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LA GUERRA SPARTIACQUE DELLA SOCIETÀ E POI DELLA POLITICA ITALIANA
La guerra molto più del Covid è ormai uno spartiacque. Si sono infatti formati due schieramenti italiani tra i quali è ormai impossibile mediare. Destra e sinistra non esistono più come categorie politiche perchè è ormai netta una spaccatura nell'opinione pubblica; ci sono di fatto due società italiane con pensieri e sentimenti diversi e contrastanti. Il campo largo (vecchia ideologia di Zingaretti e Bersani) anche nella versione "pratica" di Letta è ormai andato in frantumi davanti ad un Conte scatenato a caccia dei consensi perduti (Mario Draghi non se ne preoccupa troppo, sa di non avere alternative fino alla fine della legislatura, anche forte del sostegno di Luigi Di Maio). L'addio di Letta si avvicina se Giuseppi spara come un Dibba qualsiasi su tutto ciò che gli capita a tiro, dalle armi all’Ucraina al termovalorizzatore di Roma.

La spaccatura si coglie attraverso un fact-checking  ( lo ha fatto lavoce.info) su alcune bufale recenti.

BUFALA n° 1) ZELENSKY RINUNCIA ALLA CRIMEA Negli ultimi giorni sono molto circolate due notizie: la prima è la presunta apertura del Presidente ucraino Zelensky alla cessione della Crimea alla Russia da parte dell’Ucraina, l’altra è la presunta opposizione della Nato a questa proposta. Cominciamo dall’inizio. Il 7 maggio il Ministro degli esteri Luigi Di Maio ha dichiarato : “Zelensky disposto a non rivendicare la Crimea. È apertura importantissima, ora tocca a Putin”.
Solo in Italia appaiono titoli del genere: «Nato contro Zelensky» e addirittura «Stoltenberg (segretario della Nato) zittisce Kiev». Cosa è successo davvero? Venerdì 6 maggio, intervistato dalla Chatham House, Zelensky ha detto che «la condizione minima» per negoziare, banalmente, è il ritorno alla situazione precedente l’invasione del 24 febbraio: «I russi devono rientrare lungo le linee di contatto e ritirare le loro truppe. Solo in quel caso ritorneremo a discutere di pace normalmente». Dunque, siccome l’annessione della Crimea è avvenuta diversi anni prima dello scorso 24 febbraio, in Italia – e soltanto in Italia – si comincia a discutere della presunta offerta della Crimea da parte di Zelensky, offerta che non per caso nessun giornale del mondo, fuori dall’Italia, ha mai menzionato.
Jens Stoltenberg, segretario Nato, nella sua intervista al giornale tedesco Welt, si limitava a ripetere per l’ennesima volta che «i membri della Nato non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea», aggiungendo peraltro: «In ultima analisi la decisione su come disegnare la pace spetta al governo e al popolo sovrano dell’Ucraina. Questo non lo possiamo decidere noi». Dunque, anche qui, esattamente il contrario di quanto gli veniva attribuito in Italia.

BUFALA n° 2) MACRON AL PARLAMENTO EUROPEO Il 10 maggio appaiono questi titoli sulla stampa italiana: «Macron: “Non si ottiene la pace umiliando Mosca”»; (Il riformista) «Macron stoppa “l’atlantista ad oltranza” Draghi e avverte Biden: “Non possiamo umiliare Putin”».
Salvini loda Macron per le sue «parole sagge», i sostenitori di Giuseppe Conte si inorgogliscono su twitter perché il loro beniamino «lo dice da un mese».
In realtà Macron davanti al Parlamento europeo ha detto testualmente «Spetta all’Ucraina definire le condizioni per i negoziati con la Russia. Il nostro dovere è di stare al suo fianco per ottenere un cessate il fuoco e poi costruire la pace. Allora saremo lì per ricostruire l’Ucraina come europei, sempre. Perché, infine, quando la pace tornerà sul suolo europeo, dovremo costruire nuovi equilibri di sicurezza e non dovremo mai cedere alla tentazione dell’umiliazione o allo spirito di vendetta, perché hanno già, in passato, devastato i sentieri della pace»
Come si vede, Macron non ha mai detto che per ottenere la pace bisogna evitare di umiliare la Russia; ha detto che, una volta ottenuta la pace, bisognerà evitare di cedere alla tentazione delle vendette e delle umiliazioni, che è discorso ben diverso.

2 BUFALE FANNO UN QUADRO D’INSIEME.
Dunque, un’affermazione che Macron non aveva fatto rispondeva a una dichiarazione che Stoltenberg non aveva pronunciato, che a sua volta rispondeva a un’offerta che Zelensky non aveva mai avanzato (Francesco Cundari). Quello che conta è che ciascuna di queste fanta-risposte confermava la fanta-dichiarazione precedente, rafforzando il quadro d’insieme, proprio come accade in tanta pessima cronaca giudiziaria.

