie” politiche cittadine  non piovono dall’ingrato cielo, ma molto probabilmente da un confuso modo di esprimersi dei lametini, ai quali vanno benevolmente concesse le attenuanti generiche: quelle di farsi puntualmente  irretire  e gabellare  da imbonitori e  pifferai.