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Terra dei fuochi: il più grande avvelenamento di massa Fondazione in house a partecipazione pubblica

Questo cielo, basso,  non ha colore. Quest’aria ha un sapore acre. Questo paesaggio non è vivo. Non un cinguettio di uccello. Solo la percezione della morte che incombe.  

terra-dei-fuochiSono nella Terra dei fuochi, quel migliaio di chilometri quadrati nel quale sono ubicati ben sessanta comuni, poco più poco meno, con circa due milioni e mezzo di abitanti. L’area gravita su due province: Napoli capoluogo campano con 33 comuni e Caserta con 24. Come dire che ci sono dentro quasi tutta la provincia di Napoli e tutta la parte meridionale del casertano.
Nella terra di nessuno, nel “triangolo della monnezza”, la fanno da padrone i becchini della camorra casertana, il clan dei casalesi ed i Mallarmo, napoletani di spicco e di peso. Se dovessero esserci mutamenti nel consiglio di amministrazione della holding dei rifiuti connection, non datemene colpa perché, lo confesso, non sono aggiornato sulla distribuzione dei ruoli e degli incarichi assegnati ai vari manager ai quali fanno capo i vari business.
Che i rifiuti potessero valere tanto oro quanto pesano solo un innato bernoccolo imprenditoriale poteva ipotizzarlo per cui, dalla sera al mattino, la fertile fantasia degli ecomafiosi si inventa il “cimitero delle scorie tossiche”, con la complicità di chi quel servizio ha richiesto.
Ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale. Non sfugga, però, che non c’è corrotto senza corruttore e che l’assenza di una ferrea disciplina giuridica in tal direzione ha fatto il resto. C’è voluto il 2015, dopo anni di profonde meditazioni da parte di un disattento  legislatore, perché si arrivasse ad una legge sugli ecoreati. Chi inquina pagherà, ma da quando?
Chi rifonderà i danni alle migliaia di morti sospette avvenute tra uomini ed animali, agli avvelenamenti inoculati, giorno dopo giorno, dall’inquinamento dell’ambiente? Chi è il vero responsabile dello scempio ambientale, il corruttore o il corrotto?
Il business dell’ecomafia gira attorno ai 23 miliardi di euro e cresce a dismisura giorno per giorno.
Aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti, del cemento, nell’agroalimentare, nel racket degli animali. Trentamila i reati accertati, non c’è numero ipotizzabile per quelli non accertati.
La bandiera blu o verde, qualsivoglia colore, va assegnata in rigoroso ordine di precedenza alla Puglia, alla Sicilia, alla Campania, alla Calabria. In quest’ultima regione la morte non viene per terra ma per mare: chi ha in mente l’immagine inquietante dei quattro cavalieri dell’apocalisse la metta pure da parte: essi non cavalcano più focosi cavalli, bensì le faune che albergano nei fondali di Cetraro e Paola. Da 40 a 100 le navi con rifiuti tossici affondate nel mare di Calabria. Ma questo è un altro film dal titolo “Calabria Radioattiva”. Cercasi novello Saviano che da terra scenda a scandagliare le profondità del mar Tirreno, cimitero di rifiuti atomici. Chissà che non venga fuori una Chernobil nostrana a lento rilascio di radiazioni.

terra dei fuochi-croci

La terra dei fuochi non è a me sconosciuta, nel senso che nel corso della mia vita lavorativa – manager del terziario avanzato – mi trovai a dover valutare, per conto dell’azienda che rappresentavo, l’economicità dell’apertura di un negozio ad Aversa, ubicata nel “triangolo della monnezza”. Onestamente non ne sapevo nulla e, a ben pensarci, non ero il solo.
Attenzione, correvano gli anni ’90, Gomorra di Saviano era in mente Dei.
Lasciando l’A1 mi diressi verso l’interno e man mano che avanzavo avvertivo una sensazione di disagio nel guardare quel paesaggio già turbato da una mestizia infinita della quale non sapevo darmi conto. Arrivai ad Aversa e soggiornai in un albergo, ubicato vicino al commissariato di polizia, nel quale non so se prevalesse la lode o l’infamia dell’ospitalità. Al risveglio mattutino trovai la macchina senza ruota di scorta e senza gli accessori, cosa che, nella successiva visita, mi costrinse a portare in camera oltre al trolley anche la ruota di scorta e gli accessori della vettura. Mattiniero come sono, oggi come ieri, mi recai a far colazione al bar. Rimasi sorpreso dal fatto che la macchina del caffè attingesse l’acqua, evidentemente carente in città, da un bidone, ma la sorpresa più grande fu al momento del pagamento  della colazione. “Niente dottò”. Lì per lì non mi resi conto della magnanimità del barista e del perché mi esentava dal pagamento. Narrando, poi, il fatto, capii che ero stato scambiato per il nuovo commissario che doveva insediarsi ad Aversa.
A distanza di tanti anni sto ripercorrendo quegli stessi  itinerari con intenti diversi. Oggi sono qui nella veste di narratore di eventi che parlano di rifiuti tossici, di roghi, di inquinamenti, di morti silenziose di uomini, donne e bambini sacrificati sui roghi del dio denaro, di mafiosi e non solo.
Gridati, però, all’Italia intera come carenza legislativa alla quale si è posto argine e freno con un quarto di secolo di ritardo.
Non si parla, però, di ciò che è stato, di ciò che è avvenuto. Il 2015 è la data spartiacque tra il passato ed il presente, vale a dire da qui in avanti chi inquina pagherà. Ed il prima? E l’attuale?
Ma dov’erano i parlamentari italiani quando 23 miliardi, stimati  in difetto non in eccesso,  confluivano nelle tasche di quattro cialtroni, nella cecità e nel silenzio di chi quella disgraziata realtà conosceva? C’è da aver fiducia ancora in chi, giocando cinicamente con la tastiera, dice si o no all’autorizzazione a procedere nei confronti di chi certamente era a conoscenza degli omicidi, (quanto preterintenzionali?) che si consumavano quotidianamente in quel “fazzoletto di terra” dove uomini e animali, flora e fauna venivano sacrificati sull’ara di Mida, simbolo del dio denaro?
Ancora oggi, a qualche mese di distanza dall’approvazione della legge nr. 68 del maggio scorso, la prima in tema di ecoreati dopo un quarto di secolo di ritardo – ribadisco – i legulei mettono in discussione un avverbio, “abusivamente”, e su  questo riversano fiumi di inchiostro.
Giustizialisti o garantisti , non credo l’opinione pubblica se ne fotta più di tanto!
Conta, invece, che l’aria è irrespirabile, che la gente, uomini, donne e bambini, muoiono di tumore, così come animali, piante, fiori ed ortaggi.
Si, la gente muore nella solitudine di un silenzio assordante, nella convinzione che è fatta la volontà di Dio, nella rassegnazione che avrà giustizia in un altro mondo, nella disillusione di aver rincorso falsi profeti.
Con questo spirito vado al convegno di Santa Maria Capua Vetere. Proseguirò poi per quella strada tetra, spettrale, il cui orizzonte è fatto di un sottile fil di fumo che si leva al cielo. Nella convinzione che la mia non sarà l’ultima voce che si unisce a quella dei tanti che mi hanno preceduto.

Intanto vado ad ascoltare cosa  raccontano gli esimi Roberti, Angelini e De Grazia.