LA GUERRA PER PROCURA
Sia la bufala n° 1 che la bufala n° 2, cucinate solo dai media italiani, hanno lo scopo di poter ribadire la barzelletta della guerra americana per procura, liquidando il popolo ucraino sotto le bombe da due mesi e mezzo come se fosse una pedina irrilevante, privo di una sua propria dignità o diritto di sopravvivenza. Come ha scritto su Twitter Antonio Polito, gli amici di Putin a Cinquestelle  sono contrari all’inceneritore a Roma ma favorevoli ad incenerire Mariupol.
Questa della “guerra per procura” è una tesi che Letta giudica ignominiosa ma forse senza capire sino in fondo che l’ignominia, purtroppo, sta nel fatto che essa è assai ben accreditata presso una fascia tutt’altro che minoritaria non solo dei ranghi politici ma della cosiddetta opinione pubblica.
Quando l’intellettuale comunista Luciano Canfora scrive un libro insieme con il giornalista destrorso Francesco Borgonovo della Verità, pubblicato da una casa editrice post fascista che rilancia testi militari di Mao e negazionismi nazi in piena armonia rossobruna; quando Carlo De Benedetti, ex editore della Repubblica e ora de Il Domani, afferma che la resistenza ucraina di fronte all’aggressione fascista di Putin «alla fine è un danno per il mondo»; quando gli utili idioti di Putin come Travaglio spiegavano che mai e poi mai la Russia avrebbe aggredito l’Ucraina e che si trattava solo di propaganda bellicosa dell’America di Joe Biden, si può dar credito all’ex vice presidente di Gazprombank Igor Volobuev, il quale in una intervista a Repubblica, ha svelato come funziona da anni la grande macchina di propaganda russa sull’Ucraina, avendo contribuito a crearla.
In sintesi: tutte le notizie ufficiali russe sono bugie. La fabbrica di fake news del Cremlino è sempre attiva e adesso può contare sui volenterosi complici che animano il biputinismo perfetto italiano.

Una parte dell’opinione pubblica italiana ODIA PIU’ L’AMERICA rispetto a quanto ama il diritto degli ucraini di difendersi. Il nostro presunto atlantismo, come ha scritto Iuri Maria Prado, nella poca misura in cui esiste e trova riscontro, è una specie di finzione, l’effetto di un’operazione di innesto. 

LA TESI DI FONDO per una parte dell’opinione pubblica è: i veri responsabili della guerra non sono i russi, ma gli americani.
È la tesi che i più raffinati definiscono della «guerra per procura», secondo cui gli ucraini avrebbero sostanzialmente il ruolo delle marionette nelle mani della Nato.
Teoria smentita dal fatto che, come tutti sanno, gli americani erano i primi a non credere alla resistenza ucraina, nella convinzione che i russi li avrebbero sbaragliati in un attimo, e proprio per questo Biden aveva offerto a Zelensky un aiuto per scappare. È stato Zelensky a cambiare le carte sul tavolo della politica internazionale, rispondendo che voleva munizioni, non un passaggio. Sono stati gli ucraini, con una resistenza su cui all’inizio nessuno aveva scommesso un centesimo, a cambiare la situazione sul campo e a far ricredere gli stessi americani.
Eppure la storia secondo cui la guerra sarebbe tutto un piano degli Stati Uniti e una manovra della Nato, in cui l’ingenuo Putin avrebbe avuto la colpa di cadere, sui mezzi di comunicazione italiani sembra essere più forte di ogni smentita. Come dimostrano tutte le bufale che abbiamo sopra raccontato.
Sono settimane in cui si susseguono dichiarazioni di Conte o di Salvini che alludono a quelli che in occidente non vorrebbero la pace.
Salvini è arrivato a dire che «da più dichiarazioni si intuisce che entrambe le parti in guerra vogliano farla finita» (nel momento in cui una delle due parti continua a bombardare l’altra) e il problema sarebbe che «qualcuno dall’altra parte del mondo vuole consumare su campi altrui propri obiettivi geopolitici».
“Che è esattamente quello che sta facendo la Russia in Italia, semmai, grazie a un piccolo numero di agenti, a un discreto numero di col-laboratori più o meno occasionali e a un gigantesco esercito di cialtroni” (Cundari). Ma tutti questi attori corrispondono ad una buona quota di italiani intenta a far le pulci a chi sta sotto alle bombe, e poco disposta a ragionare sul dettaglio che non sarebbe stato necessario mandargli armi se gli altri non avessero cominciato la loro campagna di massacro, di stupri di massa, di deportazioni.
Il problema non è tanto la distanza ormai siderale tra Enrico Letta e Giuseppe Conte ma il fatto che non se ne traggano le conclusioni politiche, cioè dirsi addio. E non ci si può dire addio perché la spaccatura sociale e dell’opinione pubblica italiana che abbiamo tratteggiato, riportata dentro la politica, scompagina sia Pd che M5S: solo gli antiamericani (anticapitalisti o antimperialisti del novecento) presenti nei 5Stelle possono andare oggi d’accordo con gli antiamericani presenti nel Pd (i vari Orlando, Bindi, Provenzano, Landini). Quanti siano gli atlantisti filoamericani lo vedremo quando si tratterà di contarsi per davvero.